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19 Settembre 2022 sono sempre stati e vanno separati dallo strumento dando effettivi benefici a chi lo offre e ne fruisce”. PANDEMIA E INFLAZIONE Facciamo subitounesempio: suunbuonodel valore di 8 euro il gestoredi unesercizio convenzionatone incassa- va circa 6 Iva esclusa. A ciò, va aggiunto che il rimborso del ticket nonavviene almomentodell’erogazionedel servizio, bensì in tempi più larghi, mediamente in 60 giorni, senza dimenticare eventi estremamente dannosi come lo è stato il fallimento di Qui!Group S.p.a. a settembre del 2018, che ha lasciato debiti rimasti insoluti per quasi 400 milioni di euro. In tal senso, virtuoso è il caso francese, dove le tempi- stiche dei rimborsi sono stabilite direttamente dal Codice del Lavoro entro e non oltre 21 giorni dal ritiro del titolo di legittimazione e lo stessoè effettuatodirettamentedaunor- ganismopreposto, la CentraledeRèglement desTitres , che assicura in anticipo le risorse necessarie per rimborsare gli esercenti, grazie alla previsione legislativa di appositi fondi vincolati per garantirne la solvibilità. In Italia, al contrario, le anomaliedel sistemadellegare– riscontrateanchenei paga- menti – si sono inserite inuncontesto storicoedeconomico complicato, dove le ripercussioni sui fatturati esull’occupa- zione della pandemia da Covid-19 unita all’attuale spinta inflazionistica sui costi delle materie prime e dell’energia hanno generato una situazione di crisi eccezionale e di dif- ficile gestione per gli operatori del mercato. Risultato: com- missioni fino al 20 o 21% assolutamente insostenibili per bar, ristoranti ed esercizi commerciali. MEF E ASSOCIAZIONI: COSA È CAMBIATO La chiave di volta chehaportato aquestoprimo im- portante cambiamento nel contesto dei buoni pasto è stato il forcing firmato Fipe, Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione e Fida effettua- to in primis sul ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef ) guidato da Daniele Franco : le sigle associative in piena primavera scrivevano: “Il ministro Franco inter- venga immediatamente sulle gare Consip e promuova una strutturale riforma del sistema. Non possiamo più sopportare una tassazione occulta ai danni di centinaia di migliaia di imprese della ristorazione e della distribu- zione commerciale”. Fino a giungere allo sciopero del 15 giugno, quando i pubblici esercizi e la distribuzione commerciale non hanno accettato, per 24 ore, alcun pa- gamento tramite buono pasto. A prendersi carico dell’abbattimento delle com- missioni sui buoni pasto è stata il viceministro all’Econo- mia, LauraCaselli . “Il suo intervento è stato tempestivo – ha aggiunto AldoCursano –ma si tratta solo di un primo importante passaggio che, nell’ambito della prossima Legge di Bilancio, troverà la sua naturale prosecuzione per una riforma strutturale del sistema”. Le associazio- ni, infatti, vogliono intervenire anche sulle gare private, che valgono ben due terzi del mercato. Snocciolando i dati in possesso del Centro Studi della federazione, nel 2019 sono stati emessi poco più di 500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro: a beneficiarne circa 3 milioni di lavoratori , di cui 2 del settore privato e 1 del pubblico. BUONO PASTO? FIDELIZZA IL CLIENTE Stando alle stime del Centro Studi Fipe , sui buoni pasto ilmarket shareè, sostanzialmente, per il 70%delladi- stribuzione commerciale e per il 30%dei pubblici esercizi. A livello geografico, il 45,5%dei buoni pastoviene utilizza- to a Nord-Ovest , l’11,84%a Nord-Est , il 25,6%al Centro e il 16,9% al Sud e nelle isole . “Di fatto non c’è mai margine, ma perdita. Con il pagamento di un’illogica commissione al 20% il buono pasto erode abbondantemente i margini dell’azienda – ha spiegato Luciano Sbraga , vice direttore Fipe e direttore del Centro Studi della federazione – Giu- stamente ci si potrebbe porre la lecita domanda: perché li accettano? Intanto va detto che sempre più attività hanno disdettato le convenzioni proprio per insostenibilità del business. Su chi li prende, invece, faccio due riflessioni: la prima, forse banale, è che qualcuno fa male i conti perché se li facesse scoprirebbe che i buoni pasto sono in perdita; la seconda è che ci sonoattività chenonsi possonopermet- tere di rifiutare un servizio ai propri clienti. Se ho un bar nei pressi di unagrossa stazioneappaltante comepotrebbe essere una banca, come faccio a servire un caffè lamattina e poi all’ora di pranzo negare la possibilità di spendere il buono pasto? Ragion per cui il tipo di attività, la location , ANCD C onad , ANNCC C oop , FIEP e T C onfeserencenti , F ederdistribuzione , FIDA e FIPE C onfcommercio durante la conferenza stampa per sostenere la riforma del mercato dei buoni pasto .

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