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2 Settembre 2022 Mixer presidente FIPE Il prezzo dell’inflazione, il valore della qualità Il punto di LINO ENRICO STOPPANI I l metro degli italiani sui prezzi dei consumi fuori-casa, ben prima degli indici statistici e delle considerazioni macroeconomiche, è da sempre simbolicamente uno: la tazzina di caffè , in queste settimane sottoposta a un inevitabile e diffuso aumento, giustificato non solo dagli incrementi dellemiscele (le quotazioni borsisti- che del prodotto crudo arabica e robusta hanno raggiunto livelli record, vicini al raddoppio), ma anche dai maggiorati costi per servizi o affitti. Nonhanno tardato le reazioni delle associazioni dei consumatori, oltre che dell’Antitrust, sempre attenta a prevenire lemanipolazioni del Merca- to, ma l’adeguamento è oggi questione di salva- guardia , davanti alle variazioni intervenute sulla struttura dei costi di gestione, di unamarginalit che nel settore è notoriamente bassa. Agli esercenti di bar e ristoranti non piace certo rivedere il proprio listino prezzi , rischiando di perdere quote di mercato e di di- saffezionare proprio i clienti abituali, soprat- tutto in unmomento dove l’inflazione sta ridu- cendo il reale potere d’acquisto delle famiglie. In tanti hannocomunque tentatoconmeritodi lavorare sullamarginalit , assorbendo in parte i costi e riducendo di conseguenza la quota di profitto. Tuttavia, le variazioni di prezzo di ma- terie prime rilevanti per la ristorazione (come caffè, pasta, farina o olio), associate a mancan- za/carenza di alcuni prodotti e all’esplosione dei costi energetici , rischiano di lasciare scarsa scelta ad imprenditori seri che non improvvi- sano il proprio lavoro, ma tentano di salvaguar- dare qualità dei propri prodotti e del servizio e longevità della propria attività, a partire dai posti di lavoro. Proprio sul tema dell’occupazione , è evi- dente che in questo contesto non è pensabile aggiungere altri costi alle imprese iniziandouna rincorsa salariale sui rinnovi contrattuali in sca- denza. Diverso sarebbe se questopassaggio fos- se accompagnato da interventi di riduzione del cuneo fiscale per alleggerire il costo del lavoro, da un rafforzamento degli strumenti di decon- tribuzione del welfare settoriale e da una mo- dernizzazione di alcuni istituti normativi per liberare risorse e migliorare la produttivit . Lo sforzo comunedovrebbe esserequel- lo di provare a produrre nuova ricchezza , da distribuire poi sui tre fattori determinanti della produzione : capitale, lavoroe investimenti , così da creare il più possibile equilibrio nel mercato. Anche perché la nostra certamente è un’inflazio- ne alimentata non tanto dallo squilibrio tra do- manda e offerta, quanto piuttosto dall’aumento dellematerie prime e dei costi energetici dovuto alle tensioni internazionali. Tuttavia, se la storia insegna, la lezione a cui sarebbe utile attingere oggi sembra quel- la del boom economico, che aveva alimentato un’inflazione da domanda, contrastata con po- litiche monetarie che avevano portato i tassi di interesse ben oltre la doppia cifra, innescando un circolo vizioso che alimentava altra inflazio- ne. Tra tutte le conseguenze nonvolute di scelte volute : gli inevitabili costi crescenti per interessi sull’ingente debito pubblico, che assorbono ri- sorse per gli investimenti e le riforme. Le fasi macroeconomiche sono inevita- bili, la loro gestione per il miglioramento com- plessivo dell’economia, del benessere collettivo e della qualità della vita individuale è sempre una scelta. Così, la schermaglia accesa dalle di- chiarazioni di Flavio Briatore tra valore popo- lare e remunerazione della qualit di uno dei prodotti più amati (e copiati) della nostra cuci- na, la pizza, hamolte ragioni indipendenti dalla promozione di un particolare brand. È evidente che, se nutrirsi rimarrà sem- pre un bisogno primario, e la socialità tipica- mente collegata ai pubblici esercizi una necessi- tà, una fascia della Ristorazione diventer sem- pre di più un lusso o uno status-symbol , da per- mettersi con lo stesso approccio degli acquisti elitari e soprattutto delle esperienze esclusive. È inattouna fortepolarizzazionedel no- stro settore, dove agli estremi troviamo, da una parte, la ristorazione stellata, con una clientela pressoché indifferente rispetto ai prezzi pratica- ti e altamente sensibile alla qualità e al servizio. Dall’altra parte, si colloca la ristorazione com- merciale , che lavora sulle economie di scala rese possibili dai volumi, permettendosi prezzi bassi e una qualità affidata all’innovazione e a processi industriali. In mezzo c’è gran parte della risto- razione italiana , un mercato variegato, anche di qualità, che intercetter i bisogni intermedi, in fortissima evoluzione per i cambiamenti de- mografici, climatici e tecnologici, accelerati dagli ultimi anni e dalle inattese crisi, e condizionata da nuovi stili e modelli di consumo e di vita e le trasformazioni delle città. Soprattuttoper questo tessuto imprendi- toriale, allora, è fondamentale collegare prezzo a valore se non vogliamo pagare un costo mol- to più alto al futuro della nostra economia. ❁
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