Mixer 340 Ottobre 2021

80 Dossier Spirits & Mixability Mixer ne vegetale per il nero e il Butterfly Pea Tea per il blu”, rimarca Manni. Che ama giocare sui contrasti e con le polveri sottili. “Sepolverizzate sale, zuccheri opreparati essiccati home-madepoteteproporrequalcosadi diver- so dalla classica crusta grossa e sgraziata sul bordo del bicchiere e vestire il bicchiere proprio di quel sentore che voletedare allavostrabevuta” afferma. Un’ideanon convenzionale? La crusta verde creata con il te matcha che risalta in particolare i liquidi rossi. STORY TELLING Dal nome alla presentazione verbale: lo story telling del drink conta quanto lo stesso cocktail Partiamo dal nome, rilevante quanto il suo contenuto. “Un nome sbagliato sarà un handicap già in partenza per la vendita del cocktail”, osserva Luca Manni. “Evitate per i drink dei nomi lunghi o strani. Pensate ad alcuni degli ultimi cocktail emersi a livello internazionale. Come si chiamano? Penicillin, Palo- ma, Pornstar Martini... Hanno un nome semplice e facilmente ricordabile”, prosegue. Manni ha ragione. Ci sono delle eccezioni, ma tenete presente la regola. Funziona. Essenziale, inoltre, saper poi raccontare il cocktail dal vivo e sui social. Partiamo dalla presenta- zione vis a vis: “Non bisogna dilungarsi troppo nella spiegazione del drink per evitare di risultare saccenti e noiosi”, chiarisceManni. Indispensabile è poi anche capire il gusto dell’avventore. “Di fronte a un cliente indeciso e che non conoscete, alcune domande utili sono frasi come: “Ti piace il Daiquiri? Preferisci forse il Negroni?”. Le risposte vi aiuteranno a comprendere se ciò che pensate di proporgli sarà di suo gradimentoop- pureno. Unaltrometodo sempre validoper ricostruire i gusti del cliente ė lavorare sulle assonanze gustative. Unamante del rumsarà interessato a scoprire il Clairin di Haiti, per esempio”, evidenzia Manni. E veniamo al tema social media. Per molti at- tori dell’ospitalità i social media sono diventati una priorità nello sviluppo del business. Ovviamente l’im- magine conta poco se non c’è la qualità, ma rappresen- tano una vetrina fondamentale e preziosa. “Un cocktail instagrammabile non è soltanto uncapriccionarcisistico, perchépermettedi distinguer- si dagli altri competitor definendo il proprio stile inmo- doriconoscibile. Gli attori del settoreospitalitànonpos- sonopiùpermettersi di non sviluppare una strategia di comunicazione social volta a rafforzare la propria pre- senza on-line. Tenete conto che le foto sono diventate un fattore chiave nella scelta del ristorante e lo diven- teranno sempre di più anche nella scelta dei cocktail bar”, conclude Manni. Torneremo sull’argomento. ❁

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