pubblici esercizi
03 Maggio 2021L'Italia dei colori penalizza i pubblici esercizi: l'allarme della categoria.
Maggio comincia con un’Italia in prevalenza gialla, con possibilità di andare al ristorante a pranzo e cena (all’aperto) e più libertà di spostarsi. Fanno però ancora eccezione Sardegna, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia (ancora arancioni) e Valle d’Aosta, tornata -unica regione – in rosso. Una ripresa quindi ancora in salita con un ritorno alla normalità solo apparente: visto che sono tanti i pubblici esercizi che ancora non possono ricominciare a lavorare.
Ai 243mila posti di lavoro perduti nel corso del 2020 a causa dei lockdown e delle misure di contenimento della pandemia – sottolinea infatti Fipe - bisogna aggiungere i lavoratori delle zone rosse e arancioni, che – a causa delle misure restrittive – saranno costretti a rinunciare alla loro prestazione professionale.
Meglio, ma non troppo, nelle regioni gialle, dal momento che circa il 40% dei locali.
“Siamo davanti a uno scenario desolante – commenta Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Il nostro settore ha perso per strada professionalità importantissime e, cosa ancor più drammatica, ha smesso di investire sul futuro. Il 26% circa dei posti di lavoro perduti lo scorso anno, infatti, è composto da ragazzi tra i 20 e i 30 anni, mentre addirittura il 35,5% si riferisce a giovani under 20. Sarebbe auspicabile se le grandi sigle sindacali aprissero con noi, da subito, una grande vertenza per l’occupazione che passi per l’immediata riapertura delle attività dopo sei lunghi mesi di misure restrittive.”
“Esiste un tempo per resistere – conclude Cursano –, e qualcuno di noi ha resistito 14 mesi, ma esiste anche un tempo per ripartire. Che non si possa vivere di soli ristori, per loro natura insufficienti, è ormai evidente a tutti. Bisogna smettere di cercare scorciatoie e rimettere in moto quella rete di legalità e professionalità rappresentata dai Pubblici esercizi. L’unico vero antidoto alle feste sregolate e agli assembramenti incontrollati che causano i contagi”.
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A cura di Matteo Cioffi
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