05 Ottobre 2011
Anche se di coraggio devono averne tanto con i tempi che corrono, ci sono giovani che decidono di investire, di rischiare e fare impresa. Al giorno d’oggi possono essere molte le motivazioni che spingono un giovane ad iniziare un’avventura imprenditoriale.
Molti di essi sono ex operai o impiegati o anche studenti che hanno appena conseguito il diploma o la laurea.
Esiste però anche chi apre un’attività in proprio perché si trova senza lavoro e decide di investire così risparmi e liquidazione nella nuova attività. Anche se la necessità di un impiego non è la principale molla che spinge i giovani imprenditori italiani ad imbarcarsi in questa nuova avventura.
La decisione di far nascere una nuova azienda avviene perché il titolare ricerca una sua indipendenza o vuole affermarsi personalmente, credendo di conoscere abbastanza bene il mercato in cui va ad operare.
Gli italiani, insomma, confermano ancora una volta di essere “imprenditori per vocazione”.
Osservatorio sugli Under 35
Ad accendere i riflettori su un segmento molto importante della imprenditoria è stata come sempre Unioncamere in collaborazione con InfoCamere, creando un Osservatorio sull’imprenditoria giovanile, che consentirà di tenere sotto monitoraggio periodico i dati di questo particolare universo statistico per studiarne le dinamiche.
I primi dati diffusi nel corso del Meeting di Rimini, lo scorso agosto, mostrano aspetti interessanti principalmente per il Settore dei Servizi e della Ristorazione.
Secondo questa prima rilevazione sistematica sono 720 mila le “Imprese Giovanili ”, cioè quelle guidate da un Under 35, e si concentrano soprattutto nei settori più tradizionali.
Al 31 dicembre del 2010, infatti, i settori a più elevata concentrazione di imprese giovanili sono quelle dei Servizi alle Persone (16,2% del totale delle imprese del settore), delle Costruzioni (15,9%) e dell’Alloggio e Ristorazione (15,2%). In media, l’universo delle Imprese ‘Under 35’ rappresenta l’11,8% di tutte le Imprese, per la precisione 723.531 unità su 6.109.217 complessivamente esistenti in Italia.
Secondo i dati di Unioncamere il totale delle Imprese Giovanili nel Settore Pubblici Esercizi ed Alberghi è pari a 58.388 Imprese su 383.549 Imprese registrate di Pubblici Esercizi. Considerando che la loro percentuale è pari all’80%, e supponendo di poter adottare questa percentuale sulle Imprese Giovanili, se ne deduce quanto rilevante, nonostante tutte le difficoltà determinate dalla crisi, sia la quota di Imprenditoria Giovanile nel Pubblico Esercizio.
Sostegno ed incentivi
E tuttavia, come rilevava una Ricerca sempre di Unioncamere riferita ad Aziende guidate da un Under 30, in un quinquennio dal 2005 alla fine del 2010, vi è stato un calo del 16% dell’Imprenditoria Giovanile, determinando quella carenza di forze nuove che potrebbero aiutare a far superare l’immagine di un Paese che invecchia.
Eppure se il nostro Paese puntasse con maggiore convinzione sulla fascia giovanile di imprenditori, con politiche e finanziamenti adeguati potrebbe colmare il gap di crescita economica che lo divide dai maggiori Paesi europei. Come ha opportunamente evidenziato uno studio di qualche mese fa della Confcommercio, per esempio, con un aumento del 10% della quota di imprenditoria giovanile lo Stato si assicurerebbe una crescita del PIL dello 0,2%.
Il tema del sostegno e degli incentivi agli imprenditori giovani (attualmente vi sono leggi per lo sviluppo dell’Imprenditoria Giovanile come la legge n. 95 del 1995 o la legge n.236 del 1993 o il cd. Prestito d’onore per le Imprese Individuali) è quello che può consentire un percorso di crescita robusta e duratura, attraverso il rafforzamento della produttività e l’accelerazione dell’innovazione.
Il ruolo di stimolo che le Associazioni di Categoria possono svolgere può essere fondamentale e Fipe, che ha al suo interno il gruppo dei Giovani Imprenditori, intende muoversi su questo terreno sia per assicurare l’acquisizione di competenze tecnico professionali grazie alla formazione, la capacità di fare innovazione, l’esplorazione di nuovi business, sia per consentire all’imprenditoria giovanile di essere messa in condizione di poter fare affidamento su risorse aggiuntive, perché più capitale imprenditoriale significa più giovani imprenditori e più opportunità di lavoro.
Ciò per evitare, anche alla luce dell’invecchiamento della popolazione, che la giovane imprenditorialità si riduca, favorendo invece uno sviluppo per far emergere le eccellenze per consentire uno sviluppo socio-economico del Paese.
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