Vini e vitigni
La fortuna
della
varietà
In Italia possiamo puntare su tanti terroir differenti e altrettanti vitigni.
Una molteplicità di combinazioni infinite che invoglia il cliente ad aprofondire l’assaggio
di Giancarlo Gariglio Curatore Slow Wine 2016
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00 anni di ritardo. A tanto
ammonta il nostro gap in
campo enologico rispetto
alla Francia. Tanto, forse
troppo. Quando i transal-
pini creavano le loro denominazioni,
segnando sulle mappe le vigne (i cru)
più vocate, l’Italia non era nemmeno
unita. Negli anni Settanta del secolo
scorso la rincorsa pareva cosa impos-
sibile, e il fatidico 1986 (anno del me-
tanolo) pareva aver messo la parola
fine alle nostre ambizioni. E invece…
Nel breve volgere di 30 anni abbiamo
recuperato quasi tutto lo svantaggio.
Siamo ormai a poche lunghezze e i
nostri cugini sentono il nostro fiato
sul collo. Merito delle capacità impren-
ditoriali dei nostri produttori, del no-
madismo della nostra cucina che ha
saputo conquistare i palati di mezzo
mondo, ma anche e soprattutto della
biodiversità della base ampelografica
italiana.
Mentre gli altri paesi si sono concen-
trati su pochi vitigni, che vengono
replicati su tanti diversi territori, noi
abbiamo una sfortuna sfacciata.
Un serbatoio di almeno 100 varietà au-
toctone con grandissime potenzialità.
È finita forse la febbre del vitigno au-
toctono, visto come panacea assoluta,
che aveva percorso i primi anni del
duemila. Ma è rimasta un’importante
eredità: la consapevolezza che questa
base ampelografica è il petrolio dell’e-
nologia italiana. Troppo ghiotta l’occa-
sione per mettere inmostra tantissime
facce della stessa medaglia. Possiamo
puntare su tanti terroir differenti e al-
trettanti vitigni. Una molteplicità di
combinazioni quasi infinite, che stor-
disce e invoglia l’appassionato vero
ad approfondire gli assaggi e anche la
conoscenza dell’Italia. La nostra guida,
Slow Wine, nei suoi sei anni di vita
ha saputo e voluto interpretare questo
nostro punto di forza. Il racconto di
tanti vigneti, di tanti vitigni è il punto
di partenza su cui costruireun futurodi
grandi successi e di benessere agricolo.
Ora sta a noi non tradire, con sistemi
di vinificazione omologanti, queste
differenze, con l’obiettivo di esaltare
le peculiarità piuttosto che renderle
meno visibili. Sarebbe un errore ma-
dornale, ma sappiamo che il rischio,
ogni giorno che passa, è più flebile.
Ormai anche gli enologi e i produttori
meno illuminati hanno capito dove si
trova acceleratore e come va pigiato
per effettuare il famoso sorpasso!
Giancarlo Gariglio