Qualitaly_121

31 FEB. MAR. 2021 detto che se avessi deciso di fare questo mestiere me lo avrebbe in- segnato lui direttamente. Ed è così che nel 2010 ho iniziato a lavorare un po’ con lui d’estate, ma non ave- vo le idee chiare su quello che avrei effettivamentevolutofare‘dagrande’. Lavorare in famigliapoi nonèsempre facile, vieni vistocomeunprivilegiato dagli altri collaboratori… insomma, nel2013decidodimettermi inproprio, sempre con l’aiuto dellamia famiglia. Avevo 22 anni. Il locale fu comprato a marzo (a San Teodoro) e aperto il 24 aprile dello stesso anno. L’ho voluto chiamare col mio nome ‘Da Fabio’. Nel tuo ristorante c’è un mix tra cucina campana e tradizione sar- da. Quali sono i punti di contatto? Quattro anni fa, lochefMassimiliano Villani mi consigliò di mixare la tra- dizione napoletana con alcuni piatti tipici sardi. L’esperimentomi incurio- sì e ci lanciammo in questo mix che ha subito catturato l’attenzione dei clienti. Esperimento riuscito! Hai preso le distanze dalla cucina della tua famiglia… Loromi hanno dato le basi, che sono moltosolide.Con ilpassaredel tempo però ho capito che era arrivato il mo- mento di creare qualcosa di diverso, dipiùoriginale, senzamaidimenticare leorigini equellochemi ha trasmesso la mia famiglia. Mi ritengo molto for- tunato e molto soddisfatto di quello che ho creato. C’è tanto da lavorare ancora, ma piano piano si fa tutto. Tuononno, AntonioDeVito, è sta- to protagonista di una delle co- pertine di Qualitaly. Anno 2001… Ricordo bene quella copertina con mio nonno vestito da chef in una po- sa particolare. Aveva le tasche fuori dalla divisa e vuote. Era il periodo del passaggio dalla lira all’euro e quello scatto voleva simboleggiare la crisi economica che questo cambio di va- luta aveva generato nelle tasche degli italianiche,quindi,avevanomenosoldi da spendere per mangiare fuori casa. Un po’ quello che stiamo vivendo oggi ma per una causa diversa… L’annoscorso, emi riferiscoall’estate 2020 (il mio è un locale stagionale), è stato un anno difficile. In Sardegna ci sono statemolte polemiche riguardo allagestionedei locali (discotecheso- prattutto) rispetto alla pandemia. La Sardegnaèstatapresadimirada tutti i social, da tutti i media. Siamo stati additati come il centro dell’epidemia italiana, ma il vero errore è stata la mancanza di controlli. Porto Cervo, in particolar modo, è stata sotto i riflettori perché lì c’è il Billionaire di Briatore. Ma alla fine, a pagarne le conseguenze, siamo stati un po’ tutti perché, dopo il 16 agosto, c’è stato il fuggi fuggi generale dei turisti pre- occupati per la diffusione del virus. Siete un locale che lavora per lo più d’estate, quindi avete perso- nale stagionale. Quest’anno i la- voratori non hanno potuto fare la stagione invernale inmontagna (a causadellachiusuradegli impian- ti sciistici). Molti si sono dovuti re-inventarecon lavori in tutt’altro ambito. Credi sarà difficile reclu- tutt’oggi edègestitodai figli,Mimma e Giuseppe (assieme a sua moglie Angela).Miopadre Franco (Petrozzi) emiamadre (LinaDeVito), invece, dal 1991 gestiscono il ristorante Dante a San Teodoro (sua sorella, Cinzia, invece, nel 2009 apre un ulteriore filiale del ristorante Dante a Santa Teresa di Gallura). A che età ti sei affacciato nel mondo della ristorazione? Che formazione ha avuto? Non ho avuto una formazione alber- ghiera perché mio padre ha sempre

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