pubblici esercizi

04 Luglio 2014

Dov'è finito l’art. 62? Horeca e Gdo: crescono i ritardi di pagamento


Dov'è finito l’art. 62? Horeca e Gdo: crescono i ritardi di pagamento

Bar e ristoranti, ma anche la Gdo, registrano ritardi di pagamento in misura superiore alla media nazionale. Lo dice Cribis D&B, la società del gruppo Crif specializzata nelle business information, nel suo Osservatorio sulla puntualità nei pagamenti, aggiornato a primi tre mesi del 2014.

Nel primo trimestre infatti solamente il 16,9% delle imprese in questione pagano alla scadenza. Una performance decisamente inferiore della media italiana, pari al 38%. Ben 21,1 punti percentuali in meno.

A fronte di queste poche imprese virtuose, il 58,6% paga entro il mese e ben il 24,5% oltre i 30 giorni di ritardo. Da segnalare inoltre il forte aumento dei ritardi gravi, passati dal 16,4% del 2010 all’attuale 24,5%, un + 49,7%

Peggio della Gdo è il comparto dell’Horeca, con solo il 14,2% di realtà che saldano le pendenze economiche alla scadenza. Il 49,6% paga entro un mese, il 36,2% oltre il mese di ritardo. Ritardi gravi saliti in 4 anni del 265,7%

[caption id="attachment_28613" align="alignleft" width="300"]tabella ritardi pagamento clicca sull'immagine per ingrandire[/caption]

A livello geografico la situazione è qualitativamente costante negli anni in tutti i settori: meglio il Nord-Est seguito dal Nord-Ovest quindi Centro, Sud e Isole.

Commentando questi dati, l’amministratore delegato di Cribis D&B Marco Preti ha rilevato come siano lo specchio di un nuovo scenario: «I ritardi di pagamento e in generale la rischiosità delle aziende italiane si assestano oggi su un nuovo livello, più alto rispetto al passato. A marzo 2014 il settore dei beni di largo consumo ha manifestato tutte le sue difficoltà rispetto alle imprese italiane, puntuali mediamente nel 38% dei casi. Inoltre, per tutto il 2013 in Italia si è registrata una crescita dei ritardi gravi che hanno raggiunto il 16% nell’ultima parte dell’anno, il 24,5 nella Gdo. È difficile prevedere se questo trend resterà stabile nei prossimi mesi o se peggiorerà ancora; sicuramente è difficile ipotizzare una riduzione dei ritardi nei pagamenti e del livello medio di rischiosità commerciale del tessuto aziendale italiano».

I dati di Cribis non fanno che confermare quello che da più parti sottolineano gli operatori del settore, che cioè il cliente finale della filiera, pubblico esercizio o retail, sta avendo grossi problemi a rispettare i dettami dell’articolo 62 che prescrive i tempi di pagamento in 30 giorni per i prodotti alimentari freschi e in 60 giorni per quelli non deperibili. Una difficoltà che si ripercuote, soprattutto nel settore horeca sugli intermediari del canale, grossisti e distributori.

E il riflesso delle difficoltà nella gestione finanziaria si scorge nel numero dei fallimenti, aumentati nell’ultimo anno – a livello generale Italia - del 14% e di oltre il 50% rispetto al 2009.

Un’altra recente ricerca sul Credit Management di Cribis D&B rileva che oltre l’80% delle aziende italiane ha dichiarato di aver subito un grave insoluto e nel 40% dei casi si trattava di clienti con un’anzianità di fornitura superiore ai 5 anni, dato in crescita rispetto agli anni precedenti. «Tutti i segnali di un contesto – commenta ancora Preti -divenuto, negli ultimi 5 anni, molto più rischioso. Ci sono però anche dei segnali positivi, anche se non a costo zero per le aziende. Negli ultimi anni le imprese italiane hanno messo sempre più il controllo sui pagamenti al centro della propria gestione finanziaria, come uno dei fattori decisivi per rimanere sul mercato. Le imprese hanno investito molto in nuove strategie di gestione della clientela, come un più attento monitoraggio, nuove policy commerciali e, in alcuni casi, un ampliamento della struttura di credit management. Molto diffusa anche l’adozione di procedure di recupero dei crediti più tempestive e strutturate».

TAG: ECONOMIA,CAFFè DIEMME,DISTRIBUZIONE,FILIERA HORECA

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