QUALITALY_130
Se penso all’amido mi viene in mente il mais. Come noto, il modello agricolo basato sulle monocolture intensive colpisce la biodiversità ed è tra le principali cause del depauperamento dei terreni e del degrado del paesaggio agrario. Vedremo ridotte le nostre risorse alimentari in nome della sostenibilità? Le risorse non sono infinite… Tema che preoccupa molti. I dati quantitativi disponibili mostrano che non siamo in presenza di un rischio di impoverimento delle risorse ambientali. Non è un pro- blema di esaurimento di risorse in sé ma di utilizzo di biomasse ampiamente disponibili perché di scar to. Di Professoressa Spigno, quali sono le ultime aree di ricerca nel campo del packaging? Sono molteplici. Nel caso di materiali sostenibili abbiamo due filoni di ricerca: lo sviluppo di materiali che siano effettivamente riciclabili; lo sviluppo di materiali biode- gradabili e compostabili la cui chiave di successo è es- sere compostati velocemente, magari nella compostiera domestica e non solo in un impianto industriale Dall’industria al balcone di casa? Sì , in molti paesi europei si può fare compostaggio sul balcone di casa. Le bioplastiche ci possono aiutare in questo? Bioplastica è un termine generico che può ingannare molti consumatori così come alcuni addetti ai lavori. Bioplastica è un azzardo lessicale oppure, Professoressa, c’è molto di più? Ce ne sveli i segreti. Una bioplastica è una plastica biodegradabile ma il prefisso bio- non indica in automatico un materiale di origine naturale. Non è poi necessario che una plasti- ca sia 100% naturale per essere definita bioplastica. Ci sono plastiche di origine naturale che non sono biodegradabili. Vedete la difficoltà di capire il termine bioplastica? E di capire se la bioplastica sia più so- stenibile di una plastica convenzionale? In termini di materiali la fantasia sembra non avere limiti. Ci sono molti materiali a disposizione . I combinati aumentano esponenzialmente la varietà. Pensiamo al brick del latte o dei succhi di frutta che combinano plastica, alluminio e car ta. Carta? C ’è un ritorno della carta: è 100% naturale e 100% rici- clabile. È però idrofilica e assorbe acqua. Ed è lipofilica e assorbe grassi. Deve essere plastificata per essere impermeabile a contatto con gli alimenti. Lo strato di plastica è molto sottile e incide poco sul peso totale dell’imballaggio che rimane 100% riciclabile. Si deve fare ricerca su rivestimenti naturali che diano impermeabilità. Oltre alla carta cosa abbiamo? Polimeri plastici ottenuti da matrici animali o vege- tali. Amido e chitosano, ad esempio, possono essere utiliz zati per materiali di confezionamento, di rivesti- mento o per pellicole. Professoressa Giorgia Spigno 11 MAGAZINE Agosto/Se ttembre 202 2
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz