pubblici esercizi
28 Marzo 2017L’acquisto compulsivo colpisce anche i grandi gruppi imprenditoriali. Si dice che negli investimenti sia necessario, per proteggersi dalle oscillazioni del mercato, diversificare. Ecco allora che accanto alle industrie pesanti, a quelle che producono maglieria o addirittura semplici patatine, alcuni, quelli con il grano e non parlo certo di mulini, si dedicano al vino. Si tratta spesso di società americane o dell’estremo oriente, da sempre, o almeno da quando hanno conosciuto il vino di qualità, innamorate di Bordeaux, Borgogna, ma ultimamente anche di Langa, Toscana e delle etichette che qui si producono.
STORIE RECENTI
L’attualità racconta che Stanley Kroenke (noto imprenditore americano- ndr) si sia avvicinato, dopo aver già collezionato –è il caso di dirlo- in altri campi l’Arsenal e i Los Angeles Rams nella Nfl, a una delle aziende più gloriose della Borgogna come Bonneau du Martray. Sempre in Borgogna fece scandalo (circa 5 anni fa) il tentativo di un facoltoso personaggio di Macao che comprò il castello, anche qui definito châteaux, di Gevrey-Chambertin con vigne annesse. La polemica che precedette l’acquisto animò tanto i proprietari della zona, che ne parlò tutta la stampa e persino il governo fu chiamato a intervenire. La compravendita di cantine e vigneti sembra tuttavia uscita, sempre di là dalle Alpi, dagli storici territori di Bordeaux e Borgogna per approdare in Loira. Notizia di questo inizio dell’anno è che il proprietario di Chateau Montrose –si tratterebbe quindi di acquisto per così dire patriottico- si sia notevolmente avvicinato a Clos Rougeard, una delle gemme tra i produttori di Cabernet Franc. A dire il vero la cessione, imminente ma non ancora formalizzata al momento di questo articolo, pare sia stata incentivata dalla prematura scomparsa di uno dei fratelli che in precedenza guidavano l’azienda, accompagnata, come spesso accade in questi casi, da successivi dissidi familiari.
LO SHOPPING DEL RAPPER
Persino le “bollicine” più famose al mondo non sfuggono allo shopping. L’esempio più eclatante è stato quello del rapper Jay-Z che decise di comprarsi un marchio di champagne, Armand de Brignac, anche perché un direttore amministrativo di un noto marchio di perlage fece un commento non proprio entusiastico sul fatto che certe star della musica americana bevessero, con buona dose di ostentazione, lo champagne che essi producevano. In Italia gli acquisti esteri non mancano, anche se, pare, possano vantare un legame più solido che va ben oltre lo scambio di beni. Testimonianze di questo trend sono le cessioni de La Cerbaiona a Montalcino, acquistata da un magnate americano dell’Hi- Tech già comunque cliente, nonché fan sfegatato di questo produttore, e Vietti. In Langa le voci su ulteriori cessioni di cantine sono ultimamente all’ordine del giorno, anche se, come nel caso di Vietti, eccellente produttore di Barolo, l’entrante proprietà a stelle e strisce ha preteso che tutto rimanesse come era al momento della vendita di questa prestigiosa azienda con sede a Castiglione Falletto.
DOPO GLI STATES, ECCO GLI ASIATICI
Dopo gli americani in Italia sbarcheranno con grande probabilità anche gli orientali, in gran parte interessati a molte aziende, in particolar modo toscane, come dimostrano i sondaggi, sempre più numerosi, effettuati dal Segonzac international Group, società d’investimenti con capitale cinese già proprietaria di un’azienda a Bordeaux. Ultima notizia in ordine di tempo ma non sicuramente per importanza, è la vendita, anche se alcuni parlano di partnership, di una delle realtà più storiche e rappresentative del panorama enologico nazionale: Biondi Santi. L’acquirente? Il gruppo Epi, che già detiene in Francia la maison di champagne Charles Heidsieck oltre ad altri marchi di lusso nel campo dell’abbigliamento. Speriamo che l’essere imprenditori non significhi, in questo come in altri casi a venire, dimenticarsi della storia enologica di un’azienda e del rispettivo territorio di produzione. Aspetti che alle volte non si comprano mai veramente del tutto, ma che sono ben più difficili da mantenere intatti, rispetto al fare, o non fare, buono un vino.
Romagnolo verace, Luca Gardini inizia giovanissimo la sua carriera, divenendo Sommelier Professionista nel 2003 a soli 22 anni, per poi essere incoronato, già l’anno successivo, miglior Sommelier d’Italia e – nel 2010 – Miglior Sommelier del mondo.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato sul mondo del fuori casa iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
21/11/2024
Una piattaforma che permette ai ristoratori di scegliere tra una gamma di imballaggi sostenibili, sia compostabili che realizzati in carta, cartone o plastica riciclata. È Deliveroo Packaging, ora...
21/11/2024
Nel cuore di San Frediano, una delle zone più vibranti di Firenze, il Gunè Next Door si rinnova. A guidare il cocktail bar arriva Matilde Martelli, ventottenne fiorentina doc, che dal 9 ottobre ha...
20/11/2024
Si è parlato di educazione alimentare nel corso dell’assemblea annuale di Fipe-Confcommercio a Roma. Sul tema la federazione, dopo il contributo delle istituzioni nell’ambito della formazione...
20/11/2024
L’essenza bio diventa l’anima di Belvedere. A giugno di quest’anno, la vodka di casa Moët Hennessy, dopo tre anni di studi e ricerche, ha ottenuto la certificazione biologica europea,...
A cura di Matteo Cioffi
I NOSTRI PORTALI
Quine srl
Direzione, amministrazione, redazione, pubblicità
Tel. +39 02 864105 | Fax +39 02 72016740 | P.I.: 13002100157
©2024 - Tutti i diritti riservati - Responsabile della protezione dati: dpo@lswr.it
Privacy Policy