Mixer collection caffe 2018
“La regionalità dell’espresso italiano ha profonde radici antropologiche che si legano alla storia degli stati italiani, alla cucina, ai vini eallealleanzepolitiche e possibilità di approvvigionamento della materia prima – spiega Luigi Odello , presidentedell’ Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè che da anni stu- dia il fenomeno –. Dire che i torinesi prediligono il caffè più acido perché i bar nascevano da contadini urbanizzati avvezzi allabarberapuòsembrarebanale, mamolti degli anziani torrefattori loaffermano. Però non spiegano perché spingendosi ad Alessandria il caffè sia meno acido, più tostato”. CRISTINA CAROLI: MA LA TRADIZIONE È SEMPRE UNA BUONA COSA? “L’espresso italiano qual è? Per noi è un metodo di estrazione – chiariscesubito CristinaCaroli, coordinatriceSca Italia –. Esistono differenze regionali svariate nate da fattori culturali e ambientali. C’è una visione comune legata a un certo tipo di ambiente e di offerta, che crea e genera la consuetudine, un imprinting gustativo dato anche da un’azienda sul territorio. È uno zoccolo duro non scalfibile dalle mode, che resterà sempre. Ma si sta affermando anche una cultura del prodotto al di là del brand e del metodo di estrazione. Oggi occorre avere uno sguardo aperto per incontrare i gusti di tutti, anche degli stranieri”. Il punto centrale resta però la qualità. “A volte tradizione significa banalità, produce caffè che sono cloni uno dell’altro. Spesso l’espresso è il rifugio di un caffè eccessiva- mente tostato per nascondere una cattiva materia prima, e una miscela di bassa qualità viene passata per tradizione. Mentre un professionista è in grado di creare caffè completamente diversi tra loro. Mi rifiuto di relegare l’espresso ai 25 cc in 25 secondi. Un barista che conosce il prodotto, tecnicamente preparato e impeccabile: è lui che tiene viva la tradizione”. Il caffè sta vivendo grandi cambiamenti, ha ancora senso parlare di differenze regionali? “Perdere la regionalità significherebbe perdere una ricchez- za immensa. È la nostra risposta alla globalizzazione: se il piacere ha più volti noi possiamo sod- disfarli tutti grazie all’arte della tosta- tura e della miscela propria del made in Italy”. Chi tiene viva la tra- dizione? “I torrefat- tori che non si scolle- gano dai modelli di qualità consolidati nel tempo, che non seguono pedissequamente le mode e non si arrendono alla logica del prezzo basso. E i costruttori di attrez- zature che innovano per migliorare l’espresso in tazza senza cedere alle lusinghe dell’automazione ma puntando sul barista, fondamentale per offrire un espresso perfetto”. COLLECTION / Mixer 15
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