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17 Novembre 2021 pato. Ma va detto che il provvedimento adottato dall’Esecutivo rappresenta solo una dilazione tem- porale all’introduzione della norma. “E’ un segnale di attenzione verso le imprese,manonè sufficiente - affermaPierini -. Il rinvio, enon la cancellazione, crea un climadi incertezze che indebolisce aziende, lavo- ratori epenalizza gli investimenti”. Il problema resta insomma sul tavolo, con tutto il suoportato critico. Lamisurapotrebbe infatti pesareparecchio sui conti delle imprese del settore. “La plastic tax - nota Pierini - raddoppia i costi di approvvigiona- mento della plastica, anche se riciclabile al 100%. Senza contare che introduce complessità burocra- tiche per le industrie, oltre che difficoltà nell’incre- mento dei prezzi in unmomento già complicato”. Ma non solo. La legge infatti potrebbe de- terminare un malaugurato effetto domino anche sull’indotto. “Le imprese che fanno parte di Assobi- be - afferma Stefano Marini, Amministratore Dele- gato, Gruppo Sanpellegrino - si approvvigionano in Italia per il 70%del packaging inplastica, per il 90% del packaging in altrimateriali. La plastic tax rischia quindi di andare a colpire pesantemente non solo il compartodelle acqueminerali, ma la filiera amon- te e a valle delle nostre attività, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro”. E non va neppure sottovalutato che la sua portata potrebbe essere piuttosto limitata. “Per ca- pire quanto questa tassa sia inopportuna - afferma Pierini -, si consideri che il beverage impiega il 70% di imballaggi in plastica, il 15% in vetro e il 7% in al- luminio, ma la plastica impiegata dalle aziende pro- duttrici di bevande analcoliche corrisponde all’1% di quella complessivamente utilizzata in Italia, pari al 3% del totale degli imballaggi”. La legge corre insomma il pericolo di essere una goccia nel mare. E, con buona probabilità, di non portare i risultati attesi. “Paradossalmente - af- ferma Pierini - rappresenta un ostacolo alla circola- rità, perché drena risorse che le aziende potrebbero investire in ricerca e sviluppodi soluzioni conminor impatto ambientale”. Un punto sul quale concorda anche Anto- nio Portaccio, al vertice di Italgrob, la Federazione Italiana distributori Horeca: “Un interventonorma- tivo in favore dell’economia circolare - sostiene il neo-eletto presidente - dovrebbe avere la capacità di promuovere tutte e tre le stampelle su cui si fonda la sostenibilità: quella ambientale, quella sociale e quella economica. Così com’è, invece, la plastic tax si traduce soltanto in una imposta dal carattere più repressivo che costruttivo”. E l’analisi trova conferma anche se si allarga lo sguardo oltre confine. “In alcuni Paesi - nota Pie- rini - da anni sono in vigore accise sugli imballi in plastica.Ma sedavvero funzionassero sotto il profilo ambientale, laUEnonavrebbe pensato a introdurre una plastic leavy basata sulle performance di riciclo del singolo Stato”. Anche alla luce delle esperienze internazio- nali, dunque, le misure fiscali non sembrano rap- presentare la soluzione. Anzi, tutt’altro. “Appaiono in totale contrasto con il principio di base della pro- mozionedi una circular economy”, concludePierini. LE (ALTRE) VIE DELLA SOSTENIBILITÀ La strada da percorrere, secondo l’industria, è un’altra. E punta diritto sull’adozione volontaria e condivisa di strategie green. “Le aziende che pro- ducono bevande analcoliche - spiega Pierini - sono concretamente impegnate nello sviluppo di azioni volte a ridurre l’impatto ambientale e creare valore sul piano sociale ed economico. Si consideri che in Italia l’83% degli imballaggi in plastica post-consu- mo è raccolto e recuperato da consorzi autonomi o dal sistema Conai e il 62% delle bottiglie immesse sul mercato è riciclato”. Ma c’è di più. “Negli ultimi anni - continua Pierini - le aziende hanno ridotto l’impiego di materia prima vergine attraverso pro- grammi di light weighting, ovvero di riduzione del peso dei contenitori: per fare un solo esempio, si pensi che il PETutilizzatoper le bottiglie è calatodel 20%. E ancora, si sono poste l’obiettivo di arrivare a impiegare imballaggi riciclabili al 100%e bottiglie con un contenutominimo del 50%di plastica rici- clata entro il 2025, mentre il 2030 segnerà l’anno in cui le bottiglie in PET saranno realizzate al 100% di materiale riciclato e/o rinnovabile”. Obiettivi ambiziosi, verso i quali le imprese stanno già attivamente lavorando. “Abbiamo intro- dotto sul mercato le nostre prime bottiglie in 100% plastica riciclata (rPET) non solo per diversi formati dei prodotti Coca-Cola, ma anche per quelli di altri marchi del nostro portafoglio come Fanta, Sprite e FuzeTea, per un totale di 150 milioni di confezioni nel 2021 - dichiara SilviaMolinaro, Direttore Out of Home Coca Cola Hbc Italia -. Abbiamo poi lanciato la tecnologia KeelClip™, un innovativo sistema di imballaggio, in carta FSC 100% riciclabile, che per- mette di eliminare completamente l’involucro in plastica dalle confezioni multiple di lattine. Infine, Abbiamo eliminato l’iconico colore arancione dalle bottiglie di FantaOriginal e quello verde dalle botti- glie di Sprite, così che possano essere più facilmente riciclabili in una nuova bottiglia trasparente”. Enella stessa direzione simuove anche San- pellegrino. “Siamo stati antesignani in Italia, nel 2010, nell’introdurre l’uso del PET riciclato, renden- do disponibili prodotti con caratteristiche specifi- che prima che fossero richiesti dalmercato - ricorda Marini -. Levissima è inoltre stato il primo marchio a introdurre il R-PET nel 2010 lanciando in Italia LaLitro, un’innovativa bottiglia contenente il 25% di PET riciclato. E, nel 2021, sempre con Levissima, abbiamo lanciatonel nostroPaese laprimabottiglia, costituita al 100% R-PET”. LE RICHIESTE DELLE IMPRESE Inquestopercorso, però, l’industria reclama un supporto istituzionale. Il raggiungimento degli S i l v i a M o l i n a r o

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