15 Agosto 2018
Con il termine “biologico” si indicano tecniche agricole o di allevamento che escludono o limitano l’uso di sostanze chimiche nei fertilizzanti e nei mangimi. In realtà, l’attività agricola in generale (biologica e convenzionale) verte sempre su un processo di natura biologica perché attuato da un organismo vegetale, animale o microbico ma la differenza sostanziale che intercorre tra le due consiste appunto nel livello di prodotti di sintesi chimica introdotti nell’agrosistema: nell’agricoltura convenzionale si impiega un notevole quantitativo di concimi e fitosanitari prodotti in laboratorio, quindi ottenuti da processi industriali; al contrario, l’agricoltura biologica si fonda sul rispetto dell’agrosistema e dell’ambiente grazie all’ausilio di fitosanitari che non contengono sostanze di sintesi bensì di origine organica e naturale. È tuttavia controversa l’idea che le sostanze “naturali” abbiano sempre un impatto sull’ambiente realmente minore. Il rame, ad esempio, ammesso nella produzione biologica di uva, è da tempo considerato un inquinante, tanto che il suo uso viene sempre più ristretto dalla Comunità Europea.
La filosofia alla base dell’agricoltura biologica fa riferimento a tecniche e principi antecedenti all’introduzione dei pesticidi in agricoltura avvenuta negli anni 70 e si prefigge, quindi, di ridurre l’impatto ambientale su acque, terreni e aria (introducendo appunto fertilizzanti e antiparassitari “naturali” e praticando rotazioni colturali) al fine di produrre alimenti di elevata qualità nutritiva senza residui di fitofarmaci o concimi chimici di sintesi, di trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente attingendo dalle risorse locali e di promuovere un allevamento lontano da tecniche di forzatura della crescita in cui l’animale viene rispettato, nutrito con mangimi naturali e dove le malattie vengono trattate mediante preparati omeopatici e fitoterapici, limitando i medicinali convenzionali ai casi gravi. È ovvio che questo ammirevole progetto, che pare utopistico per certi versi, abbia dei benefici ma anche dei costi più elevati rispetto al convenzionale quindi le critiche, i pareri discordanti e l’avversità che genera l’argomento Bio siano legati alla sua scarsa sostenibilità su larga scala. Il divieto di usare la maggior parte di prodotti agrochimici di sintesi riduce quella parte dell’impatto ambientale agricolo legata all’immissione di molecole tossiche nell’ambiente ma la produzione biologica ha mediamente rese inferiori del 20-45% rispetto a quella convenzionale e pertanto, per produrre le medesime quantità, sarebbe necessario mettere a coltura il 25-64% di terre in più portando ad una alterazione o distruzione di habitat naturali. In tema di sostenibilità è stato osservato inoltre che l’agricoltura biologica è in grado di avvicinarsi, per molte colture, ai risultati di quella convenzionale solo se accoppiata ad una fertilizzazione del terreno. A causa della scarsità di animali allevati in modo biologico è attualmente consentito l’utilizzo anche di fertilizzanti certificati come biologici che di fatto però derivano da produzioni convenzionali.
Comunque, è un dato di fatto che molti studi abbiano riscontrato una quantità di fitofarmaci (antiparassitari, fungicidi, diserbanti, repellenti ecc di sintesi chimica) superiore del 30% nei prodotti di agricoltura convenzionale, (nonostante si sostenga che questa percentuale non incida negativamente sulla salute dell’uomo) e che frutta e verdura biologica, ad esempio, contengano un numero maggiore di antiossidanti, tra il 2040% in più rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali.
Come medico nutrizionista è ovvio che questi dati siano per me rilevanti, tanto da farmi prediligere prodotti bio ove possibile, in quanto le sostante antiossidanti sono preziosissimi alleati per il benessere del nostro organismo, sempre più sollecitato a stress di varia natura, anche perché ormai ci nutriamo troppo spesso con prodotti alimentari preparati/ confezionati saturi di additivi (coloranti, addensanti, conservanti ecc.), almeno cerchiamo di scegliere quelli meno ricchi di fitofarmaci di sintesi! L’agricoltura biologica in questi ultimi anni, pur rimanendo un mercato di nicchia dovuto in larga parte ai prezzi più alti rispetto ai corrispettivi prodotti convenzionali, sta prendendo una larga fetta di mercato. In Italia, uno dei paesi leader nella produzione biologica europea,interessa circa il 6,9%della superficie agricola. Ma oltre alle considerazioni di tenore ambientale, altri motivi che hanno spinto l’adozione di questo tipo di pratica agricola in generale sono state quelle di tenore imprenditoriale (i consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti biologici) o legate alla disponibilità di finanziamenti dell’Unione europea per l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili. Anche nella ristorazione collettiva la quota di prodotti bio è in crescita ma, come si fa ad avere la certezza che si tratti di vero bio? Esistono organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole a cui la legge assegna il compito di verificare il rispetto dei regolamenti attuativi da parte delle aziende biologiche e concedere il proprio marchio da apporre alle etichette dei prodotti venduti dall'azienda associata. Tali organismi devono rispettare il principio di “terzietà” non intrattenendo altri rapporti commerciali o di consulenza con le aziende certificate; le Regioni e le Province a statuto speciale sono preposte al controllo di questo aspetto. Gli organismi di controllo effettuano ispezioni presso le aziende associate con cadenza almeno annuale e, se necessario, in presenza di sospette violazioni preleva campioni da sottoporre ad analisi.
Il logo biologico ed il sistema di etichettatura hanno il compito di assicurare al consumatore che il prodotto che stanno comprando è stato ottenuto seguendo in tutti i dettagli la Regolamentazione europea sull’agricoltura biologica.
L’agricoltura biologica in Europa è stata regolamentata per la prima volta a livello comunitario nel 1991 con il *Reg. (CEE) nº 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e all›indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. Solo nel 1999 con il *Reg. (CE) nº 1804/99 sono state regolamentate anche le produzioni animali. Nel giugno del 2007 è stato adottato un nuovo regolamento CE per l’agricoltura biologica, Reg. (CE) nº 834/2007[2], che abroga i precedenti ed è relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici sia di origine vegetale che animale, compresa l’acquacoltura).
(Dott.ssa Barbara Panterna)
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A cura di Matteo Cioffi
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