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2 Luglio 2021 Mixer Il punto A maggio 2021 la musica italiana ha pianto la scomparsa di due artisti indimenticabili, Mil- va e Franco Battiato , e ha visto fiorire sul palco- scenicointernazionaleilsuccessodeiManeskin,trionfatori all’Eurovision Song Contest 2021 dopo aver vinto Sanre- mo:quasiunastaffettagenerazionale,conunritornopre- potente al rock del giovane gruppo romano, che dà voce ai sentimenti di tanti ragazzi che urlano di essere “ fuori ” da un sistema che fatica a riconoscerli e valorizzarli, e li vorrebbe “Zitti ebuoni ”. La contestazione del vincolo gerarchico di na- turaanagraficaèunclassico. Tuttavia, proprio “l’urlo” di questagenerazioneesprimeunmalesseredistintivo, che ha motivazioni e implicazioni sociali, culturali, econo- miche e anche politiche profonde. Da una parte, infatti, i giovanissimi hannostrumenti di espressionedi portata inaudita, e per molti aspetti molto insidiosa, rispetto al passato, come i social. Dall’altra, da lungo tempouna ge- nerazionenonviveva le restrizioni e le anomalie dettate da un’emergenza come quella pandemica, che ha co- stretto letteralmente ai domiciliari per lunghimesi tanti giovani, impedendo loro frequentazioni eattivitàneces- sarie per sviluppare senso sociale e crescita individuale. Non appare un caso ilmodo disordinato, spesso indisciplinato,avolteviolentoincuilaMovidasièpropo- sta ad ogni spiraglio di apertura in questi mesi. Parallela- mente,famoltorifletterelacarenzadipersonalequalifica- to che si è riproposto alla riapertura dei Pubblici Esercizi. Loabbiamoripetutotantevolte: bar, locali e ri- storanti sonostati certamente tra i piùpenalizzati dalla pandemia, in termini di chiusure, ma anche di continui cambi di regole e imposizioni. Si guardava dunque alla riapertura con la speranza che gli italiani sarebbero tor- nati alle loro abitudini dei consumi fuori casa, che il tu- rismo sarebbe ripartito e che le nuove regole avrebbero consentitoundignitososvolgimentodel proprio lavoro. Quandosi è riaperto, invece, si è scoperto(anche se forse era prevedibile) che uno dei problemi oggi più gravosi per i pubblici esercizi non riguarda la doman- da e i consumi, ma l’offerta, poiché mancano le risorse umaneper accompagnare la ripartenza. Insintesi, nonsi trovailpersonale. Sono150milasecondolaFIPElefigure professionali, trafissi e stagionali, cheoggimancanoalla filiera del turismo. Lunghi mesi di emergenza pandemica e aper- ture a singhiozzo hanno visto fuoriuscire dal mondo dell’accoglienzaprofessionalitàecompetenze (giàstori- camente troppobasse inunsettore chehapuntatosem- prepiùsulfarechesull’imparare),perchèpersopravvive- re,oltrelacassaintegrazioneeavoltenonavendoaccesso nemmenoaquella,moltepersonesonoritornateneiloro paesi e regioni d’origine e/ohannopreferito spostarsi in altri settori aperti in tempo di Covid. Ma non solo: gli strumenti di sostegno al reddi- to, sia quelli d’emergenza sia quelli introdotti negli anni piùrecenti come il redditodi cittadinanza, presentano la perversa conseguenza di scoraggiare molti dall’accetta- re contratti emansioni che li impiegherebbero inmodo sostanziale, arrivando a percepire entrate poco più alte del sostegnopubblico e qualche extra, a fronte di un im- pegno decisamente più oneroso. Taluni, in modo un po’ malevolo, osservano che probabilmente il settore dovrebbe aggiustare sti- pendi e mansioni per divenire più appetibile . Tuttavia, a parte che nei grandi contratti che regolano il compar- to è dato ampio spazio alla dignità economica e per la crescita personale, va anche detto che la voglia di fare non si compra e non si contrattualizza. Non è certo un problema che investe solo la ge- nerazionepiùgiovane,mapreoccupadipiùquandoque- sto fenomeno si riscontra in chi è inquella fase della vita doveconpassioneedeterminazionesidovrebbeabbrac- ciare il futuro. La (apparente) facilitàdi accessoapopola- ritàedenarocheoffronoisocialeladiffusasensazionedi molti giovani di non poter cambiare il proprio destino, con gli annessi concetti di comodità e di sacrificio, sono il viaticodi unavita “ fuori ”, nondi testa, quantodi senso. Paradossalmenteperunsettorechepervocazio- ne e professione “nutre”, sembra insomma mancare “la fame”dicrescitaedisviluppo ,mentreemergeprepotente laricercadellaconvenienzaeun’incapacitàdidareilgiusto valore alleproprie scelte, adesempioquelladi rinunciare all’impegnodiunimpiegofisso.Questacapacità,oltrealle competenzeprofessionalichevannocostruiteerafforzate, è un fattore competitivo strategico per gli individui, ma anche per le società: si chiama spirito critico. Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo recentemente all’Università Statale diMilano, ha (non a caso) concluso il proprio in- tervento con questo invito: “se si forma lo spirito critico e lo si incentiva, si può essere certi di costruire bene il pro- prio futuro”. Lo spirito critico, che è poi curiosità e com- prensione dei fatti e delle idee, errori compresi, a cui far seguire poi la voglia di impegnarsi a costruirsi il proprio progettodi vita, si costruisce prima di tutto sul sacrificio, partendo dallo studio. Per questo la formazione salverà due volte il nostro settore: nella crescita di nuove neces- sarie competenze e nella loro capacità di trasformarsi in un impegno di vita. Proprio Franco Battiato, in un suo brano che si intitolavaTestamento, cantava: “lascioaglieredil’impar- zialità, lavolontàdi crescere e capire” . Perché forse è vero che più di tutto quel che ci si deve augurare di ricevere è la voglia di imparare. ❁ presidente FIPE di LINO ENRICO STOPPANI Dai Maneskin… al Testamento di Battiato

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