QUALITALY_133

24 MAGAZINE Cuore, testa, pancia L a cazzimma. La si vede sul viso di Vitantonio fin dal primo sguardo. Di lui si leggono gli occhi , che sono la por ta dell’anima. Ogni postura è un sentimento: la franchezza della voce quando la fronte si fa ampia; il sorriso che accoglie come a casa quando condivide il senso di un ragionamento; le mani, grandi, che trasmettono fermezza e responsabilità. L’alta cucina non è cosa per pavidi. Bisogna avere immaginazione, essere temerari, tentare anche l’impossibile perché, di fatto, l’impossibile non esiste: se solo abbiamo sognato qualcosa possiamo realizzarla. Questa linea coraggiosa è tatuata sul braccio di Vitantonio. Lo incontro una sera di gennaio. Matera ha la bellezza delle luci e delle ombre. La notte scende vasta e quieta tra i Sassi. La gravina è un mare di silenzio rotto dal vento nelle forre. Il ristorante è in una grotta della Civita e la grotta è più di una scelta stilistica perché testimonia l’affinamento che il Materano deve a questa città di sassi, poche erbe e radi alberi. Siamo nella sala cava. «A disposizione» sorride lo chef che dimostra fin dall’incipit quanto sia disciplinato l’uomo di cucina. DI GIANLUCA DONADINI Vitantonio Lombardo, 43 anni, di Savoia della Lucania gestisce a Matera l’omonimo ristorante. Nella città dei Sassi, una stella Michelin impreziosisce una cucina che è sì del territorio ma creativa. Siamo in una grotta della Civita lasciata al suo fascino naturale dalla mano educata di Alessandro Tortorelli. La pietra a vista, le trasparenze del vetro, la leggerezza della lampade Sampei sono gli arredi essenziali che danno centralità alla tavola, allestita con tovagliato bianco, nella sala “grotta” con affaccio sulla cucina a vista e nella sala “cava”, più intima, e prossima alla cantina visibile attraverso un’enorme vetrata. Un filo di marmo rosso nel pavimento accompagna ai tavoli. Il servizio attento è capitanato dal maître sommelier ‘gentile’ Donato Addesso, un passo leggero quasi impalpabile, un sorriso pronto e la giusta dose di ironia nel raccontare vino, cibo e Mater(i)a. Credits: Marco Varoli FACCE DA CHEF

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