QUALITALY 138

25 MAGAZINE Gennaio/Febbraio 2024 l’anno, per compor tamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante . Un “lusso” che il nostro Paese non può permettersi. Il punto è però che lo strumento scelto per raggiunge- re l’obiettivo potrebbe non rivelarsi efficace. È questo l’appunto mosso alla proposta di legge da Fipe-Con- fcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi che da un lato, esprime apprez zamento “per un’ini- ziativa che accende un faro su un tema più che mai importante per garantire la sostenibilità delle abitudini dei consumatori”, ma dall’altro, ribadisce con fermezza che è sulla capacità di responsabiliz zare questi ulti- mi che si gioca la par tita più impor tante. “Introdurre l ’obbligo in capo ai ristoranti non è la soluzione al problema dello spreco alimentare – dice Fipe –, per- ché la resistenza a chiedere di por tarsi a casa il cibo non consumato viene proprio dai clienti, che già oggi, in realtà , possono usufruire di questa possibilità in qualsiasi ristorante del Paese. La proposta, dunque , dovrebbe includere iniziative capaci di sensibiliz zare i clienti per convincerli ad abbattere le resistenze culturali, come la vergogna o l’imbaraz zo, che spesso li scoraggiano dall’avanzare richieste al personale del locale. Proprio su quest ’ultimo aspetto bisogna inter- venire con determinazione al f ine di diffondere una vera e propria cultura della sostenibilità alimentare basata sui concetti della conservazione, della rielabo- razione e della valoriz zazione di ogni par te del cibo, distintivi della cultura italiana”. Al momento, però, l’impianto della norma non sembra spingersi precisamente verso questa direzione. Alme- no stando alla valutazione del presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona . “Questa legge – dice Dona – richiama nel nome la “doggy bag”, rimandando quindi a un concetto – quello dell’avanzo destinato ai cani – che cer to non alimenta la giusta cultura del riutiliz zo del cibo che abbiamo ordinato al ristorante”. Il nodo dei costi Non sembrano invece preoccupare troppo le conte- stazioni alla norma basate sull ’aggravio economico che potrebbe compor tare per i ristoratori. “Si tratta di 6 centesimi in più per contenitore”, liquida la que- stione Gatta, che ammonisce però la categoria a non scaricare sul consumatore questo costo, utiliz zando pretestuosamente la prescrizione per ritoccare i listini. Un pericolo concreto, da cui mette in guardia anche Dona: “Questa nuova norma potrebbe dare lo spunto al ristoratore ‘furbetto’ per maggiorare ulteriormente il conto”. Una possibilità che deve essere scongiurata. Se Fipe punta il dito sulla timidez za che gli ita- liani mostrano al momento di richiedere la dog- gy bag , i nuovi dati rilasciati dall ’Osser vatorio Waste Watcher International parrebbero invece suggerire che i tempi sono maturi perché questa opzione entri a far par te delle abitudini dei no- stri connazionali in modo sempre più massiccio. Secondo l ’indagine , infatti , il 47% degli italiani chiede che il contenitore per gli avanzi sia pre- sente di default al ristorante . E quasi uno su 3 consiglia ai gestori di dotarsi di bag riutiliz zabili ed eco-compatibili. Il 26%, inoltre , suggerisce ai ristoratori di fornire un opuscolo in cui trovare consigli per il consumo a casa degli avanzi e per la realiz zazione di nuovi piatti a par tire dal cibo avanzato. Solo il 5%, invece, suggerisce di ridurre le por zioni ser vite , mentre la percentuale di chi dichiara di non essere disposto a por tare a casa il cibo avanzato non va oltre il 3%. Italiani pronti alla svolta

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