MIXER_345
2 Aprile 2022 Mixer S criveva AlessandroManzoni: “Non sempre ciò che viene dopo è progresso.” Ed effettivamen- te il dubbio si pone anche oggi, avvicinandoci all’uscitadaquesti due anni di pandemia, chehanno lasciato inereditàdoloroseperditeumane, undiffuso disorientamento e consistenti danni nell’economia enella società. “Dopocosapotràsuccedereancora?” èdubbio legittimo, nel desideriodiffusodi scendere dallemontagnerussedell’attualità . Così,mentre cre- scono i disagi piscologici e le fragilità (in particolare tra i più giovani, segnale riconosciuto dall’inedita sceltadel Bonus psicologico) e la tendenzadell’hi-te- ch intercetta la diffusa voglia di evadere nella realtà virtuale (vedi Metaverso), la nuova normalità che ci accingiamo ad abbracciare -dopo i tanti sacrifici, i vaccini e le limitazioni-nonè scontata, né tantome- noprevedibile perché, in sostanza, non si può certo dire che sia andato “tuttobene” (come celebravauno sloganad inizio2020) enonè scrittodanessunapar- te che poi “andrà tuttomeglio”. Proprio il mondo della ristorazione è caso emblematico di questa storia: la lunga crisi ha cala- to sul settore un conto salato in termini di fattura- ti, discontinuità dei flussi turistici, mutamento dei consumi edispersionedellecompetenze . È statauna corsa ad ostacoli, tra allarmi, emergenze ed urgenze a non finire. E, parallelamente, ad ogni problema risolto (o tamponato) altri sene stagliavanopiùnu- merosi all’orizzonte , quasi unamoderna “Idra” della crisi-COVID, che, come nel mito di Ercole, per ogni testa mozzata dall’eroe ne faceva crescere altre due dall’orrendo corpo. Come nei primi mesi dell’anno 2022: mentrecalava(finalmente)lacurvadeicontagi dopo l’impennatadell’inverno, gli operatori hanno cominciatoasoffrireleconseguenze,inattese,delca- ro energia, di una costosa accelerata inflattiva e dei drammatici eventi della guerra inUcraina. Eppure, anche in queste ultime settimane, un’Organizzazione come FIPE -Confcommercio ha tante volte invitato gli imprenditori a trattare il fu- turononcomeunaminaccia,macomeun’opportu- nità , adoperandosi per le soluzioni, senza fermarsi alle sole (pur ben motivate) lagnanze. Questo è in- nanzitutto un dovere da parte di un corpo sociale che non deve solo condensare, filtrare e portare le istanze degli imprenditori verso le istituzioni, maha anche il compito di proporre una visione e un’idea di futuro ai propri rappresentati e, inmodo non se- condario, al Paese. È un dovere, ma non è una posi- zionedi forma, nella convinzione che comevediamo il futuro sia parte sostanziale di come contribuiamo a modellarlo. D’altra parte, è forse utile ricordare che l’Idra prima citata fu infine sconfitta da Ercole grazie alla collaborazione del suo amico Iolao che capì come fosse necessario fare qualcosa in più per arginare il mostro: bisognava cauterizzare con il fuoco i tagli di testaper evitare che la situazione si ribaltasse contro chi le aveva mozzate. La citazione affonda di certo nel mito, ma il senso rimane chiaro al presente: per combattere “l’effetto Idra”, la degenerazione fuori controllo delle grandi crisi, c’è una sola strada: bi- sogna lavorare insieme senza illudersi di risolvere i problemi con un taglio netto. Ci vuole insomma costante presidio, capa- cità di continuo monitoraggio, uno sforzo inesau- sto di collaborazione e adattamento: così il tempo diventaprogresso, il passatodiventa esperienza e il trauma si trasforma in forza. E questo si ottiene con duestrumenti , entrambi necessari e complementari. Da unaparte, è importante riconoscersi inqualcosa più grande di noi : una rappresentanza, una missio- ne, una nazione, che allunga lo sguardo e l’orizzonte di ogni scelta, sacrificio ed azione. Dall’altra parte, il progressosi realizza solamente facendoricorsoalle proprie energie individuali , non delegando la pro- pria capacità di reazione ad altri, ma contribuendo alla ripresa collettiva con la propria partecipazione. “Partecipazione” è stata non a caso anche la parola simbolo del discorso di insediamento del Presiden- te Sergio Mattarella Bis. Perché in fondo, se quello che viene dopo si possa definire progresso o meno, dipende da una sola cosa: dalle scelte di oggi, dalle buone scelte di oggi. Scelte di impegno, scelte di re- sponsabilità, scelte che dobbiamo fare e rinnovare ogni giorno dentro di noi, per poter chiamare il do- mani, davvero, “un progresso”. ❁ di LINO ENRICO STOPPANI presidente FIPE Il progresso tramitologia e realtà Il punto
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