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34 Tendenze Mixer Tutti pazzi per lamixology Come ingredienti per la preparazione di grandi classici o di twist on classic, gli spirits sono ormai al centro delle strategie di tutte le aziende Nicole Cavazzuti M ai comeoggi leaziendevedononellamixolo- gy un’opportunità per allargare il business . Ed è una rivoluzione importante perché per anni l’idea di utilizzare il proprio spirit in misce- lazione non rientrava nelle strategie di business. Adesso, tutto è cambiato e chi fino a poco tempo fa si rivolgeva esclusivamente a ristoranti ed eno- teche, ora cerca di espandere il proprio mercato anche nel mondo dei bar e pub . Sono molte, infat- ti, le aziende che hanno cominciato a sviluppare una strategia finalizzata alla conquista dei locali e a spronare la bevuta del proprio prodotto a tutto tondo, suggerendone il consumo anche in misce- lazione come ingrediente per la preparazione di grandi classici o di twist on classic. ARTIGIANALITÀ, TERRITORIALITÀ E SOSTENIBILITÀ Non c’è dubbio: artigianalità e territoriali- tà sono due delle parole chiave per avere successo oggi . Così, se da un lato al bar le liste si popolano di drink con prodotti locali, dall’altro le aziende pun- tano su spirits del territorio per crearsi un’identità definita e differenziarsi dalla concorrenza . È quel- lo che si è visto nella seconda edizione del Roma Bar Show appena conclusasi (e, più in generale, in tutte le fiere di settore), con un’esplosione di pro- dotti nel segno di artigianalità e territorialità. Che significa, di riflesso, anche produzioni più attente al rispetto per l’ambiente. In altre parole, sostenibili e biologiche. COCKTAIL NO ALCOL E MOCK-SPIRITS Diciamolo: drinkanalcolico suona d’antan . Ma, in realtà, è di moda . Solo che i cocktail senza alcol, oggi, si chiamanomocktail . Un termine nato dalla rivisitazione di un’espressione gergale cine- matografica: il mockumentary , un genere di fiction che usa il linguaggio narrativo dei documentari. La parola è la crasi di documentary e mock , ovve- ro finto. Medesimo meccanismo vale per la parola mocktail , che indica reinterpretazioni di cocktail classici o miscelazioni originali ma rigorosamente zeroalcol . Bene, detto questo, il punto è che i clienti li chiedono sempre più spesso . E per i bartender le alternative sono due: usaredeterminati ingredienti capaci di fornire unprofilo aromatico e sensazioni al palato tali da sopperire all’assenza di alcol op- pure puntare sulla frutta . Per chi persegue la pri- ma strada (che non esclude la seconda) il mercato propone moltissime novità. Pioniere fu Seedleep, ma oggi lo scenario è molto più ricco: si trovano non solo diversi distillati analcolici, ma pure vari mock-vermouth, mock-bitter et similia . READY TO DRINK Il 2022, anche per via dei due anni di restri- zioni alle spalle, ha segnato il definitivo boomdelle bevande ready to drink . Si trova ormai veramente di tutto: cocktail pronti alcolici e analcolici, spar- kling , in formato monodose, in lattina, in busta sottovuoto, in contenitori inusuali o in bottiglie da condividere. E attenzione: non rappresentano una minaccia per i barman. Al contrario: “ Sono un’opportunità per diffondere la cultura del bere miscelatoanche a casa, per incrementare il deside- rio di bere al bar un drink preparato al momento e per ampliare il business quando il locale non sia attrezzato per offrire una proposta di miscelazio- ne . In definitiva, i ready to drink permettono di al- largare il fatturato di diverse realtà. Penso a baite, stabilimenti balneari, hotel, motel, chioschi e bar non attrezzati per offrire ai clienti una proposta cocktail adeguata”, osserva il bar manager Luca Manni che ha studiato le ricette per la gamma Lo- zioni del Barbiere, una linea di ready to drink di su- per classici in voga negli anni Venti, venduti nelle bottigliette di lozioni per capelli usate all’epoca del Proibizionismo per contrabbandare gli alcolici. ❁

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