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75 Giugno 2021 Perquantoriguarda la leggenda, la stessanar- ra che gli Achei, veterani della guerra di Troia, ap- prodarono dopo lunge e perigliose peripezie nella regionedove il fiumeNeto si gettanelmare Ionio. Le donne, rapite dalla bellezza del luogo ed estenuate dal troppo navigare, decisero di bruciare le navi che li avevano portati fin lì, così che i militari si dovet- tero stabilire nel territorio di Crotone. Fu allora che diedero al fiume Neto il nome che in greco significa ‘velieri incendiati’. Dopo i travagliati esordi, peraltro, si accorsero che il territorio scelto, che aveva come epicentro la città di Petelia, era ideale per la coltiva- zione della vite, soprattutto della varietà Aminea, il rarissimo e pregiato ‘vino degli Dèi’ di cui sventura- tamente si sono perse le tracce, ma che ritorna sotto forma di ispirazione nelle interpretazioni più riusci- te, ad esempio di Gaglioppo, colonna portante del Cirò, ma anche nella mitologica Malvasia Nera, per non parlare del Greco Nero. LA COOPERATIVA VAL DI NETO Fuori dalla leggenda questo territorio, la cui rino- manza arriva a noi intatta, si dimostra la culla ideale per fare attecchire anche il lavorodella cantina socia- leVal diNeto, chefindallametàdegli anni ’60 contri- buisce, grazie all’introduzione di moderne tecniche di coltivazione e vinificazione, a conferire identità peculiare alla viticultura di tutto il cosiddetto Mar- chesato Crotonese. Successivamente alla grave crisi economica della fine degli anni ’90, peraltro, e alla successiva li- quidazione della Cooperativa Val di Neto, sembre- rebbe interrotto il prezioso lavoro, se non fosse per l’ing. Nicola Cappa, che attraverso la Val di Neto srl si impegna a rilevare la vecchia strutturadi Scandale, riunendo attorno a sé i principali produttori di uve locali. L’obiettivo è di mantenere forte l’antica iden- tità territoriale, proseguendo sulla strada dell’inno- vazione tecnologica. Gli attuali 20 ettari di proprietà, distribuiti in una zona davvero vasta, che conta 170 ettari to- ❁ tali, ovverosia quella della Azienda Agricola Cappa, sono caratterizzati dalle grandissime differenze pe- doclimatiche, che vannodalleparticellequasi in riva al mare, quindi con suoli a prevalenza sabbiosa, ai terreni compatti emolto fertili dell’entroterra, scuri, ricchissimi dimaterianutritiva, incui risultadecisiva la gestione del ‘verde’ in pianta e un utilizzo sapien- te della coltivazione più diffusa, che è attualmente il cordone speronato. Ecco, quindi, che la scelta ac- curata di vinificare ogni particella separatamente, e poi procedere alla composizione di “vinaggi”, non “uvaggi”, nei termini cari aGiacomoTachis, si dimo- stra davvero vincente. Passando agli assaggi, ecco i vini chemi han- no particolarmente colpito della bella linea di eti- chette di casa Val di Neto. CALABRIA IGT BIANCO KALYPSO Nasce da vigneti coltivati a cordone speronato, un blend Chardonnay/Malvasia/ Sauvignon di eccellente spessore gustativo. Pompelmo rosa al naso, tocchi di ananas e rosmarino, bocca dalla bella sapidità e iodatura, con finale persistente. MELISSA ROSSO SUPERIORE DOC MUTRÒ Dalla zona di Mutrò, a sud di Cirò, un blend ¾ Gaglioppo e ¼ Greco Nero, un vino affinato parte in acciaio parte in barrique dall’estratto possente ed elegante al palato. Naso di more e mirtilli, tocchi di macchia mediterranea, chiusura su toni di spezie dolci. Bocca tesa e densa, tannini sapidi, finale con ritorno fruttato. VAL DI NETO IGT ROSSO ARKÈ Altro ispirato Blend a base di Aglianico (55%), Gaglioppo e Greco Nero, affinato per 6 mesi in piccole botti di rovere francese, è un vino dal naso di piccoli frutti rossi, lampone e ribes, con accenni di maggiorana, per chiudere con note di noce moscata. La bocca è densa e compatta, i tannini sapido-salati, il finale con ritorno fruttato e delle spezie dolci.

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