18 Febbraio 2014
L’aroma più buono del calcio e dello stare insieme, come nelle migliori chiacchiere da bar. Con Diego Maradona, Mario Balotelli, Jacopo Violani, Emerson, Paolo Cannavaro e molti altri.
IL TIFOSO MARADONA
Maradona va al San Paolo e il Napoli batte la Roma 3-0 nella semifinale di Coppa Italia. Buon per lui, ché il Mito è il Mito, ma l’ultima volta che aveva visto gli azzurri era stato per Roma-Napoli 2-0, e un’eventuale nuova sconfitta coi giallorossi avrebbe suscitato considerazioni scaramantiche non troppo gradevoli. Diego in tribuna, comunque, fa sempre più notizia di Higuain in campo. Così, le inquadrature e i cori sono tutti per lui, e De Laurentiis deve fare buon viso a cattivo gioco (non lo ama: si vede lontano un miglio!) regalandogli una maglia personalizzata e promettendogli improbabili incarichi di rappresentanza in società. Ma l’immagine più bella della serata è la reazione di Diego a un gol mancato da Callejon sullo 0-0: si blocca a braccia aperte, tutto proteso in avanti, poi scalpita e salta giù di un gradino portandosi le mani alla testa per la disperazione. La reazione di un vero tifoso.
TESTA DI PLEXIGLASS
Quasi nessuno ormai si scandalizza per le esultanze bizzarre di certi calciatori dopo i gol. Ma quando è troppo è troppo, come dimostra quanto accaduto a tal Jacopo Violani, in Ponticelli-Riolo Terme di Seconda Categoria emiliana che, dopo aver segnato un gol non proprio memorabile, spacca con una testata la parete in plexiglass di una panchina. L’arbitro lo espelle e dagli spalti piovono epiteti non proprio oxfordiani. Il che dimostra che gli stadi sono ancora frequentati da gente di buon senso.
IL PREZZO DEL BIGLIETTO
Milan-Bologna, anticipo di venerdì sera, potrebbe tranquillamente essere sintetizzata così: una delle più brutte partite del campionato illuminata da uno dei gol più belli. La rete di Balotelli – tiro dalla traiettoria imprevedibile da più di 35 metri – è una di quelle che giustifica il commento “vale da sola il prezzo del biglietto”. In questo caso, l’accento è su “da sola”.
WHY ALWAYS HIM?
“Why always me?” aveva scritto Balotelli su una sottomaglia ai tempi del Manchester City, lamentando di essere sempre al centro di attenzioni e polemiche. Lo accontentiamo, e spostiamo i riflettori da lui a un calciatore che li gradirà di più. Emerson Ramos Borges, o semplicemente Emerson, centrocampista brasiliano del Livorno, ha esordito in Serie A a 33 anni. Nel suo curriculum non ci sono Inter, City e Milan ma Atletico Elmas, Nuorese, Taranto, Lumezzane e Reggina. Il suo primo gol nella massima serie, alla decima giornata contro il Torino, era già stato un capolavoro. Domenica scorsa, a Cagliari, la seconda perla. Un gol molto simile a quello di Balotelli, ma probabilmente anche più bello. E allora gloria a Emerson, che dopo la prodezza di Mario a San Siro e i conseguenti titoloni in prima pagina, deve aver pensato “Why always him?”
PAOLO IL FREDDO
Sette anni e mezzo nel Napoli, la squadra della sua città, di cui era anche diventato il capitano. Poi Paolo Cannavaro passa al Sassuolo e, poche settimane dopo, si trova a giocare contro il suo passato. E perde. Dai suoi occhi di ghiaccio non traspaiono particolari emozioni. Quanto gli sarebbe piaciuto vincere, per accumulare punti salvezza ma soprattutto per fare un dispetto a Benitez che l’ha emarginato e alla società che l’ha scaricato? E quanto invece, sotto sotto, è stato anche un po’ contento per i suoi ex compagni e per quella che resta sempre la sua squadra? Quanta razionalità e quanto cuore c’è in questi professionisti strapagati che però restano pur sempre dei ragazzi? E, anche se i problemi seri sono ben altri, quanto deve essere difficile giocare certe partite?
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A cura di Matteo Cioffi
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