Qualitaly_121
25 FEB. MAR. 2021 1. COS’E’ UN BUSINESS PLAN? È un documento in cui mettere per iscritto i progetti aziendali, tradu- cendo in numeri e lettere le tue idee (chedevonoessereben chiare!). Il lin- guaggio da utilizzare è quello tipico dell’economia aziendale, con un’otti- mapadronanzadella“partitadoppia” e dell’analisi di bilancio. Per questo motivo, è bene che venga scritto da qualcuno competente in materia, che sappia come impostare l’intero documento. Presentare un business plan incompletoo inesattoè il peggior biglietto da visita, poiché dà un’idea di approssimazione, ecertononcon- vince il tuo interlocutore a darti i soldi. 2. A CHI SERVE? In primis all’imprenditore stesso, per decidere se attuare i progetti di investimento che ha in mente, valu- tandone la fattibilità e la redditività. In seguito, tornerà utile come stru- mentodi valutazione, permonitorar- ne l’andamento ed effettuare tem- pestivamente le necessarie azioni correttive. In secondo luogo, serve a quei soggetti che, in qualche modo, devono decidere se intervenire nel progetto, ad esempio finanziandolo o sostenendolo in altra maniera. 3. COME DEV’ESSERE COMPOSTO? Solitamente, un buon business plan presenta due parti, una descrittiva e una numerica. La prima racconta l’azienda e la sua stabilità, i pro- getti, i soci con le loro esperienze, l’organizzazione, la tecnologia uti- lizzata, il mercato di riferimento e le strategie di marketing per il futuro. La seconda, invece, evidenzia gli equilibri aziendali dal punto di vista economico, finanziario e patrimo- niale. Semplificando al massimo, bisogna dimostrare che l’azienda è e sarà in equilibrio, essendodunque in grado di realizzare quel deter- minato progetto, dal quale otterrà un guadagno concreto, riuscendo a rimborsare tempestivamente i finanziamenti. ti. Secondo la mia esperienza, una ventina di pagine per le banche sono più che sufficienti, o anchemeno, nel caso di progetti più piccoli. 5. UN UNICO BUSINESS PLAN VA BENE PER TUTTI? Anche stavolta la risposta è “assolu- tamente no”. Certo, alcune parti pos- sonoesseresemplicementeampliate/ riassunteoriadattate,maogni fruitore ha bisogno di un business plan che approfondisca gli aspetti legati al suo ruolo. L’imprenditore avrà, ad esem- pio, necessità che le parti numeriche siano particolarmente dettagliate e suddivisibili mensilmente o trime- stralmente, a fini di monitoraggio. Le banche andranno a ricercare le infor- mazioni che, normalmente, vengono richieste per istruire una pratica di af- fidamentoe, dunque, saràopportuno commentare adeguatamente alcuni aspetti di loro particolare interesse, come gli indici di bilancio, gli equilibri, il cash flow per il rimborso dei debi- ti finanziari. L’abilità di un redattore di business plan non è da ricercare, dunque,nella“quantità”dipaginepro- dotte, ma nella loro efficacia, ovvero nella capacità di aiutare l’azienda a raggiungere il suo scopo. 4. DEVE ESSERE LUNGO? Assolutamente non è dal numero di pagine che si valuta la bontà del business plan. Scrivere lunghissime dissertazioni su “aria fritta” e tirarla per le lunghe, non ti faràapparirecon- creto. “Il tempo è denaro” e nessuno ha lapossibilitàdi leggereunbusiness plan di 60 pagine (credetemi, l’ho vi- sto!), a meno che ovviamente non si tratti di un progetto enorme e incre- dibilmente articolato. Gli investitori privati, spesso, prendono decisioni dopo aver letto una decina di pagine, che, ovviamente, devono essere ben scritte ed estremamente convincen- Conti correnti a rischio default Dal 1 gennaio scorso, stop in banca ai conti correnti in rosso. Sparisce, di fatto, anche la flessibilità in mano ai direttori di filiale che non potranno più gestire i piccoli problemi di liquidità sia delle famiglie sia delle azien- de. Tutto per via delle norme dell’Autorità bancaria europea. E stop alle compensazioni tra linee di credito e durata del default raddoppiato, per la clientela, da tre a sei mesi. Tutto questo con danni enormi soprattutto per le piccole e medie imprese, per le quali la gestione “morbida” dei rapporti con lebanche è spesso essenziale. Secondo il CentroStudi di Unimpresa, fino allo scorso 31 dicembre un debitore era considerato in stato di default seavevapagamenti arretrati per piùdi 90giorni inmisurapari al 5%del suo debito. Adesso la percentuale cala significativamente fino all’1%secondo cui cambia il significato di “rilevanza” del pagamento arretrato, in relazione al quale entrano in gioco anche altre due soglie: 100 euro per le famiglie e 500 euro per le imprese. Non solo: oltre all’abbattimento delle soglie, le nuove regole europee non ammettono spazi di manovra per gli istituti di credito, mentre le “vecchie” regole consentivano alle stesse banche la possibilità di concedere, alla clientela, compensazioni tra linee di credito. Marco Massari
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=