QUALITALY_131

26 MAGAZINE Un brivido caldo per il vino Stefano Poni, 62 anni, dirige l’Area di Frutti-Viticoltura del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza. Da 40 anni è impegnato in ricerche di fisiologia applicata e di tecniche colturali della vite. Parliamo con Stefano nel suo studio dell’Ateneo piacentino DI GIANLUCA DONADINI FOCUS ON Professore, dovremmo rinunciare alla viticultura e a grandi vini a causa dei cambiamenti climatici o l’allarmismo è ingiustificato? Dobbiamo capire se ha ragione chi dice che a breve non si potrà più coltivare quel vitigno in quel territorio o chi dice che abbiamo ancora dello spazio di negoziazione col clima. Io sono convinto sostenitore della seconda ipotesi. Il clima continuerà nella sua tendenza al riscaldamento globale. Si. Il conseguimento dell ’obiettivo climatico dell ’EU di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 è par ticolarmente ambizioso e ostico. La ricerca ci aiuta? Il mondo accademico dispone di risorse per rispondere alle attuali esigenze della vite in campo. Quali le soluzioni? Possiamo lavorare su tecniche di adattamento della pianta. Quelle a carattere permanente sono da preferire. Nello specifico? Lo stress idrico della vite è il nuovo elemento di al- larme per molte aree vitivinicole italiane. Con alcune “ Il conseguimento dell’obiettivo climatico dell’EU è di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030

RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz