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95 Maggio 2022 R o z e l i e u r e s S i n g l e M a l t W h i s k y G a b r i e l e R o n d a n i , d i r e t t o r e m a r k e t i n g e c o m u n i c a z i o n e R i n a l d i 1 9 5 7 L e d u e n u o v e r e f e r e n z e d i N i k k a W h i s k y distilleria fondata a Tel Aviv nel 2012, che ha inizia- to il processo di produzione di whisky invecchia- to almeno tre anni in botti di rovere nel 2015. Non è inedito, ma è in crescita poi il mercato del whisky francese , che per tipo di produ- zione e permodalità di invecchiamento e affinamento rappresenta secondomolti esperti il whisky ideale per avvicinare nuovi palati. Una voce su tutti, quella di Davide Monorchio ( Pellegrini S.p.A. ), che in catalogo ha i Welche’s Whisky Single Malt della Distilleria alsaziana Miclo , fondata nel 1962, rinomata per le sue acqueviti e per i suoi liquori di frutta. “Sono prodotti puliti, didattici. Complessi, ma facili da bere possono piacere anche i ne- ofiti”, afferma. E tra chi crede nel whisky francese c’è pure Rinaldi 1957 che si è aggiudicata la distri- buzione dei rinomati whisky Rozelieures prodot- ti nella regione della Lorena, celebre per la qualità dell’acqua minerale, per il vulcano Essey-la-Côte e per le terre calcareo-argillose ideali alla coltivazio- ne dell’orzo. WHISKY BIO E SOSTENIBILE In linea con diktat del marketing e tenden- ze di consumo, anche il whisky diventa sostenibi- le . E così sono sempre di più le bottiglie con la cer- tificazione di produzione biologica. Due esempi su tutti, uno dagli Stati Uniti e l’altro dalla Scozia. Koval Distillery , la prima distilleria artigianale co- struita a Chicago dai tempi del Proibizionismo, produce distillati di alta qualità partendo esclu- sivamente da materia prima biologica, tutti certi- ficati bio. Nelle Highlands scozzesi, invece, Anna- bel Thomas ha fondato la Nc’NeanWhisky . Prima donna del Paese a capo di una distilleria di whisky , a oggi è anche l’unica a puntare totalmente sulla pro- duzione biologica e sostenibile. “L’utilizzo di orzo biologico è stata una scelta dettata esclusivamente dalla volontà di creare una distilleria green . Dopo di che, ho scoperto con gioia e sorpresa che l’orzo biologico conferisce allo spirit una ricchezza e una consistenza particolari, nonché un sapore più inten- so e rotondo”, ha raccontato Annabel Thomas. Che suggerisce alle aziende interessate a sviluppare un business sostenibile di iniziare da materieprimebio e da imballaggi green , che possono essere cambiati molto più rapidamente e con investimenti modesti rispetto ai costi da sostenere per rinnovare macchi- nari come le caldaie. LA SCOPERTA DEL RUOLO DEL TERROIR Che il terroir sia un fattore determi- nante per il vino è noto . Meno risaputo è che lo sia anche per il whisky . Eppure, il tipo di or- zo utilizzato, la sua zona di produzione e l’an- nata di raccolta influenzano questo spirit . A dimostrarlo è una ricerca scientifica commissio- nata dalla distilleria irlandese Waterford dal titolo The Impact of Terroir on the Flavour of Single Malt Whisk(e)yNewMake Spirit pubblicata il 18 febbra- io 2021 sulla rivista Foods . Sono state analizzate due varietà di orzo, Olympus (LGB 11-8339) e Lau- reate (SY 412-328), coltivate in due diverse azien- de agricole irlandesi in due anni diversi, il 2017 e il 2018. I 32 diversi campioni di micro-malto emicro-distillazione ottenuti sono stati quindi studiati in laboratorio e testati da un gruppo di esperti di analisi sensoriale. Risultato? Uti- lizzando protocolli standardizzati di maltag- gio, fermentazione e distillazione sono stati rilevati sapori distinti a seconda del luogo e dell’anno. Una prova inconfutabile dell’inciden- za del terroir nel whisky. “Lo studio sottolinea che non solo il terroir influenza i composti aromatici nell’orzo, ma che il suo effetto permane anche lun- go il processo di produzione influenzando il sapore del whisky single malt . Crediamo quindi nell’im- portanza della coltivazione di nuove varietà di or- zo scelte in base al sapore piuttosto che alla resa, abbinando idealmente sapori e profumo al suolo e ai microclimi”, ha commentato Mark Reynier , amministratore delegato di Waterford Distillery . Che ha già annunciato una nuova ricerca, in fase di svolgimento, dedicata al ruolo del terroir all’in- terno dei prodotti commerciali della distilleria. Che dire?Nei prossimi anni potrebbe cambiare lo scenariomondiale, già di per sé complesso, della produzione e consumo di whisky. Per- ché che il terroir influenzi il distillato non è più una teoria, ma una certezza. ESPLOSIONE DI GUSTO E ARTIGIANALITÀ C’è una crescente attenzione per di- stillati artigianali , piccole produzioni e craft distillery . Così, per esempio, Rinaldi 1957 ha in- trodotto in portfolio i whisky di Arran , distilleria sull’omonima isoladella Scozia. Un’isolaparticolare, conprofonde valli,montagne ebrughierenelNorde collinedolci al Sud. Grazie aposizione e abbondanza d’orzo e d’acqua, Arran ha avuto una lunga tradi- zione di distillerie e distillatori . Poi ci fu la crisi e la conseguente chiusura di tutte le attività. “Arran è stata la prima distilleria a riaprire sull’isola dopo 160 anni e a presentare nel 1995 il suoprimowhisky”, ricorda GabrieleRondani . GIAPPONE L’interesse per il whisky giap- ponese resta altissimo. Se Velier è sta- ta pioniera importando le bottiglie di Nikka Whisky (la distilleria fon- data da Masataka Taketsuru, consi- derato il padre del whisky made in Japan ), oggi sono molte le aziende italiane che distribuiscono etichette giapponesi e al RomaWhisky Festival sono state lanciate diverse nuove referen- ze. Sorpresa: anche torbate. ❁

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