MIXER_342
2 Dicembre 2021/Gennaio 2022 Mixer I n queste settimane di cortei e proteste No Gre- en Pass mi è tornato in mente quello che dice- va unmanager straordinario che personalmente ho sempre ammirato molto (non foss’altro perché mio coscritto). Mi riferisco a Sergio Marchionne, indimenticabile leader che ha rilanciato la Fiat da aziendaquasi decotta a bigplayer delmaturo settore automobilistico con fusioni edoperazioni di grande coraggioevisione, dandostabilitàeprospettiveadun pezzo di storia industriale del nostro Paese. Mr. Marchionne , davanti ai ragazzi della Bocconi – era il 2012, nel pieno del secondo rim- balzo negativo della crisi del 2007 – disse: “ viviamo in un’epoca dei diritti: diritto al posto fisso, al sala- rio garantito, al lavoro sotto casa, a sfilare, urlare, pretendere ”, aggiungendo che “ i diritti sono sacro- santi,ma se continueremoaviveredi diritti, di diritti moriremo ”. Marchionne non poteva immaginare che, nemmeno dieci anni dopo quel discorso, oggi di diritti si rischiadimoriredavvero , perché a forza di proteste senza regole contro la certificazione verde – e la posizione che sottendono avversa alla vacci- nazione – si rischia di condannare la lotta contro il virus all’irresolubilità . Difficile sostenere che il nostromondonon sappiacosasiprovi adavereunaposizionedi disac- cordocon ledisposizioni di legge onon abbia dedi- cato sacrifici personali a regole collettive che poco ci vedevano consenzienti nel merito e nel metodo. Proprio il settore che la FIPE rappresenta è uno di quelli che più ha sofferto dei lockdown e della lun- ghissima emergenza: i numeri lo raccontano con fe- roce evidenza. Come abbiamo scritto tante volte an- che in queste pagine, siamo stati i primi a chiudere e tra gli ultimi a riaprire , costretti alle più fantasiose ordinanze adottate da un giorno all’altro, abbiamo vissuto per più di un anno in una situazione in cui dal colore di una regione o dall’interpretazione di un DPCM sarebbero dipesi anni di investimenti, posti di lavoro e speranze. A nche noi abbiamo protestato e manife- stato il nostro disappunto presso le istituzioni e la stampa. Anzi, siamo persino scesi in piazza per la prima volta nella storia del nostro settore: il diritto che chiedevamo di esercitare era quello sacrosan- to di lavorare, di fare il nostro dovere nei confronti delle nostre famiglie, dei nostri collaboratori e delle comunità di cui facciamo parte. Eppure, abbiamo comunque scelto di manifestare con civiltà e com- postezza , enonper scarsa convinzione obuonema- niere, ma per senso di responsabilità, decisi a non aggravare in alcunmodo la fragile situazione sani- taria con comportamenti a rischio e determinati a non esacerbare la delicata situazione sociale con una protesta lasciata senza proposta. Libertà è infatti una parola che ha poco sen- so, forse soprattutto indemocrazia, se non è accom- pagnata da quella di responsabilità, perché un con- to è essere liberi, un altro è prendersi delle libertà! Il professore libanese-americano, matema- tico ed esperto di teoria del rischio, Nassim Taleb, diventato popolare con il COVID per la sua prece- dente teoriadel “ cignonero” , nel suo libro “ Rischiare grosso . L’importanza di metterci la faccia” sostiene a tal proposito una tesi molto interessante: ciascuno dovrebbe correre soloquei rischi di cui sarebbe lui stessoapagare leconseguenze se lecosenonandas- sero per il verso giusto . Èevidentecheopporsi al vaccino , epoi pro- testare scompostamente per evitare l’applicazio- ne della certificazione verde, sono scelte di rischio le cui conseguenze vengono pagate dal resto della collettività. In primo luogo, per l’impatto sull’au- mento dei contagi, dei ricoveri e dei decessi e, in seconda istanza, perché rappresentano un aumen- tato rischio di nuovi provvedimenti di limitazione alla libertà di movimento di tutti. Infine, al danno si aggiunge la beffa, nel momento in cui le proteste si svolgono il sabato nei centri di tante città italia- ne penalizzando ancora una volta proprio il mon- do del commercio e dei pubblici esercizi, ostacolati nel loro lavoro e nella faticosa arrampicata verso la ripresa. Confcommercio Milano ha lanciato una petizione raccogliendo in pochi giorni migliaia di firme per sottolineare questa situazione di disa- gio del mondo delle imprese. L’intento non è certo quello di stigmatizzare la legittima differenza di opinioni , piuttosto, si tenta così di fare appello al- la ragionevolezza e alla responsabilità di ciascuno perché i diritti individuali non siano confusi con la libertà di nuocere agli altri. Undovere senzadiritto è infatti certamente il prologo degli autoritarismi, ma undiritto senza dovere è la roulette russa della democrazia . A questo proposito, si potrebbe chiudere proprio con le parole con cui Sergio Marchionne proseguiva il suo intervento, parole che rimangono attualissime perché ispirate a valori e riferimenti esistenziali che non si appannano nel tempo: “ dob- biamo tornare adun sano senso del dovere, alla con- sapevolezza che per avere bisogna anche dare. Bi- sogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno, il valoredel contributocheognunopuòdareal processo di costruzione, dell’oggi e soprattuttodel domani ”. ❁ di LINO ENRICO STOPPANI presidente FIPE Tra libertà e prendersi le libertà Il punto
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