31 Ottobre 2014
di Lorena Cacace
Un diamante è per sempre, un cocktail (con diamanti) anche. Il mondo della notte scopre il legame tra gioielli e liquori, un mix che affascina e conquista donne e uomini di ogni età e ogni latitudine, accomunati dalla passione per il lusso e per il divertimento. Così nei cocktail di lusso spuntano diamanti, rubini, anelli e catenine: accanto al ghiaccio e alle decorazioni si fanno largo le pietre più preziose in una miscela che esalta l'esperienza del consumatore e rende il momento del drink una vera esperienza extra chic. Bartender e locali sfidano la crisi per dare agli ospiti qualcosa in più che il piacere di un ottimo cocktail: la sensazione di essere unici, coccolati e premiati. Così, il Vodka Martini del Ritz-Carlton di New York è servito con un anello in diamante che si appoggia delicatamente sul fondo, mentre nuovi locali di Mosca celebrano la loro apertura con cocktail a base di diamanti.
Se ancora è troppo presto per parlare di tendenza, è certo che negli ultimi anni stiamo assistendo a un fiorire di cocktail gioiello pensati per i clienti più danarosi e che hanno il plus di certificare il pregio dello stesso locale.
Sono aumentati i nightclub e i bar che offrono creazioni raffinate, pensate per esaltare le materie prime, ma ora nei bicchieri si serve il vero lusso e lo si fa con il simbolo più puro: le pietre preziose. Il percorso dei luxury cocktail si arricchisce di un nuovo capitolo, destinato a crescere con l'aumento di una clientela sempre più esigente.
L'attenzione per il beverage ha portato a un affinamento generale del settore: si consumano sempre più volentieri cocktail e prodotti premium in quello che viene definito il processo di “premiumization”. Si beve meno ma meglio, a voler riassumere il tutto: i consumatori preferiscono rivolgersi a prodotti di più alta qualità anche (e soprattutto in certi casi) se più costosi rispetto alla media. Vodka e tequila sono in crescita, con numeri più alti per fasce premium, champagne e spumanti hanno ormai un ruolo di primo piano tra i ripiani dei bar, distillati e whisky rinomati sono co-protagonisti dei cocktail insieme agli ingredienti più freschi.
La tendenza, questa sì, di realizzare miscelati e cocktail di alta gamma, unendo materie prime di assoluta qualità, ricercate e pregiate, ha stimolato la fantasia dei gestori e dei bartender. Cosa si può offrire di più a chi è già abituato al meglio? Qualcosa che valichi i soliti confini, che stupisca e faccia vivere un'esperienza globale: i cocktail gioiello.
Sfrenatissimo lusso
Ecco così che il Ritz-Carlton di New York offre ai suoi clienti più danarosi il Vodka Martini Diamonds are Forever: ispirato al celebre film della saga di 007, sul fondo viene appoggiato un vero anello in diamanti
La spesa totale è di 10mila dollari ed è necessario richiederlo con 72 ore d'anticipo in modo da avere la consulenza di un gioielliere. A Tokyo la catena ha ampliato l'esperienza, offrendo il Diamonds are forever del bartender Shingo Kawahara agli innamorati che hanno scelto il locale per la proposta di matrimonio: al costo di circa 22mila dollari (il prezzo varia a seconda delle oscillazioni del costo delle pietre), si può avere il cocktail con l'anello, servito al tavolo con il sottofondo della colonna sonora del film.
Al The White Barn Inn, a Kennebunk, nel Maine, hanno pensato a un modo molto originale per celebrare i 40 anni di attività, ideando il Ruby Rose, cocktail a base di vodka, liquore Saint Germain, succo di pompelmo fresco, melograno e acqua di rose. Ad arricchire il drink, un rubino da 4 carati, servito all'interno del bicchiere, che fa lievitare il costo a 40mila dollari.
Esempi di cocktail gioiello si sono moltiplicati in giro per il mondo. A Singapore, il luxury nightclub Pangaea ha fatto parlare a lungo di sé per il Jewel of Pangaea: ideato dal pluripremiato barman Ethan Leslie Leong, il cocktail è realizzato con brandy Hennessy, in cui sono immerse in infusione scaglie d'oro, versato su una zolletta di zucchero e a cui viene aggiunto champagne Krug d’annata 1985. Al centro il tocco extralusso: un anello con diamante da un carato, creato dalla maison Mouawad, che viene legato a un ciondolo e lasciato pendere all’interno del bicchiere in modo da vederlo a ogni sorso. Per il locale più esclusivo di Singapore è stata una scelta vincente, nonostante un costo che si aggira intorno ai 26mila dollari: servire un drink di assoluto pregio, da gustare con lo scintillio del diamante che filtra dal bicchiere è qualcosa che va oltre il semplice piacere di bere.
L'ultimo esempio arriva da Mosca dove lo scorso febbraio si è celebrata l'inaugurazione della nuova terrazza bar del Reka Moscow: nel corso della serata ha servito un cocktail con all'interno tre diamanti da 1-1,5 carati messi a disposizione dallo sponsor della manifestazione, l’italiana Crivelli Gioielli. Ad aggiudicarselo è stato l'imprenditore Andrey Melnikov, cliente abituale, che ha sborsato 50mila dollari.
Quello che il cocktail gioiello offre al cliente è un'esperienza globale e personale: in un mondo sempre più connesso, dove anche il lusso sembra più facile da agguantare e vivere per un maggior numero di persone, il consumatore luxurer cerca sempre l'occasione di sentirsi unico, coccolato e viziato.
Secondo gli ultimi dati che emergono dal rapporto Altagamma 2014 sui consumatori del lusso globali, la crescita del settore nei prossimi dieci anni vedrà al centro il consumatore quale motore principale. Per questo è fondamentale per tutti i soggetti del mercato conoscere e anticipare “i valori, le attitudini e le aspirazioni”.
Di norma si tende a dividere gli acquisti in lusso personale ed esperienziale: il cocktail gioiello ha il pregio di riunire entrambe le categorie. Da un lato si ha l'esperienza: l'acquisto di un drink esclusivo, che richiama l'attenzione e che premia le conoscenze e il lato personale del consumatore, consapevole di ricevere il meglio che il locale ha da offrire. Dall'altro il gioiello, l'oggetto che rimane al cliente e che eleva la stessa degustazione del cocktail a un momento di shopping fuori dai canoni. Tutto racchiuso in un bicchiere.
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A cura di Matteo Cioffi
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