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2 Giugno 2022 Mixer di LINO ENRICO STOPPANI presidente FIPE “Cercasi Personale” Il punto I nquestoperiodo “ Cercasi Personale ” èdiventato il cartello più esposto tra le vetrine di bar e risto- ranti , sostituendo gli avvisi relativi alle prescri- zioni sanitarie per l’accesso ai locali che per lunghi mesi hanno tappezzato ingressi e interni dei Pubblici Esercizi italiani. Aprima vista, sembrerebbe unbuon segna- le . Da una parte, perché questi avvisi subentrano a quelli sanitari che hanno testimoniato la gravità di momenti difficilissimi, affrontati in prima linea dal nostro settore, momenti che oggi non sono certodi- menticati,masembranoaverattraversatofinalmen- te la fasepiùintensaedrammatica . Dall’altraparte, la ricercadipersonalesignifica incontrovertibilmente che il lavoro sta riprendendo con volumi e dinami- che che giustificano nuove prospettive. “Cercasi Personale” è, insomma, quasi una dichiarazione d’uscita dall’emergenza , anche se di ‘ normalità’ appareoggi alquantodifficileparlare , vi- ste le fortissimepreoccupazioni politiche, umanitarie edeconomiche legateallaguerra, con l’esplosionedei costi per il caro energia e la forte fiammata inflattiva, e l’incertezza endemica chequestapandemia ancora alimenta. Se la ricerca di personale è dunque segnale di miglioramento dei consumi fuori casa, “Cercasi Personale” èanche l’appellodisperatodei ristoratori italiani che il personale che cercano, inrealtànon lo stanno trovando affatto. Sono, infatti, arrivati al pettine i grandi pro- blemi del mercato del lavoro in Italia , solo in parte connessi alle (basse) retribuzioni e ai (pesanti) ora- ri di lavoro nel settore (che superficiali valutazioni considererebbero le principali cause del fenomeno), certamente esacerbati dagli effetti distorsivi delle generose politiche di sussidio che, senza adeguate politiche attive, attivano spirali di accidia, pigrizia e disimpegno. Le stesse politicheattivedel lavoro , che sono state istituite per riqualificare e rinnovare le compe- tenze, andrebbero accompagnate a incentivi , come la temporanea decontribuzione dei salari a favore dei settori come il nostro che assorbono manodo- pera e che hanno bisogno di trattenere competenze e professionalità, attirate da altri settori considerati evidentemente più performanti. A questo proposito, è necessario osservare che esiste anche una delicatissima e dilagante que- stione culturale , che confonde la semplicità con il semplicismo, incentiva le scorciatoie, promuove la competizione superficiale ebaratta il proverbialeuo- vo con la gallina, nelle esistenze anche dei più giova- ni, per cui è sempre più difficile accendere orgoglio e passione, e sempre più probabile creare disagio, mortificandopersonalitàespegnendomotivazioni. In Italia si sconta certamente anche un pro- blema demografico , che non favorisce il vivaio dei mestieri, con le note difficoltà a gestire i naturali tur- nover generazionali che, inattesadi verepoliticheper le famiglie, potrebbe essere tamponato anche con una lungimirantepolitica sui flussimigratori , atten- ta, cioè, a garantiremanodopera aggiuntivaperman- sioni a fortemanualità, come il barista o l’interno di cucina, tralasciando le strumentalizzazioni politiche e definendopercorsi di formazione e di integrazione sociale, che rafforzerebbero la domanda di lavoro. I giovani, italiani e stranieri, amano il mon- do della ristorazione, non solo come avventori, ma anche come scelta di vita quando decidono di intra- prendere l’avventuradimettersi inproprio (il nostro è tra i primi settori per tassi di imprenditoria giova- nile). Ma lavorare nel settore significa anche cono- scerlo dalle fondamenta, a partire dal duro lavoro che implica. Proprio dentro la pandemia si è cominciato a parlare di great resignation , con tantissimi giovani chehanno ritenutodi daredimissioni volontariedal lavoro per cercare delle condizioni che fossero più vicine al loro ideale e ai loro bisogni. Legittimo, e se vogliamo anche sintomatico, di una generazione che pretende coerenza tra vita e valori . Tuttavia, il rischio è che per la fretta di vivere secondo i propri standardsi giudichi frettolosamente la realtà. E ci si perda alcuni passaggi che non sono solomolto importanti, ma sono anche edificanti le personalità : ad esempio, si rischia di non cogliere il valore del lavoro umile e l’insegnamento che solo la fatica produce. Il lavoro impegnatoèessenzialeper ladigni- tàdellapersona, perchécostruiscee forgiacaratteri, permette il raggiungimentodelleambizioni, dà spa- zioallequalità, rafforza l’identitàumana, gratifica la coscienza e la consapevolezza di ognuno , grazie an- che al rispettoe alla stima che i risultati del (buon) la- voroportano. Nel lavoroci si realizza, ancheperché ci si rende conto del proprio valore come persone . Nella controcopertina della Carta dei valori della Ristorazione , ideata da Davide Rampello per Fipe, si può leggere la raccomandazione lanciata nel 1692 da Antonio Latini: “ Dovremmo essere tutti di genio pronto, vivaci, cortesi nel tratto, candidi nelle maniere, amici delle virtù, nemici dei vizi, cercando di dare la salute ai nostri ospiti, dando buoni cibi se- condo le stagioni…. per la gloriadellanostra condotta e il decoro del nostro paese ”. Un concentratodi valori di grandemoderni- tà, da preservare e recuperare, non solo per i nuovi scalchi, ma per tutti i mestieri. Nei cartelli, infatti, si scrive “ Cercasi Personale ”, ma sappiamo bene che servono personalità di valore; serve tutta l’umanità, laprofonditàe lacapacitàdi sentirsipartediqualco- sa di più grande; servono cioè le Persone . ❁
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