MX_339

76 Professione Mixer “Good food for good causes” Cibo per l’anima architetto / Il design dei luoghi pensati per rifocillare chi ha bisogno punta a restituire il senso di dignità degli ospiti. di Consuelo Redaelli, www.toolkitdesign.it V oglio iniziare questomio intervento con queste parole di Han che ci ricorda come la società abbia bisogno di riconnettersi e di ristabilire certe ritualità. La ritualità del cibo è un arche- tipo, la pratica più antica ed emblematica di condivisione. Unamensa per i poveri ha davvero tanto a che fare con i riti e con le connessioni fra le persone. Gli individui che si trovano in uno stato di bisogno vivono questi momenti, come davvero unici e im- portanti. La possibilità di sedersi attorno ad un tavolo, mangiare in un posto che è tutt’altro che unamensa degustando del cibo buonis- simo, potendo chiacchierare e sentirsi a casa, rifocilla anche l’anima. Al Refettorio Felix si ristabilisce una connessione con le per- sone, che nel “baccano” cittadino come quello londinese sembra impossibile ritrovare. Si oggettiva il mondo, strutturando attraver- so il cibo, una connessione universale con esso e le persone che ne fanno parte. IN SINTESI Anche i grandi Chef fanno vo- lontariato e attraverso il loro lavoro si mettono a servizio della parte più fragile della società. Alcuni grandi Chef e il mondo legato alla risto- razione hanno reagito alla crisi economica legata alla pandemia, alle guerre e alle catastrofi ambientali con inte- ressanti progetti: dalle mense per i poveri negli Stati evoluti, alle associazioni che combat- tono lo spreco alimentare e la fame nelle metropoli come nei villaggi dei paesi più poveri. — — Il dettaglio di tre case history: il Refettorio Felix di Massimo Bottura, Giorgio Locatelli per il progetto Felix, il progetto in India di José Andrés «Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l’Esterno, tra il sé e l’Altro – i riti “oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo”, creando una comunità anche senza comunicazione. Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica “potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo”, riaprendola al senso di una vera connessione con l’Altro – e reincantando il mondo». Dal libro LA SCOMPARSA DEI RITI. Una topologia del presente di Byung-Chul Han

RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz