benefici contributivi dal Governo sembrano in-
coraggianti e dovrebbero portare ad affermare
una nuova logica nei rapporti tra imprese, lavo-
ratori e Stato
che più ci avvicina a quanto accade
negli altri Paesi europei. Tuttavia il Governo pur
avendo come filone principale quello del contrat-
to di lavoro subordinato, attraverso l’istituto del
contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti
non ha voluto trascurare, nell’azione di riordino
delle varie tipologie contrattuali, anche per effetto
delle sollecitazioni da più parti pervenutegli, di
salvaguardare la pluralità delle forme contrattua-
li, anche quelle flessibili che danno risposte alle
esigenze delle imprese come può essere per un
pubblico esercizio (contratti a termine, part time,
lavoro intermittente, voucher ecc.).
Proprio per questo può essere condiviso l’impegno
del Governo nella riforma degli Ammortizzatori
sociali con l’obiettivo di ampliare le tutele per i
lavoratori che ne erano privi e salvaguardando
le specificità dei settori economici, ma occorre
prevedere che l’equilibrio del fondo di solidarietà,
allargato alle imprese con più di 5 dipendenti, con-
senta anche la riduzione in futuro del contributo se
le gestioni dovessero risultare costantemente attive.
LA CULTURA DELLE RISORSE UMANE
Ma la riforma potrebbe non dare i risultati
sperati, se il progetto di riorganizzazione dei
Servizi per l’impiego non verrà adeguatamente
supportato dal punto di vista delle risorse uma-
ne ed economiche
. Solo se il governo Renzi sarà in
grado di fornire efficienti servizi di ricollocazione
e formazione si potrà rispondere alle critiche di
frammentazione e precarizzazione che da molte
parti si levano nei confronti di queste misure. Le
intenzione sembrerebbero lodevoli, anche se una
sperimentazione precedentemente svolta avrebbe
potuto essere utile.
è evidente che si profila un quadro nuovo (si pensi
alla potestà organizzativa del datore di lavoro, al
mutamento delle norme in materia di mansioni)
che esige una nuova cultura nella gestione delle
risorse umane. Ed un ripensamento del ruolo e
dell’azione di organizzazioni sindacali e datoriali
che, a differenza di visioni negative legate a timo-
ri di “disintermediazione”, possono consentire di
svolgere in maniera innovativa quelle sfide di cui
ha bisogno il mondo del lavoro ed in particolare
un settore come il nostro, caratterizzato da una
forte dinamicità ma che deve recuperare quegli
spazi di competitività per consentire un riposizio-
namento efficace delle imprese che consenta loro
di sostenere i cambiamenti in atto.
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