Mixability

COLLECTION / Mixer 25 e Marco Russo), ma anche della produzione di nuovi amari dallebotaniche accat- tivanti e “trendy” (esempio emblematico, l’Amaro33 al- lo Zenzero a base di grappa di Prosecco invecchiata ed estrattoallozenzerolanciato nel 2016dallaDistilleriaAndreaDaPonte), nonchédel boomdegli amarobarnegliStatiUniti (VEDIBOX)edel revivaldeidrinkvintage (spessoabasedi amaro).Risul- tato? “Oltre a essere richiesto come aperitivo o after dinner, sta diventando protagonista del mondo della mixology come ingrediente o semplice dash”, osserva Virginia Duc- ceschi , classe 1992, barlady dello storico Rex di Firenze, tra le ideatrici e responsabi- li del nuovo locale estivo sul Lungarno Molo 5. Le ragioni del boom dell’amaro le spiegaGiuseppeSuriano , aliasGeppoSartoriale, bar managerdelB-SideLiveMusicPubaRendeinprovincia di Cosenza, che in carta ha diversi drink rivisitati con l’Amaro Jefferson di Vecchio Magazzino Doganale. Qualche esempio? Presto detto: dall’Americano al NegronifinoalBoulevardier.“RichiestissimoèpoiilDo- polavoro,unaricettadiVecchioMagazzinoDoganalea GIUSEPPE SURIANO CASE HISTORY AMERICANE: DA NEW YORK A SAN FRANCISCO Mentre in Italia la riscoperta dell’amaro è un trend recen- te, ormai da diversi anni a San Francisco e a New York questo clas- sico liquore italiano è tra i prodotti più amati. Non a caso in entrambe le città spopola il format degli amaro bar, che invece da noi è ancora inedito. “A San Francisco la parte del leone la fa Fernet-Branca, ma tutti gli amari italiani sono diffusissimi. E oltre ai marchi più noti e popola- ri,ci sono pure alcune eti- chette create ad hoc per il mercato USA”, ci racconta Massimo Stronati, master mixologist del Vina Enoteca italian cocktail-restaurant di Palo Alto (California). Un locale che offre, tra i vari ser- vizi, anche un carrello degli amari con ben 30 differenti referenze e una proposta di degustazione di tre amari a prezzo ridotto. Da una costa all’altra degli USA: Matteo Zed , bar- tender del BlackTail e bar manager dell’Am- mazzacaffè di New York, nonché protago- nista della nostra nuova rubrica Mixing in NY su MixerPlanet osserva: “Io scommetto che la moda dell’amaro si con- soliderà e si trasformerà in cultura. Ecco perché dopo aver studiato pro- dotti e tecniche di preparazione ho deciso di creare il primo restaurant cocktail bar di New York che punta sul connubio di amari e cibo Italiano insieme allo chef Gary Tackett e alla sommelier Kelly Hau. Con la speranza di aprire in futuro un format analogo a Roma”. Seguici su: http://www.mixerplanet.com/tag/mixing-in-ny/ MASSIMO STRONATI MATTEO ZED VIRGINIA DUCCESCHI Foto: Andrea Pacini

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