08 Luglio 2019
E’ ormai ufficiale che le colline del Conegliano Valdobbiadene siano Patrimonio dell’Umanità Unesco. La conferma arriva da Baku, in Azerbaijaan, dove il Comitato Permanente del Patrimonio Mondiale ha riconosciuto l’eccezionale valore universale al paesaggio e conseguentemente ha iscritto il sito veneto allaWorld Heritage List. Una sfida importante per il Paese tutto ed in particolare per il territorio veneto, che in questo modo potrà usufruire di tale ulteriore riconoscimento per mostrare agli occhi del mondo intero le sue bellezze, i suoi paesaggi ed i suoi valori storico-culturali.
La decisione è dunque stata ratificata al termine della 43esima sessione del World Heritage Committee, in cui sono state esaminate 36 candidature tra cui, per l’Italia, proprio quella delle ”Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene”. Una affermazione che segue le più che concrete speranze che si ventilavano nell’aria già da giorni, dopo il parere favorevole di Icomos - International Council on Monuments and Sites – che aveva promosso l’iscrizione alla lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale.
Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene si inseriscono dunque tra i siti Unesco Patrimonio dell’Umanità e vanno ad aggiungersi alle 1.092 località di tutto il mondo già presenti nella lista, di cui il 47% si trovano in Europa e nel Nord America, il 23% in Asia e nel Pacifico, il 12 % in America Latina e nei Caraibi, l'8,7 % in Africa e il 7,6% nei Paesi Arabi. La nazione con più Patrimoni dell'Umanità è l'Italia con 54, seguita dalla Cina con 53 e dalla Spagna con 47.
A portare il territorio veneto a tale riconoscimento, ha essenzialmente contribuito la lungimirante intuizione e la visione prospettica che il fondatore della Carpenè Malvolti - Antonio Carpenè - ha avuto nel valorizzare un ambiente inizialmente spoglio di vigneti, ma da sempre ricco di tradizione vitivinicola. “Sarebbe certamente fiero del lavoro compiuto in 150 anni dai viticultori del territorio – spiega Etile Carpenè, attuale Presidente nonché testimone storico della famiglia e dell’impresa – e di come essi abbiano saputo modificare le sorti socioeconomiche delle proprie famiglie rendendo queste terre, che nel 1853 contavano un solo vigneto, un orgoglio nazionale. Ancora più significativo è il fatto che tale riconoscimento arrivi nel 95° anniversario dalla prima iscrizione in etichetta del termine Prosecco. Una determinazione compiuta nel 1924 dalla seconda generazione - Etile Carpenè - per conferire al vino spumante, che il fondatore Antonio nel 1868 aveva prodotto per la prima volta con le uve del vitigno autoctono Glera, una precisa identità ed una specifica collocazione geografica”.
Un nuovo traguardo per il territorio dunque, a cinquant’anni esatti dalla prima e di dieci anni dall’ultima determinazione con cui sono state istituite rispettivamente le Denominazioni D.O.C. - il cui riconoscimento ufficiale è avvenuto nel 1969 - e la D.O.C.G., avvenuto nel 2009. Un processo lungo ed un sogno inseguito per anni; le basi di un cotanto ambizioso progetto vengono gettate nel 2009, quando si costituisce il Comitato Promotore e la proposta arriva per la prima volta sul tavolo di Luca Zaia, al tempo ministro delle Politiche Agricole. Dal suo ufficio di Governatore del Veneto nel 2014 egli prenderà personalmente in mano l’operazione, dando una grossa spinta per arrivare alla prima versione del dossier a sostegno della candidatura che nel 2016 porrà un altro tassello fondamentale, ovvero la firma del Protocollo d’Intesa tra i 28 Comuni interessati.
Particolarmente significativo è stato dunque il suo ruolo nel suddetto processo e a maggior ragione in quest’ultimo miglio verso l’inserimento nella Lista Unesco. Lo stesso Zaia a tal proposito ha in più occasioni ribadito l’importanza per questo territorio di ottenere l’inserimento nella Lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità non solo per quello che rappresenta a livello formale ma soprattutto per l’impegno concreto che l’Unesco si assume al fine di aiutare il sito, in cui tale Patrimonio si trova, per proteggerlo e valorizzarlo.
Una supervisione che passa attraverso due tipi di attività; il monitoraggio della protezione e il recupero avverranno infatti ogni sei anni attraverso le missioni di controllo - in caso di pericoli di danneggiamento e da rapporti periodici, - e verifiche approfondite sullo stato di conservazione e sugli interventi effettuati – anche col finanziamento Unesco – per la sua salvaguardia.
L’inserimento delle Colline del Prosecco tra i siti Patrimonio dell’Umanità sarà anche una importante occasione per incrementare in questo Territorio la presenza del turismo enogastronomico; un fenomeno che oggi solo in Italia fa muovere un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro (fonte Rapporto 2019 sul Turismo del Vino in Italia dell’Associazione Nazionale Città del Vino e Università di Salerno) a conferma di quanto esso rappresenti un elemento determinante al momento della scelta di una destinazione di viaggio ma ancora di più come esso si proponga come risorsa strategica per lo sviluppo del Paese.
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