pubblici esercizi

08 Gennaio 2020

La cultura finanziaria come leva di sviluppo

di Luciano Sbraga


La cultura finanziaria come leva di sviluppo

Le piccole imprese, ed in particolare quelle del mondo dei pubblici esercizi, hanno sempre subito condizioni difficili di accesso al credito. Le ragioni riguardano da un lato la scarsa disponibilità di dati economici affidabili e dall’altro un uso poco razionale degli strumenti finanziari con uno sbilanciamento forte sullo scoperto di conto corrente. Non a caso la fotografia del passivo dello stato patrimoniale mostra un squilibrio verso fonti esterne, soprattutto i fornitori. I debiti commerciali sono oltre un terzo del passivo e sommati a quelli verso il sistema finanziario si supera abbondantemente il 60%.

Ma lo scoperto di conto corrente (il fido) sebbene comodo è particolarmente insidioso perché in caso di sconfinamento l’impatto sul rating dell’azienda è immediato e fortemente penalizzante. E qui veniamo ad una parolina magica che negli ultimi anni è diventata cool: il rating. Ma prima di parlare degli aspetti “tecnici” del rating bancario, dobbiamo capire a cosa serve e, soprattutto, perché il sistema bancario-finanziario lo considera un  elemento imprescindibile per valutare l’affidabilità finanziaria di un’impresa. Dunque partiamo dall’affidabilità finanziaria e da come questa influenza il rating e la possibilità di ottenere finanziamenti. Se si ha un debito è fondamentale capire se si è in grado di ripagarlo rispettando le scadenze. Un principio generale che vale per le persone, per le aziende e perfino per gli Stati. Ciò che conta di più non è tanto l’ammontare dell’indebitamento ma la capacità di ripagarlo. È qui che entra in gioco il rating in quanto sistema in grado di misurare la correttezza finanziaria di un’impresa e dunque la sua capacità di ripagare i debiti. Detto in altre parole il rating è lo strumento che permette al sistema bancario di valutare il rischio delle imprese nel momento in cui chiedono un finanziamento.

Ovviamente la capacità di restituire i soldi presi in prestito non è l’unico parametro sulla base del quale viene calcolato il rating. Ce ne sono altri: solidità patrimoniale, andamento del settore, dati delle Centrali Rischi, reputation dell’azienda, ecc. Eppure un indicatore tanto importante è sconosciuto a metà delle imprese: un pubblico esercizio su due non sa come la banca lo guarda e lo giudica.


La relazione tra andamento del rating ed erogazione del finanziamento ci fa capire immediatamente quanto il primo condizioni il secondo. Se il rating non migliora è difficile ottenere l’intero importo del finanziamento o il finanziamento stesso. Se il rating migliora il discorso è esattamente opposto. Tornando al punto precedente capita di frequente che per una distratta attenzione ai flussi di cassa chi gestisce un bar o un ristorante si trovi a sconfinare rispetto al fido concesso, magari anche per piccoli importi e per brevi periodi. Il danno sul livello di affidabilità dell’impresa per qualche centinaio di euro e per qualche giorno di sconfinamento è tuttavia enorme. Se non si ha la corretta informazione dei meccanismi che regolano questi fenomeni si continuerà a prestare poca attenzione alle variabili che incidono sulla possibilità di ottenere credito e a non capire perché capita di non ottenerlo anche quando l’importo richiesto è di piccola entità come spesso avviene nel mondo dei pubblici esercizi. In effetti il fabbisogno finanziario di bar e ristoranti è modesto. Oltre tre imprese su quattro stano sotto i 50 mila euro e una su due sotto i 25 mila euro. Importi contenuti che non sempre si ottengono. Il risultato è che si va alla continua ricerca di fonti alternative tra le quali, come abbiamo visto, il credito commerciale gioca un ruolo importante. Occorre valutare, tuttavia, qual è il reale costo dell’indebitamento commerciale anche alla luce del rischio che i fornitori si assumono. Migliorare la cultura finanziaria è, dunque, un imperativo al quale nessuna impresa può oggi sottrarsi. In questa direzione va l’accordo che Fipe ha stipulato con Intesa SanPaolo che abbraccia diversi servizi che vanno dai micropagamenti elettronici a commissione zero per importi fino a 15 euro a modalità innovative di finanziamento che vedono protagonisti non solo impresa e banca ma anche gli stessi fornitori. Per saperne di più visitate il sito Fipe – www.fipe.it – o contattate le associazioni territoriali del sistema Fipe-Confcommercio.

TAG: ECONOMIA,FINANZA,MARCO BERETTA,CONFCOMMERCIO,ANALISI,PUBBLICO ESERCIZIO,FEDERAZIONE ITALIANA PUBBLICI ESERCIZI,MIXER 319,RATING

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