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S

i è respirato finalmente un clima diver-

so al consueto appuntamento “Away fom

Home”organizzato da Tradelab,

un incontro

a cadenza annuale che punta a fornire una

panoramica sul mercato e sulle prospettive

future del settore ad aziende e operatori del

mondo del fuori casa. E per chi, come il sottoscritto, fre-

quenta da molti anni questo appuntamento, è stato un

piacere raccogliere - dopo anni di dati negativi, consu-

mi in contrazione e conseguente pessimismo sul futuro

– numeri positivi che segnano davvero un’inversione di

tendenza: per la prima volta da molto tempo le aspettative

di chi lavora nel fuori casa sono orientate all’ottimismo. Il

“cauto ottimismo” di cui hanno parlato i relatori sembrava

nascondere in realtà una positività ancora più marcata,

tenuta a freno, oltre che da una saggia prudenza, anche

dall’ombra del terrorismo internazionale che potrebbe

facilmente bloccare il trend e riportarci in recessione.

Come reagirà il mondo del pubblico esercizio a questa

ripresa dei consumi?

Saprà rispondere alle esigenze dei

consumatori o rincorrerà in affanno le loro richieste? Quel

che è certo è chi, come me, si aspettava una drastica ri-

duzione dei punti di consumo come conseguenza della

lunga crisi 2010-2015, è rimasto deluso: il mondo dei bar e

dei ristoranti esce dalla recessione con un numero ancora

maggiore di punti vendita. Le chiusure sono sempre di

più, ma sono altrettante le nuove aperture, col risultato

che restiamo ancora un Paese con una densità di punti di

consumo altissima. Questo perché è ancora relativamente

facileaprireun’attivitàe imargini “avalle”, ossianell’ultimo

anello della filiera del fuori casa, sono ancora sufficien-

temente alti da permettere la sopravvivenza di vecchi e

nuovi operatori. Non solo dei migliori e più efficienti.

Per fortuna, nel frattempo, ilmondo“Away fromhome”non

è rimasto fermo.

Molte nuove formule di consumo sono

nate seguendo il mutare delle abitudini dei consumatori.

Locali chepuntanoasoddisfareparticolari esigenze, spesso

per un consumo veloce, altre per soddisfare esigenze di

alta qualità delle proposte sia al tavolo che al bancone del

bar. Non c’è più una formula vincente che predomina e

si impone. E forse anche la tradizionale divisione tra bar,

pizzerie e ristoranti dovrà essere rivista, perché troppo

spesso nessuno è in grado di capire in quale segmento si

trova il proprio locale.

Paradossalmente c’è spazio per tutti:

per il locale che si

specializza in patatine fritte con abbondanza di ketchup

e maionese e per la trattoria a kilometro zero; per il bar

conmille varietà di caffè e cappuccini e per il locale serale

dove è il bartender il protagonista e così via. Gli spazi

per i bar e i ristoranti tradizionali che si rivolgono un po’

a tutti si riducono. Forse solo il bar in piazza o nella via

principale del paese può permettersi di parlare a tutti,

ma chi non si trova in quelle location fortunate deve per

forza trovare idee e proposte per incuriosire e attirare.

Ma occorre scegliere con attenzione il tipo di clientela a

cui si sta puntando: giovane o meno giovane; salutista o

no; da prima colazione o da aperitivo e così via. Non è

facile, ma a quanto pare, per chi ce la fa, il business c’è.

Buona caccia!

L’editoriale

di David Migliori

4

Mixer

DICEMBRE/GENNAIO 2016

Buona lettura

Caccia al cliente

sopravvissuto alla crisi