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35 FEB. MAR. 2021 di due settori importanti dell’econo- mia che vale il 13% del PIL, e che fa registrare al settore enologico un fatturato di 2,65 miliardi di eu- ro. Segmento significativo perché sostiene i centri rurali con un fat- turato annuo che si aggira intorno ai 42 milioni. La stagione del turismo italiano ne- gli ultimi anni ha confermato che un numero crescente di viaggiatori, i wine lovers, gli enogastronauti e i turisti di varia estrazione, hanno scelto l’esperienza enoturistica. Nel 2020, considerando anche le restrizioni imposte dal Covid-19, l’enoturismo si è spesso caratteriz- zato come turismo della ripartenza: un turismo di prossimità, economi- camente accessibile, integrato con altre esperienze culturali, gastro- nomiche, naturalistiche, fruibile a piccoli gruppi che, praticabile all’a- perto, spesso preferisce la vigna alla cantina. I NUMERI DELLA CRISI Le aziende vinicole negli ultimi me- si stanno subendo enormi perdite finanziarie nella fornitura ai servizi turistici. I dati raccolti l’estate scor- sa dall’International Wine Tourism Think Tank, un gruppo di esperti in- ternazionali di ambito istituzionale, università, rinomati gruppi di azien- de vinicole e consulenti coordinati da Roberta Garibaldi (professore universitario di Tourism Manage- ment, Presidente Associazione Ita- liana Turismo Enogastronomico e Autore e referente per l’Italia della ricerca internazionale Food Travel Monitor) e Zaida Semprun (Docente invitado en Basque Culinary Center & Davis University), forniscono una dimensione preventiva della crisi. “Il blocco totale nella primavera 2020 - afferma la professoressaGa- ribaldi - ha causato una diminuzione dei ricavi del turismo superiore al 70%per il 35%delle cantine,mentre il numero medio di dipendenti coin- volti nella fornitura di servizi turistici ha subito una riduzione del 31%”. Il Chianti aveva l’82% di presenze straniere e la Valdorcia il 58%. Il turismo estero in Toscana era il segmento più forte, in termini di numeri e di quota di spesa, in tutta la regione. Ora la sua mancanza si fa sentire specialmente nelle città d’arte. “Avevamo progettato un evento di grandezza e fascino straordinari con cantine e ristoranti uniti - dice la produttrice senese di Brunello di Montalcino - per offrire cene con degustazioni al bicchiere. Purtrop- po, la dimensione e la durata della seconda ondata di Covid-19 ci ha bloccato, confermando il timore di dover rimandare tutto al 2022”. Analoga situazione nell’area dello spumante della Cantina Col Veto- raz, Veneto, che ha sempre credu- to nell’importanza dell’accoglienza aziendale, molto prima che l’eno- gastronomia diventasse unamoda. Negli anni la presenza enoturi- stica, nel territorio di Conegliano Valdobbiadene ha avuto notevoli cambiamenti: da principalmente nazionale, soprattutto proveniente dalle regioni limitrofe, si è allargata Nomisma Wine Monitor, Osserva- torio dedicato al mercato del vino, durante il recente Wine2Wine ha indicato un calo del 30% ma ha usato solo un campione di cantine, soprattutto medie e grandi. “Qui in Toscana, dove i visitatori erano soprattutto stranieri con una quota consistente di americani - af- ferma Donatella Cinelli Colombini, produttrice senese di Brunello di Montalcino e Presidente dell’Asso- ciazioneNazionale LeDonne del Vi- no - la percentuale sale oltre il 50%. Ma dei cali subiti, causa pandemia, non abbiamo ancora stime certe”. Rispetto allo scorso anno un con- fronto circa il flusso di viaggiatori amanti del vino nessuno può farlo ancora. Certo è che i visitatori sono stati prevalentemente italiani e che, a fronte di una diminuzione della vendita di bottiglie, sono aumentate le richieste di esperienze enoiche; infatti, le cantine organizzate con questo tipo di proposta hanno ot- tenuto buoni riscontri. È evidente che il turismo enogastro- nomico sia fortemente in crisi. Lo confermano i dati di alcune aree di eccellenza del comparto enologico italiano: toscano e veneto. Roberta Garibaldi Donatella Cinelli Colombini

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