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83 Aprile 2022 Il “mio” barman F accio una premessa. Tre anni fa, in epoca pre-pandemia, decisi di iscrivermi a un cor- so AIBESDomani nella sede di Milano. Fac- cio il giornalistadaoltre vent’annima ricordobe- ne l’espressione di stupore che mi accolse all’in- gresso. Arrivando leggermente in ritardo, gli altri studenti, tutti suppergiù attorno ai vent’anni, mi guardarono come se avessi sbagliato porta d’in- gresso. Sentii il dovere di spiegare subito che non avevonessuna intenzione, allamia età, di iniziare una carrieradietro il bancone,ma semplicemente di imparare qualcosa, impratichirmi con il voca- bolario dei barman, avere qualche informazione aggiuntiva sulla storia dei cocktail più famosi e, perché no, imparare a farmi degnamente unNe- groni, unPiscoSour ounMartini a casa . Ricordo bene anche la sessione d’esame quando, mentre ero alle prese, concentratissimo come un chirur- go alla sua prima operazione, nella preparazione di un cocktail (senza uso del jigger , non so se mi spiego) l’esaminatoredecisedi farmi parlaredelle aree scozzesi del whisky o qualche altra amenità del genere. Una riflessione semiseria sul ruolo del barman, visto con gli occhi di un cliente che, ogni tanto, solleva lo sguardo oltre il bordo del bicchiere. E che desidera essere messo al centro dell’attenzione. Anche se solo per qualche minuto di MaurizioMaestrelli Per la prima voltami resi conto come non fos- se poi così semplice preparare un drink e parlare di tutt’altro allo stesso tempo. Lamia stimaper i barman professionistiaumentòdecisamente .Ora, quandoso- no seduto al bancone di qualche cocktail bar, mi piace osservare le movenze di chi sta lavorando, quel ritmo e quella a volte sorprendente velocità mi affascinano tantoquanto il primo sorsodi unamiscela riuscita. Da cliente, prima ancora che da giornalista che si occupa dell’argomento, mi piace che il barman stabilisca un qualche rapporto con me , mi proponga un twist , mi spieghi perché sta scegliendoquel brandpiuttostoche un altro, insomma che faccia un po’ di conversazione. Nei limiti, ovviamente, dell’affollamento del locale, e possibilmente senza tenereuna lezionemagistrale co- me fossimo all’università. Perché il barman, pur non dovendo per forza di cose diventare un amico, dovrebbe avere sempre le caratteristiche dell’amico , e perché è il barman, inmi- suramaggiorerispettoalwhiskypiùcostoso,algindalle botaniche rare, perfino allamacchina del ghiacciobre- vettata dallaNASA, a fare il locale. Nel bene o nel male. Il barman, o perlomeno, il “mio” barman. ❁
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