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76 Pubblico esercizio/ Disabilità Mixer Disabilità e barriere architettoniche: in queste parole c’è tutta l’essenza di un problema, sociale ed economico che, tra leggi incomplete e a volte contraddittorie, il proprietario di un bar deve e può necessariamente affrontare, a beneficio del suo lavoro di Andrea Matteucci Inclusione: il futuro dei bar E sterno giorno, zona semicentrale diMilano. Ha da poco riaperto, dopouna lunga chiusuraper importanti lavori di ristrutturazione , un bar. È tutto nuovo rispetto a prima: la suddivisione degli ambienti interni è cambiata, così come immacolati sonobancone, tavolini e sedie. I servizi igienici sono a norma , le porte ampie, gli spazi permettono un agevole passaggio a chiunque. Si avvicina alla porta d’ingressounragazzo incarrozzina, il localehaquasi tutte lecaratteristicheperpoter essere frequentato anche da chi ha problemi di deambulazione , che lo costringonoaunausiliomotorio: tuttobene?Affatto, perché un gradino, di pochi centimetri, impedisce un facile accesso , e non è prevista una rampa che renderebbe autonomo l’ingresso. Il protagonista ri- nuncia a chiedere un aiuto agli avventori presenti per superare l’ostacolo, e se ne va. TRA LEGGE E BUONSENSO Disabilità e inclusione: sono, queste, due pa- role di enorme importanza e tra loro strettamente collegate, e confluiscononei numeri del decretomi- nisteriale 236/89 e della legge 104/92 , che tendono ad eliminare, ove possibile, le barriere architetto- niche che impediscono l’accesso ai locali pubblici ai portatori di handicap. Se queste normative han- no fatto molto, in termini di parità tra ognuno di noi, devono ancora essere compiuti passi in avanti per permettere a chiunque le stesse possibilità di accedere ovunque , come conferma Federica Fiore , di ASCOM : “Il limite legislativo più importante è dato dalle dimensioni, e determina l’obbligo di ac- cessibilità per i pubblici esercizi dai 250metri qua- drati in su , che devono essere interamente a norma di disabile, e l’obbligo di visitabilità per metrature inferiori , quelle più diffuse nei bar, che prevedono che solo alcune parti del locale siano accessibili”. E sono i labili limiti legislativi della visitabilità quelli che permettono ancora il già citato gradino: nulla obbliga l’esercente, che nel 60%o più dei casi non raggiunge la soglia del 250 metri quadrati per il suo caffè, a dotarsi di pedana o rampa. Sta alla sensibilitàdel singolo e al suo senso civicoaiu- tare chi non può superare da solo l’ostacolo. Fatta la legge trovato l’inganno?Nonproprio, anche se: “Avolte lamancanzadi controlli edi sanzioni – afferma ClaudioFerraro di EPAT – giustifica l’aggiramentodi norme favorendoal- cune formedi abusivismo . Inpiù il passaggiodi proprietà del singolo locale spesso spiega ristrut- turazioni incomplete, che vanificano interventimi- rati all’abbattimento delle barriere architettoniche. Oltre a costanti campagne di sensibilizzazione che la nostra associazione porta avanti da anni sareb-

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