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63 Marzo 2022 80-100W, con l’aumentare degli spazi questi ultimi necessiteranno di potenze più elevate e, spesso, di un numeromaggiore di device. Sul mercato risulta peraltro sempre più articolata l’offerta di formule di noleggio : noleggio operativo puro, rent-to-buy o anche noleggio pagato con il saving . Anche qui l’estetica ha fatto passi da gigante, spesso e volentieri i device hanno la forma di accattivanti mobiletti o di bidoncini, talora abbelliti da led con luci avveni- ristiche. Va anche sottolineata la partico- lare vocazione domotica degli impianti aeraulici. Questo vale non solo per quelli sottrattivi e additivi, sempre più spesso muniti di sistemi di control- lo automatico che ne rende possibile il monitoraggio e il controllo attraverso smar- tphone; per gli stessi impian- ti di ventilazione e climatiz- zazione esistono sul mercato sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale, ingradodi sorveglia- re parametri ambientali quali la concentrazionedi CO 2 (sempre in- versamenteproporzionale alla venti- lazione) e persino di rilevare attraverso fotocamere se l’impianto si stia sporcando e se sia ben manutentato. La manutenzione dei sistemi aeraulici non è infatti solo questio- ne di buon senso, ma viene prescritta dalle stesse normative vigenti; essa contempla sia la pulizia e disinfezione dei canali sia la sostituzione dei filtri a intervalli regolari, in funzione del tipo di utenza, del livello di affollamento e dell’utilizzo dei locali. Ma lo Stato viene incontro con incentivi e svinco- li fiscali agli esercenti che intendano migliorare l’aria dei locali ? Non abbastanza, ahimè: “Gli im- pianti aeraulici”, dice a riguardo Filippo Busato di Aicarr, “sono in alcune condizioni recuperabili col Superbonus 110%nell’edilizia residenziale, sareb- be quindi opportuno che una proposta di recupero fiscale e di eventuale intervento correttivo venisse approntata anche per gli esercizi commerciali. Al momento, questi possono fruire solo delle de- trazioni del 65% per efficienza energetica, che vigono per tutti. Sarebbe auspicabile che in ta- le pacchetto rientrasse anche l’installazione di impianti di ventilazione meccanica”. “Bisogna fare un salto tecnologico e culturale”, rincara la dose Andrea Casa di Aiisa, “che non può essere a carico della categoria e che miri a dotare ogni spa- zio pubblico di un impianto di ventilazione/clima- tizzazione in grado di consentire la respirazione di aria rinnovata e sicura all’interno dei locali”. Parrebbe insomma che gli impianti aeraulici ab- biano un’unica, grande colpa. Quella di non essere monopattini o bici elettriche... ❁ Già par di sentire i commenti preoccupati di certi esercenti: “Devo spaccare i muri?”, “Il mio loca- le si trova in un edificio storico”, “Mi costerà una fortuna”, “Chissà quanto consuma”... Va detto a riguardo che spesso è possibile ricavare un buon impianto di ventilazione collegandosi a un im- pianto di climatizzazione canalizzato preesi- stente . È purtuttavia vero che non sempre è possibile nascondere le condotte ae- rauliche dietro un controsoffitto; in compenso il buon design è ormai entrato da tempo anche in que- sto settore dell’industria, e ab- bondano le soluzioni estetica- mente gradevoli, quand’anche più costose: “In commercio”, conferma l’ing. Busato, “so- no oggi disponibili cana- li dell’aria in rame (oppu- re in alluminio verniciato tinta rame o tinta bronzo), la cui vista non è solo appa- gante ma anche rassicurante del fatto che nel locale in cui ci troviamo la qualità dell’aria è particolarmente salubre”. Per inciso, ve ne sono di bellissimi in alcuni lounge bar ed enoteche del centro storico di Milano. Qualora tuttavia non fosse possibile in- stallare un impianto di trattamento aria, esistono anche dispositivi che operano come “surrogati ”. “Questi device si dividono in due gran- di famiglie”, precisa il dott. Casa, “una è quella degli apparati che lavorano ‘in sottrazione’, che aspirano l’aria dall’interno del locale in continuo, la fanno transitare attraverso un filtro fisico o elettrostatico, che la depura, eliminando tutti gli agenti conta- minanti o comunque la maggior parte di essi, tra i quali può risultare anche il coronavirus. La seconda famiglia è quella degli apparati che funzionano ‘in addizione’, ovvero rilasciando nell’aria un princi- pio attivo (ioni di ossigeno, ioni negativi, perossido di idrogeno, idrossidi, ecc.), la cui funzione è quella di eliminare la contaminazione. Personalmente, in qualità di igienista aeraulico”, puntualizza Andrea Casa, “preferisco quelli della prima famiglia, a filtro: essi non addizionano nulla all’aria, ma in compenso tolgono”. I costi sono in questo caso sicuramente infe- riori rispetto ai sistemi di ventilazione, ma si- mili apparecchi riescono a trattare un numero orario di metri cubi abbastanza limitato, quindi servono più device . Se si calcola che mediamen- te ciascun device può costare da 1.500 –2.000 eu- ro a salire, in presenza di metrature importanti il risparmio può essere poco o addirittura nullo. Le superfici possono anche incidere sui consumi: se è vero, infatti, che sia i sistemi di recupero dell’aria sia i device additivi/sottrattivi partonoda potenze di

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