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82 il Barman Mixer COLOPHON Direttore Editoriale: Angelo Donnaloia Direttore Responsabile: Maurizio Maestrelli Comitato di Redazione: Giuseppe Giordano Ha iniziato prestissimo e non si è mai fermato. La storia del padovano Enrico Chillon è quella di chi ha mosso i primi passi nel bar di famiglia per poi costruirsi una carriera all’insegna delle nuove sfide… SOTTO LO SHAKER I primi ricordi di Enrico Chillon , trentasei anni il prossimo ottobre, sono legati al bar di famiglia a Padova, dove ha mosso i primi passi osservando il padre al lavoro. Che il suo destino fosse quello di diventare un barman professionista era comunque scritto nel Dna di famiglia considerato che uno zio lavorava negli hotel di lusso dietro il bancone. E così l’iscrizione all’istituto alberghiero non deve essere stata una sorpresa per nessuno. “L’obiettivo era quel- lo di conseguire un diploma”, confessa oggi, “ma non appena uno dei miei docenti mi propose di lavorare la stagione in un gande albergo presi la palla al balzo. Volevo fare delle esperienze…”. E di esperienze Chil- lon ne ha fatte davvero tante: dall’Hotel Du Lac et Du Parc di Riva del Garda per arrivare al leggendario Ba- drutt’s Palace Hotel di St. Moritz, lussuosa meta per miliardari e celebrità, passando attraverso uno stage ‘molto formativo’ per usare le sue stesse parole, ad Abano Terme. Gli anni giovanili passano così tra una stagione e l’altra, sei a St. Moritz l’estate allo Sporting Hotel di Porto Rotondo, tenendo sempre a mente l’in- segnamento dello zio che gli raccomanda di tenere d’occhio i maestri più che il luogo di lavoro. Perché è dai capi barman che si impara . Ed è una lezione che lui non dimentica. Ma, nel frat- tempo, si diploma, consegue il titolo di sommelier Ais, lavora al nobile Caffè Pedrocchi dove ha l’occa- sione di conoscere Samuele Ambrosi che per Chillon diventa un punto di riferimento. “Da Samuele ho im- parato molto”, ci spiega. “Soprattutto ho capito quan- to sia importante lavorare bene ma lavorare anche veloce, ovvero la capacità di saper coniugare l’estro creativo che è l’elemento più affascinante dell’essere barman allo spirito imprenditoriale perché un bar per stare in piedi deve poter produrre reddito”. Chillon se- gue Ambrosi in diverse avventure, dal Domus di Oder- zo al periodo passato al Cloakroom di Treviso fino al Blindspot di Mestre. Poi arriva il momento di uscire dall’ombra e provare altre strade. “Quello che mi pia- ce di questo lavoro da un lato è il poter emozionare , provocare un sorriso, nel cliente che mi sta davanti ma, dall’altro, entrare in locali che devono ancora de- collare o che si stanno reinventando o modificando. Mi piacciono le nuove sfide , poter partecipare a un progetto in fieri, che mi appassioni…”. E le sfide non mancano. L’ultima in ordine di tempo è quella del Frida Tapas Bar , nella centralissima Piazza dei Signori a Padova. È il progetto di Dorian Ymeraj, altro membro della grande famiglia AIBES, già noto in città per il suo Barcode. “Dorian è un altro mio ma- estro, che ha la capacità di saper far lavorare bene il suo team mantenendo sempre splendidi rapporti umani”. Anche a Chillon infine porgiamo la domanda di rito ossia il suo cocktail preferito, da bere, e quello da preparare. “Da bere decisamente il Daiquiri , perché è semplice ma allo stesso tempo ha un gusto ben delineato. Da fare direi oggi il Matcha Mule che pre- pariamo al Frida: un twist sul Moscow Mule al qua- le aggiungiamo sciroppo di passion fruit, liquore al bergamotto, una spuma fresca di mela verde e una spolverata di matcha”. £ Frida Tapas Bar Piazza dei Signori, 30 Padova Enrico Chillon

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