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19 Luglio 2021 ➋ CALICE La forma stretta risalta il colore chiaro della birra e la sua altezza consente di sostenere a lungo il cappello di schiuma. Il piedistallo può essere utilizzato per un’impugnatura che non scaldi eccessivamente il bicchiere e conseguentemente la birra stessa. Ideale con Helles e Pils per veicolare al meglio i loro delicati aromi, senza evidenziare even- tuali aspetti non propriamente positivi del- le basse fermentazioni, come le note sulfu- ree. Utilizzabili anche per altre birre a bas- sa fermentazione come Vienna e Munich Dunkel. ➌ WEIZENBECKER La forma stretta e le dimensioni abbon- danti consentono la creazione e il man- tenimento del cappello di schiuma tipico delle birre di frumento con elevato conte- nuto di anidride carbonica. ➍ TULIPANO È la scelta idea- le per molti stili birrari di tradizione belga. Il profilo, che tende a chiudere, concentra gli aromi ver- so l’apertura, mentre l’orlo svasato consente la creazione di un importante cappello di schiuma. ➎ BALLOON È usato anche come bicchiere da brandy. La forma a chiudere concentra e mantiene gli aromi, mentre l’ampia superficie in rappor- to alla profondità consente alla temperatura della birra di uniformarsi più velocemente a quella ambientale. Anche l’eventuale impu- gnatura con il palmo della mano permette alle Extra e Imperial Stout e ai BarleyWine di raggiungere temperature adatte ad apprez- zare al meglio gli aromi tipici di birre carat- terizzate da gradazione alcolica elevata. ➏ COPPA Caratterizzato da un calice di forma simile a una semisfera, è un bicchiere utilizzato per birre belghe di media e alta gradazione alcolica come Dubbel e Quadrupel. Permet- te l’eventuale presenza di un buon cappello di schiuma. La versione del bicchiere tipica della città di Anversa prende il nome bol- leke, termine fiammingo che significa “pic- cola palla”. → forme adatte alle caratteristiche della propria birra: generalmente con lo scopo di esaltarne gli aspetti positivi, talvolta come studiata mossa di marketing. Ad esempio, è evidente che il bicchiere della Pauwel Kwak (una sorta di tromboncino in vetro appoggiato su uno stallo in legno) non ha nessuna pretesa di esaltare l’aspetto organo- lettico del prodotto, ma è stata – e rimane – una vincente intuizione di branding che ha decretato il grande successo commerciale della birra, forse anche oltre i propri meriti intrinseci. Per un publican che voglia servire al meglio il proprio prodotto quali bicchieri sono ne- cessari? Se lo scopo è seguire da vicino la tradizione belga, sarà forse opportuno prevedere un ampio spazio per l’immagazzinamento dei bicchieri perché ogni etichetta dovrebbe essere servita con il corri- spondente boccale. Ad esempio, con 200 referenze in bottiglia/alla spina di birra belga, la quantità di bicchieri necessari al servizio può giungere fa- cilmente a un numero di quattro cifre! Pensando invece all’utilizzo di bicchieri non “brandizzati” e con l’esclusivo scopo di esaltare le caratteristiche organolettiche della birra, il numero di tipologie di bicchieri da mantenere a disposizione cala notevolmente: lo stretto necessario può essere rappresentato da quattro o cinque forme di calici a seconda degli stili solitamente serviti. Alcuni publican, pur avendo un numero non propriamente basso di linee di spillatura attive, sono soliti servire tutte le proprie birre in un unico formato, di solito il “calice a chiudere” oppure la “pinta americana”. Inutile rimarcare che tale scelta, pur comoda in termini di costi, logistica e di gestionemagazzino, non consente di offrire certo il miglior servizio alla propria clientela: una Pils spillata nella pinta oppure una Dubbel in un calice stretto sono un modo perfetto per occultare le migliori caratteristiche di queste birre. La discriminante per compiere delle scelte relative al parco bicchieri deve essere quella appena citata, ossia identificare quali sono gli stili solitamente serviti: se il locale si specializza, ad esem- pio, in birre angloamericane, allora effettivamente la pinta può es- sere davvero una soluzione unica, magari affiancata da un balloon per le varianti stilistiche più alcoliche come Extra e Imperial Stout e Barley Wine. Nel caso in cui invece il publican voglia comunque riservar- si la possibilità di una ampia rotazione di stili birrari alla spina o in bottiglia, senza precludersi nessuno stile, allora il numero minimo di tipologie di bicchieri da ruotare e mantenere a disposizione deve essere rappresentato, a nostro parere, dai seguenti sei. ➊ PINTA AMERICANA Detta anche shaker, il soprannome deriva propriodall’utilizzooriginariodi questobic- chiere robusto e lineare per la preparazione di cocktail, in accoppiata con un bicchiere metallico. L’utilizzo della pinta americana per servire la birra inizia negli anni Ottan- ta con la renaissance birraria statunitense. Adatto per le birre in stile angloamerica- no come Bitter, English Ale, American Ale è eventualmente utilizzabile anche per le Bock. Negli Stati Uniti la dimensione stan- darddel bicchiere è di 47 centilitri (una pinta americana, appunto), in Italia sono apparse recentemente alcune ver- sioni di dimensioni inferiori che possono contenere 25 o 33 centilitri. Comodi, robusti e impilabili, questi bicchieri non sono però sempre in grado di evidenziare al massimo l’impatto aromatico delle birre.

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