bevande
19 Gennaio 2018«Economicamente parlando, è un dramma continuo!». Non usa certo giri di parole Erminio Alajmo, Presidente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) che a Padova e provincia rappresenta circa 1.500 aziende iscritte tra bar, ristoranti, pasticcerie, pizzerie e altri locali. Il riferimento è alla situazione economica che stanno vivendo le attività di somministrazione di alimenti e bevande e, in particolare, all’andamento congiunturale negativo che non dà segni di miglioramento.
«I numeri di Infocamere – prosegue Alajmo – non danno spazio a interpretazioni: dopo il saldo negativo provinciale di -213 attività relativo al 2015 e di -144 aziende nel 2016, anche il 2017 si chiuderà in forte calo: i dati al 30 settembre ci danno un saldo negativo di -170 aziende». Tale saldo è dato dal totale di nuove iscrizioni nel Registro delle imprese (122 aziende) e cancellazioni (292 aziende), la cui differenza è per l’appunto negativa di 170 unità.
«Come dire – traduce il Presidente degli esercenti – che in tre anni sono scomparse quasi 530 imprese, pari a circa il 18% del totale dei tremila locali presenti in provincia: un’ecatombe».
E anche quelle aziende che, tra mille difficoltà, riescono a sopravvivere, non se la passano molto bene: costi crescenti (+15% negli ultimi 10 anni secondo gli studi dell’APPE) e ricavi stagnanti, a causa di prezzi praticamente fermi da almeno 5 anni.
«Oltre ai fattori economici – precisa Alajmo – occorre anche fare i conti con una burocrazia sempre più oppressiva e un’oggettiva difficoltà di accesso al credito. L’APPE – conclude il Presidente – cerca di affiancare gli associati nel disbrigo delle tante incombenze che soffocano lo spirito innovativo degli imprenditori, così come cerca di agevolare l’accesso al credito delle aziende, grazie al fondamentale apporto del confidi, nostro partner privilegiato».
Proprio nell’ottica di aiutare le imprese, soprattutto nella fase critica di “startup”, è stata sottoscritta un’importante e innovativa convenzione tra APPE, Cofidi Veneziano e la banca Crédit Agricole FriulAdria, che ha lo scopo di rendere più semplice ed efficace l’erogazione di finanziamenti alle imprese, con la fondamentale assistenza nella fase di valutazione dell’investimento, grazie all’affiancamento di personale qualificato.
«In pratica – dichiara Francesco Palmisano, Presidente Cofidi Veneziano – la partnership tra APPE, Cofidi e FriulAdria consentirà alle imprese di valutare le migliori soluzioni per finanziare l’avvio dell’attività, ma anche per investimenti, ristrutturazioni del debito, liquidità o altre esigenze aziendali. Cofidi – continua Palmisano – si impegna a rilasciare, dopo l’istruttoria sul merito creditizio svolta in stretta collaborazione con APPE, una garanzia a prima richiesta che può arrivare fino all’80% dell’importo da finanziare: vale a dire, per l’azienda, un supporto importantissimo per potersi presentare in banca con ottime probabilità di ottenere il finanziamento».
«A questo punto – sottolinea Simone Schiesaro, direttore territoriale di Crédit Agricole FriulAdria – la nostra struttura esamina la documentazione e, in particolare, la relazione predisposta da APPE, acquisisce la garanzia consortile e procede con la valutazione della richiesta di finanziamento: è innegabile che, proprio grazie all’appoggio di APPE e di Cofidi, l’iter per l’erogazione del credito sia sicuramente 'agevolato'. In presenza della pre-istruttoria elaborata da Cofidi, la banca si impegna a dare una risposta entro dieci giorni lavorativi per importi entro i 250mila euro. A questa iniziativa abbiamo destinato un primo plafond di 10 milioni di euro».
Anche le condizioni economiche per l’istruttoria della pratica sono agevolate: sia Cofidi che FriulAdria hanno deliberato costi, tassi d’interesse e commissioni scontate rispetto a quelle ordinarie, mentre APPE svolgerà il servizio di assistenza e affiancamento a titolo gratuito per i propri associati.
«Vogliamo – concludono all’unisono i rappresentanti dei tre Enti – dare un segnale di vicinanza e di positività alle aziende di pubblico esercizio, soprattutto in questo periodo in cui, al di là di proclami di facciata, la crisi non è ancora finita, come i dati ufficiali Infocamere attestano».
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A cura di Matteo Cioffi
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