pubblici esercizi
05 Dicembre 2015Dal 1° luglio, per il dipendente è più conveniente utilizzare i buoni pasto elettronici perché è stata elevata la soglia di esenzione fino a 7 euro contro i 5,29 euro dei voucher di carta. L’obiettivo del legislatore, oltre ad aumentare la soglia di spesa esente per i dipendenti tende ad incentivare l’uso di strumenti elettronici utili per una maggiore tracciabilità e controllo della spesa (o lotta all’evasione!?)…
Il buono pasto in sintesi
Il legislatore per favorire i datori di lavoro non dotati di mensa o prestazioni similari alternative, ha incentivato l’uso dei buoni pasto con la loro detassazione al fine di evitare che il dipendente perda tempo e produttività nell’allontanarsi dal posto di lavoro per consumare il pasto. Negli anni l’uso del buono pasto si è diffuso ampiamente. Ricordiamo che per il datore di lavoro la concessione del buono pasto non è un obbligo! Esso va considerato alla stregua di un benefit; deve interessare la generalità dei dipendenti (anche part time) o categorie omogenee di essi e va specificato anche nel contratto di assunzione. Il buono pasto non è cedibile, né commercializzabile né convertibile in denaro. Va usato per il suo valore facciale nel senso che non permette la restituzione di resto in denaro per acquisti di importo inferiori (es. per pagare solo un caffè). Inoltre non può essere utilizzato per ricevere prestazioni diverse da quelle per cui è attribuito. I buoni vanno distribuiti in base alle giornate di presenza effettiva al lavoro, anche se festiva o anche se l’orario di lavoro non contempla la pausa pranzo.
In linea di massima il buono pasto conviene a tutti:
- al dipendente perché può comprare il pasto con l’esenzione fiscale e contributiva fino a 5,29 euro (7 euro dal 1° luglio se in formato elettronico). Se il buono è di valore superiore, l’eccedenza costituisce retribuzione tassabile;
- al datore di lavoro perché il costo sostenuto per i buoni pasto è interamente deducibile dal reddito e l’iva al 4% è detraibile;
- alla società emittente i buoni, che cura la gestione del buono, guadagnando nell’intermediazione e favorendo i consumi.
Dal 1° luglio 2015 esente fino a 7 euro
Negli anni il buono pasto è stato utilizzato da molti anche in modo diverso da quello per cui è nato (ad esempio per fare la spesa al supermercato o comprare beni non alimentari) anche perché i voucher cartacei sfuggono ad ogni forma di tracciabilità di uso. Per evitare usi impropri, il legislatore alzando la soglia di esenzione incentiva l’uso di buoni elettronici promuovendone la tracciabilità nell’utilizzazione. Per il dipendente il maggior potere di spesa esente
stimato in oltre 200 euro annui in più, viene bilanciato dall’accettazione di poter essere controllati. Il datore di lavoro gode di una più agevole gestione pratica rispetto ai voucher di carta, oltre alla maggiore deducibilità fiscale e al fatto di concedere maggior potere di acquisto ai propri dipendenti.
Le società emittenti invece, potranno avere tempestivamente informazioni importanti anche per profilare i gusti e preferenze degli utilizzatori. Ma chi ci guadagna maggiormente è il Fisco. Difatti i buoni elettronici dovrebbero scongiurare soprattutto l’uso di buoni in modo cumulativo oltre la soglia di deducibilità giornaliera (la citata spesa al supermercato!). Si ricorda che l’uso di buoni oltre i 7 euro al giorno obbliga il datore di lavoro ad operare e versare le ritenute di legge. Quindi il contrasto all’evasione è evidente.
Studio Walter Pugliese
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A cura di Matteo Cioffi
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