Qualitaly_122
27 APR. MAG. 2021 ciare dipendenti di società e di uffici. Non sono inclusi lavoratori autonomi a partita IVA e liberi professionisti; tuttavia, se si è dipendenti di una partita IVA si può godere di questo servizio. È la possibilità in più in cui molti imprenditori della ristorazione speravano e che è passata inosser- vata per diversi esercizi. La procedura richiede alcuni pas- saggi proprio per evitare il famoso detto italiano “fatta la legge, trovato l’inganno”. Non è un espediente per eludere il divietodi aperturabensì una deroga per venire incontro a coloro che necessitano di unamensa quan- doquestaèchiusaper svariatimotivi. Serve la firma di un accordo scritto con l’azienda che includa tutti i nomi deidipendenticondirittoadaccedere al servizio. In realtà, i documenti ser- vono per il rilascio della concessione comunale e vanno forniti alle forze dell’ordine in caso di un controllo. L’eventuale apertura come servizio mensa va garantita nel rispetto del- le regole Covid per la zona gialla: numeromassimodi persone sedute al tavolo, distanziamento all’interno della sala, misurazione della tem- peratura all’ingresso, obbligo di utilizzo della mascherina quando ci si alza dal tavolo come scritto nei Dpcm. Il servizio può essere utilizzato dai ristoranti e da quelle attività che hanno la licenza per la somministrazione di cibi e bevande e che rispettano gli spazi minimi previsti dalle leggi in vigore all’inter- no del locale. È inoltre necessario essere in possesso di un contrat- to sottoscritto appositamente tra esercente e datore di lavoro dell’a- zienda e che riporti, in un allegato a parte, i nominativi del personale beneficiario del servizio. Bisogna essere in linea con le norme in vi- gore, altrimenti si rischia la chiusu- ra dell’attività. Quello del servizio mensa è di fatto per i ristoratori una piccola boccata d’ossigeno in attesa di poter tornare a lavorare a regime in zona bianca (o, in parte, in zona gialla). Il servizioè infunzionenonostante il ristorante sia in zona arancione o rossa? Indifferentemente, ancheperchéco- munque l’attivitàèchiusaperDPCM. Noi così ricordiamo sempre di affig- gere il cartello di attività chiusa. Il locale resta chiuso al pubblico. Qual è la tipologiadi autorizzazio- ni occorrenti per svolgere questo tipo di servizio? Nessuna, serveuna semplice richie- staal ComuneoalloSUAP (Sportello Unicoper le Imprese) edessere in re- gola con il servizio igienico sanitario. Infine, bisogna avere a disposizione una vera cucina. Sempre per espletare il servizio, qual è invece la tipologia di con- tratto tra esercente e azienda? Un contratto di diritto privato di convenzione. Non esiste un con- tratto standard. Bisogna indicare comunque i nomi dei beneficiari e riportare il nome delle parti, di un accordo tra A con B. Come avviene la firma del con- tratto con un’azienda a livello burocratico? Avviene prima del servizio o in pre- senzadello stesso. Il dipendente en- tra ma la fattura la paga l’azienda. È un servizio mensa. Bisogna seguire tutte le linee guida del DCPM. Come va organizzato il ristoran- te, come avviene la divisione del locale? In due ambienti, uno per l’asporto e l’altro per la mensa? Il DPCM consente un servizio men- sa concesso ai ristoranti. Stiamo parlando di una deroga. Non ci de- ve essere commistione interna, se parliamo di locale; quindi l’asporto è concesso se fatto esternamente. Moltiristoranticonfermano,attra- verso la propria comunicazione, che anche le Partite Iva sono au- torizzate a usufruire del servizio. È vero? Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -Confcommercio Imprese per l’Italia, spiega che tutto è cam- biato con la chiusura in zona rossa risalente allo scorso gennaio. “Con il parere del Ministero dell’Interno, dalla ‘scomparsa’ della zona gialla in poi, si pensava che l’emergenza potesse rientrare ma poi il tema della conversione dei ristoranti in mense è tornato d’attualità”. Come associazione, Ascom Bergamo ha fatto insistente richiesta di ulteriori informazioni sulla deroga restando smarriti e impotenti davanti a “molti servizi televisivi che mostravano dei lavoratori in Val D’Aosta che consu- mavano pasti al freddo, all’aperto”. Dottor Fusini, quale codice Ateco bisogna quindi avere per godere della deroga? Uno 56.29.1 (mense) o uno 56.29.2. E sottolineiamo che serve una SCIA (SegnalazioneCertificatadi InizioAt- tività) 562910 per la somministrazio- ne di alimenti e bevande in mense aziendali/scuole/ospedali/comunità religiose. Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo - Confcommercio Imprese per l’Italia
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