fiere
19 Settembre 2018Ritorna a Torino, dal 20 al 24 settembre a Lingotto Fiere, Terra Madre Salone del Gusto, uno dei più importanti appuntamenti internazionali dedicati al cibo. Giunto alla dodicesima edizione, è un’occasione unica per incontrare produttori selezionati, attenti alle esigenze delle persone e capaci di interpretare e valorizzare il proprio territorio, curando le proprie coltivazioni e produzioni con metodi antichi seppur innovativi.
Direttamente dal Parco delle Madonie, paradiso verde a circa 90 chilometri da Palermo, i produttori del Consorzio Manna Madonita presentano il loro straordinario ‘tesoro gourmand’: la manna. Un vero e proprio unicum a livello mondiale, ottenuta dalla solidificazione della linfa elaborata che fuoriesce, durante la stagione estiva, dalle incisioni praticate seguendo antiche regole contadine sul fusto e sulle branche principali di alcune specie di frassino (del genere Fraxinus L) coltivate solo in quello spaccato di Sicilia.
La manna, ricordiamolo, è uno straordinario dolcificante naturale utile in pasticceria per la preparazione di dolci, torte e biscotti. Ben tollerata anche dai diabetici, permette di ridurre o sostituire del tutto gli altri zuccheri aggiunti. Ma non solo, trova impiego anche nel campo farmacologico (è un ottimo blando purgante e ha facoltà detossinanti) e in quello cosmetologico (grazie al suo potere emolliente, rinfrescante e cicatrizzante). Queste le coordinate per incontrare i produttori di manna durante i giorni del Salone: Lingotto Fiere – Padiglione Oval, postazione 6G – 061. È qui che i visitatori possono assaggiare e apprezzare la manna naturale in cannolo (presidio Slow Food) e conoscere curiosità e caratteristiche di questo prodotto antico ma ancora tutto da scoprire.
La manna: dono del cielo, frutto della terra – Nel cuore del parco delle Madonie (PA), i territori di Pollina e Castelbuono sono il luogo ideale per la coltivazione dei frassini da manna perché caratterizzati da elevate temperature, scarse escursioni termiche e bassa umidità dell’aria durante tutto il periodo di produzione (da fine giugno a metà settembre). Verso la seconda o terza decade di luglio, i frassinicoltori (detti anche mannaroli o, in siciliano, ntaccaluori) verificano lo stato di maturazione delle piante facendo piccole incisioni, sulla corteccia del frassino con una particolare roncola molto affilata e appuntita, detta mannalouru o cutiéddu à manna. Da questi solchi sgorga un liquido ceruleo e amaro che, a contatto con l’aria, si rapprende rapidamente formando uno strato cristallino biancastro: la manna. Per raccoglierla i mannaroli inseriscono sotto l’incisione una piccola lamina d’acciaio a cui viene legato un filo di nailon lungo il quale, nei giorni successivi, la manna gocciola formando piccole stalattiti, i cosiddetti ‘cannoli’ che, del tutto privi di impurità, sono molto pregiati sul mercato. La parte di linfa che si rapprende sul tronco viene raschiata e costituisce la ‘manna in rottame’, la qualità meno pregiata. Un curiosità: Il nome deriva dall’aramaico ebraico ‘Mân Hu?’ (‘Cosa è?’) ovvero la domanda, come narra la Bibbia, che gli ebrei stremati e affamati rivolsero a Mosè che li stava guidando nel deserto nel veder cadere dal cielo un cibo a loro sconosciuto, miracolosamente mandato da Dio .
Il Consorzio Manna Madonita - Nato nel dicembre del 2015, è una società cooperativa consortile sociale che accorpa quattro cooperative di produttori di manna (La 50, Oasi, Nuova Alba e Il Girasole) con l’obiettivo di rilanciare la produzione di questa antica risorsa del contesto agrario della zona. In Sicilia la manna viene prodotta fin dalla seconda metà del 1500 e per secoli ha rappresentato un’importante voce economica per il contesto agricolo. A partire dal secondo dopoguerra, però, la coltivazione di frassini da manna ha subito un rapido declino, rimanendo relegata principalmente nelle superfici di Castelbuono e Pollina, due comuni del comprensorio madonita. Gli sforzi del Consorzio Manna Madonita sono tutti mirati a ridare vitalità alla produzione e a mantenere viva la coltura, ma anche la cultura, di questa antica risorsa.
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A cura di Matteo Cioffi
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