L
a storia è caratterizzata da cicli ed epo-
che, ognuna delle quali rispecchia i fat-
ti del momento, riflessa poi sui tanti
palcoscenici della vita: l’economia, la
religione, l’educazione, i costumi, etc.
Ogni fenomeno ha certamente l’elemento scatenan-
te - la guerra, l’urbanesimo, la scolarizzazione, le
invenzioni, la globalizzazione, etc. -, ma dietro c’è
sempre la ricerca del progresso che ha portato alla
modernità, con i suoi effetti, positivi e negativi,
sulle persone, sulle cose e sull’ambiente.
Fertilizzata sulle conoscenze e sul benessere, da
tempo, sta nascendo una nuova sensibilità verso i
temi sociali e l’ambiente, che sta portando anche
ad una riclassificazione dei valori della vita, stra-
volgendo anche concetti ritenuti fondanti.
Basti pensare a quella di Proprietà o Possesso delle
cose, da sempre considerati fattori chiave della
vita delle persone, e come questi concetti stiano
subendo una profonda metamorfosi con la Sharing
Economy, che sta cambiando modelli di consumo e
di produzione, basati principalmente sul possesso
e sull’acquisto dei beni, a modelli orientati al riuso
e alla condivisione dei beni.
Il diritto di proprietà, cioè, che lascia il passo al
diritto di accesso alle cose, oppure l’economia dei
servizi che prevale su quella delle cose, con la
disintermediazione negli scambi.
Sembrano concetti lontani dalla nostra realtà quo-
tidiana, ma basta vedere quanto sta succedendo
nei Trasporti, con il car sharing, il car pooling o
Uber, nel sistema dell’Accoglienza, con AIRBnB
o Home Away, oppure nella Ristorazione con il
Social Eating o gli Home Restaurants, per capire
la portata e la vicinanza del fenomeno e gli effetti
che produce.
Questi cambiamenti sono irreversibili, avendo ormai
superato il cosiddetto “Tipping Point” che indivi-
dua il momento in cui una cosa diventa radicata e
diffusa nelle abitudini delle persone.
Costituiscono certamente una minaccia, e al riguar-
do bastano le comunicazioni che la Federazione
riceve sul fenomeno degli HR, che porta nuova
concorrenza sleale al settore, in aggiunta alla già
numerosa compagnia, tra sagre, falsi agriturismo,
circoli privati.
Offre certamente anche nuove opportunità, perché
propone una nuova generazione di consumatori da
prendere, favorisce nuova imprenditoria, aumenta
l’offerta dei servizi, abbassandone anche i costi.
Come spesso succede, però, la realtà precede la Leg-
ge, con l’evidenza che queste nuove attività spesso
si sviluppano grazie anche a vuoti di normativa,
difficili da colmare, che ledono il principio “Stesso
Mercato, Stesse Regole” che è la regola primaria
del Libero Mercato.
Va presto, dunque, elaborata una “Sharing Economy
Act”, finalizzata a disciplinarne lo svolgimento, non
riconcorrendo i fenomeni, ma imponendo chiare
regole di accesso di carattere amministrativo, fi-
scale, igienico-sanitario e di trasparenza, non tanto
per tutelare la Ristorazione tradizionale o i settori
interessati, ma per prevenire e contrastare nuovo
precariato e tutelare i consumatori.
Il rischio è che un disordinato sviluppo produca
forti benefici ai gestori delle piattaforme informati-
che, e alla Community che le frequenta, lasciando
gli scarti al resto degli interessati, dando ragione
a Robert Reich della Berkely University che ha
teorizzato sul tema “L’economia degli Scarti”.
Condivisione, infatti, significa anche la (giusta)
ripartizione dei profitti all’interno della filiera, al-
trimenti la rivoluzione digitale rischia di produr-
re solo nuovi potenti monopoli e favorire nuova
austerity, di cui non si sente il bisogno, oltre a
concorrenza sleale,
Sharing Economy e Ristorazione
Il punto
del presidente FIPE
Lino Enrico Stoppani
10
Mixer
SETTEMBRE 2015
Cordialmente.