TUTTO FOOD

mag.it scaffale, che viene data per scontata, ma da assortimenti connotati con il territorio, da freschi e freschissimi che sono appan- naggio dei distributori associati locali. In Inghilterra le insegne sono 4 e sono inte- grate non associate. In Italia i distributori a gestione centralizzata non hanno vita facile: Auchan ha chiuso e Carrefour ha i con- ti che scricchiolano; l’unica è Esselunga che però è ormai una food company che ha saputo “mettersi in cucina”, offrendo piatti pronti oltre alle tradizionali mdd nel largo consumo confezionato. Le insegne migliori diventeranno dei produttori veri e propri: mettere a scaffale il largo consumo confezionato non richiede particolari competenze, la differenziazio- ne sta nella capacità di dare il fresco (piatti pronti, ortofrutta, pane, ecc.) e in questo la dimensione non conta tantissimo. Nelle scelte assortimentali future della grande distribuzione l’essere sostenibili sarà una sorta di lasciapassare necessario alle aziende? “Non credo che la gdo possa arrogarsi il potere di mettere fuori mercato alcuni mar- chi, anche molto importanti, la segmenta- zione del mercato avviene all’interno del punto di vendita non a priori. Quando si è iniziato a parlare di impatto ambientale del- le produzioni, circa 12-13 anni fa, Walmart ha pensato di inserire di fianco ai prezzi dei prodotti degli indici di sostenibilità per rendere più trasparente ai clienti il rapporto tra il costo di un prodotto e il suo impatto. Ha trovato quindi il modo di sensibilizza- re ma senza pre-selezionare gli accessi a scaffale. Peraltro anche solo l’estensione di questo modello creerebbe diverse difficoltà almeno a una parte dei discount. La gran- de distribuzione nasce per rispondere alla domanda di un’utenza trasversale e con una scala valoriale molto diversa all’interno della quale la percentuale di domanda ver- so prodotti sostenibili, come primo criterio di scelta, non rappresenta la maggioranza. Il distributore deve mettere a disposizione di tutti la possibilità di crearsi un carrello su misura e in base all’effettiva domanda va poi a tarare l’assortimento”. Che futuro per l’e-commerce della gdo? “I modelli sono molto diversi a seconda del mercato che si serve (urbano o extraurba- no). Le insegne sono consapevoli che non si tratterà di una quota di mercato elevata, ma dalla quale non ci si può permettere di rimanere fuori. Dal punto di vista assorti- mentale ci sarà una differenziazione tra fisico e online soprattutto per alcune cate- gorie merceologiche come il vino”. 2500-4999 Superfice di vendita (mq) Punti vendita 2015 Punti vendita 2020 Variazione % Variazione assoluta 5000-9999 10000+ 569 631 10,9 62 Totale di cui 2500-3499 di cui 3500-4999 Ipermercati e superstore: trend 2015-2020 (Fonte: Nielsen) 341 371 8,8 30 228 260 14,0 32 271 240 -11,4 -31 39 31 -20,5 -8 879 902 2,6 23 12 L’INTERVISTA Speciale A tutto food

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