pubblici esercizi
19 Luglio 2022Al centro del volume il grave problema di concorrenza sleale che si genera nel contesto dei Ccnl, per via della diffusione di contratti collettivi di lavoro sottoscritti da organizzazioni sindacali e datoriali scarsamente rappresentative del settore. Accordi, questi, in cui vengono spinte offerte di lavoro al ribasso, dando vita alla cosiddetta contrattazione pirata: “Per porre fine al dumping – ha spiegato Lino Stoppani – i contratti collettivi nazionali di lavoro delle organizzazioni più rappresentative devono costituire il riferimento. Solo così si riesce a contrastare la proliferazione di tipologie di accordo che tolgono dignità ai lavoratori e impediscono la crescita delle competenze”.
Stando al manuale targato Fipe-Adapt, il metronomo dello studio effettuato è il Ccnl sottoscritto a febbraio 2018, scaduto a dicembre 2021 e attualmente oggetto di rinnovo. Si tratta di un contratto leader nel settore dei pubblici esercizi che copre 58.395 aziende e quasi 400mila lavoratori, che oltre a Fipe trova la firma tra gli altri di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e viene comparato a più livelli con quello di altre undici organizzazioni: Confsal, Fesica-Confsal, Fisals Confsal, Snalv Confsal, Cisal, Cisal Terziario, Ciu, Fildi-Ciu, Confdipendenti, Fal e Fisal Italia.
L'analisi di Fipe e Adapt mette al centro il trattamento economico minimo; le maggiorazioni per lavoro straordinario, notturno e festivo; il lavoro supplementare e la remunerazione; la durata del periodo di prova, di preavviso e di comporto. Ad esempio, se nell'accordo nazionale siglato da Fipe si prevede per un cameriere di sala una retribuzione minima di circa 1.500 euro al mese lordi per otto ore giornaliere, il secondo contratto censito per numero di lavoratori coinvolti (il Ccnl “Servizi” intersettoriale e applicato da sole 455 aziende e 11mila lavoratori) si ferma a 1.300 euro mensili. Inoltre, la durata media del periodo di prova per un cameriere con contratto Fipe è di 30 giorni, mentre in altri casi si arriva anche a 140 giorni. “Il nostro Ccnl è un presidio di legalità, che favorisce il lavoro di qualità e ferma la dispersione di competenze e professionalità”, ha aggiunto Stoppani.
Come anche l'esempio fatto da Andrea Chiriatti, area relazioni sindacali, previdenziali e formazione di Fipe, sul lavoro notturno nelle stazioni di servizio: “Basta solo immaginarlo cosa vuol dire pagare la metà, e quindi un terzo o anche un quarto rispetto al nostro 60%. È un elemento di gestione scorretta e di forte penalizzazione del lavoratore, che crea di conseguenza sfiducia nel settore. Fino alla gravità nel caso del lavoro a tempo parziale, soprattutto quello involontario, dove si crea enorme squilibrio, e nel nostro settore c’è una forte incidenza di questa tipologia di contratto”.
Secondo Silvia Cucciovino, professore ordinario di diritto del lavoro dell’Università Roma 3, “quello che occorre è una normativa di sostegno che garantisca maggiore vigilanza sulla bontà dei contratti che vengono firmati dalle varie associazioni sindacali con i lavoratori del settore”.
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