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14 Luglio 2016

Al via Espresso Italiano Champion, agonismo senza egocentrismo

di Carlo Odello


Al via Espresso Italiano Champion, agonismo senza egocentrismo

Con aprile è ripartito Espresso Italiano Champion, il campionato baristi dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano. Quest’anno le gare di selezione, quelle da cui usciranno i concorrenti che poi accederanno alle semifinali e alla finale ospitate da Triestespresso, sfioreranno probabilmente la trentina (di cui una dozzina all’estero, segno che l’espresso italiano desta sempre un forte interesse). È un dato importante perché significa che arriveremo a coinvolgere un numero decisamente elevato di baristi, punto che l’Istituto Nazionale Espresso Italiano ha sempre avuto molto a cuore: non una gara per pochi, ma al contrario un banco di prova per tanti (nel 2015 si sono cimentati nell’impresa più di duecento baristi). Mi piace condividere qui alcune riflessioni su Espresso Italiano Champion, proprio ora che ci troviamo all’inizio delle gare del 2016. Innanzitutto il fatto che sinora si sia sempre avuto un clima di agonismo ma senza eccessivi momenti di egocentrismo. È chiaro che partecipare a una gara e vincerla implica anche un giusto entusiasmo, ma essenzialmente i professionisti sono rimasti tutti con i piedi abbastanza per terra e una volta scesi dalla pedana di gara sono tornati a quella del loro locale. Credo che a questo clima abbia contribuito un punto davvero fondamentale nell’impostazione di Espresso Italiano Champion: la giuria sensoriale che opera alla cieca.

[caption id="attachment_101402" align="alignleft" width="177"]GIANNIS MAGKANAS, ESPRESSO ITALIANO CHAMPION 2015 GIANNIS MAGKANAS, ESPRESSO ITALIANO CHAMPION 2015[/caption]

Chi assaggia gli espressi e i cappuccini del barista in gara non ha modo di sapere nulla: ciò tende a evitare casi di sudditanza nei confronti dei concorrenti. Questo dona all’operato dei giudici sensoriali una decisa serenità e li aiuta a svolgere al meglio il proprio dovere. È indubbio inoltre che una parte dell’entusiasmo intorno alla gara sia dettato dal fatto che questa non fa altro che simulare la vita reale. Al barista infatti è chiesto semplicemente di preparare quattro espressi e quattro cappuccini. Senza nessuna teatralità e senza alcuna necessità di esercitare arti oratorie: sono le tazze che prepara a parlare per lui, sono loro le portatrici del messaggio di qualità che dovrebbe governare l’operato di ogni buon professionista. Infine poi un punto che mi sta davvero molto a cuore. Espresso Italiano Champion è fortemente portatore del valore della formazione. Non è un puro momento ludico fine a sé stesso. Al contrario insistendo sulle buone pratiche che il concorrente deve adottare in gara manda il messaggio che nulla deve essere lasciato al caso. È un’esperienza che sprona i concorrenti a fare meglio e a formarsi in caso rilevino delle carenze. Tutti i migliori baristi che ho visto sfilare sono scesi dalla pedana con una sola domanda in mente: potevo fare meglio? Domanda che naturalmente ci poniamo quotidianamente all’Istituto Nazionale Espresso Italiano cercando di perfezionare Espresso Italiano Champion. Con in testa l’idea che resti sempre un momento per celebrare il barista italiano.

L’autore è Consigliere dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè e Amministratore del Centro Studi Assaggiatori. Chi fosse interessato a contattare l’autore può farlo scrivendo a: carlo.odello@assaggiatori.com

 

TAG: AREAS ITALIA - MYCHEF,GLOBAL COFFEE,ESPRESSO ITALIANO CHAMPION,MIXER 286

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