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2 IL PUNTO A rchiviata un’estate di belle soddisfazioni per il Tu- rismo italiano , con risultati decisamente superiori alle più rosee previsioni, sul mondo sembra ritor- nata l’opprimente e minacciosa ombra ereditata dalla pandemia. Dalla guerra con minaccia nucleare ai costi dell’energia letteralmente fuori controllo, fino al perico- loso ritorno (stabile e pesante) dell’inflazione : i problemi sono oggi di tale complessità che richiederebbero una politica più attrezzata che mai per gestirli, in termini di competenze, capacità di governo e visione di lungo perio- do. Il Governo uscito dalle elezioni andrà attivato e talvol- ta pressato sulle tante cose da fare – e la rappresentanza sindacale ha proprio anche questa funzione –, ma andrà anche aiutato per superare le gigantesche difficoltà che si hanno davanti, recuperando, ciascuna per la sua parte, i migliori valori civili e tutta la responsabilità etico-sociale che il proprio impegno comporta. Tutti concordano sul fatto che il PIL lo costruiscono le im- prese , sempre capaci di andare oltre ogni difficoltà e, al ri- guardo, basta guardare al nostro settore e alla capacità di reazione dei Pubblici Esercizi italiani , piegati dai dram- mi e dai danni del Covid e, nonostante tutto, ripartiti con grande slancio, nuovi entusiasmi, rinnovate motivazioni e rafforzata (dal bisogno) voglia di fare . Dietro questa eccezionale reazione ci sono certamente in- teressi e necessità economiche, ma anche la capacità di recupero dei valori del lavoro degli imprenditori , che han- no gettato il cuore e la testa oltre l’ostacolo, rigenerando energie, motivazioni, responsabilità, ambizioni e dignità. Persone, cioè, che non si chiedono solo il perché delle cose, ma anche per chi servono , trasferendo nel loro quo- tidiano impegno i valori e il valore aggiunto dei loro sacri- fici, condividendone i risultati con la loro famiglia, i loro collaboratori, le loro comunità. È una riflessione che può apparire astratta, vista la gravità del contesto, ma è anche il richiamo alle capacità di adat- tamento e di sacrificio di chi fa impresa, obbligato a con- trastare il crinale di sfiducia con la costante ricerca di una luce anche nelle tenebre e, per questo, costretto a credere nel lavoro per superare ogni ostacolo, con l’ottimismo del- la volontà rigeneratore di speranze e anche energie. Non bastano, però, i buoni esempi per contagiare positi- vamente il contesto, se gli imprenditori rimangono soli- tari eroi della loro quotidianità e la politica , che si occupa di unire i fili della ‘cosa pubblica’ e della visione generale, non abbraccia un approccio lontano dai rancori, dalle scelte ideologiche e dalle posizioni opportunistiche . Per questa economia di guerra, servono coesione, obiet- tivi di bene comune, scale di valori e forza di volontà . Se i provvedimenti emergenziali (soprattutto quelli in grado di tamponare gli insostenibili costi dell’energia) e le misu- re strutturali sono una necessità, i buoni comportamenti , la capacità di visione, la credibilità e autorevolezza istitu- zionale da parte della politica renderebbero sicuramente meno pesante il supplemento di sacrificio che verrà ri- chiesto e che ricadrà inevitabilmente sulle prossime ge- nerazioni, alle quali abbiamo già ridotto il grado di liber- tà e di benessere. È quindi evidente che le bollette non si paghino con i valori morali, ma senza principi, senza idee, senza progetti e senza l’inquietudine del fare, diffi- cilmente si può pensare di proiettare il sacrificio di oggi in un futuro che valga la pena di costruire . ECONOMIA DI GUERRA, COMPORTAMENTI DI PACE di LINO ENRICO STOPPANI , presidente FIPE
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