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29 Gennaio 2020Cambiamenti climatici, insicurezza alimentare e carenza d’acqua disponibile hanno un fattore comune, lo spreco alimentare. In Italia in media sprechiamo ogni anno 65 kg di cibo pro capite, una quantità che – secondo il Food Sustainability Index - ci pone, in Europa, al 13° posto per quantità di cibo edibile che si perde a monte della filiera agro-alimentare e per sprechi durante le fasi di trasformazione, distribuzione e consumo.
Lo spreco alimentare si traduce anche in spreco di risorse naturali. La frutta e verdura che gettiamo ogni anno, per essere prodotta, ha richiesto oltre 73 milioni di metri cubi di acqua . Un’enormità, se si pensa che con la stessa quantità potremmo riempiere – giornalmente – 80 piscine olimpioniche o soddisfare il fabbisogno di acqua potabile di tutta la Lombardia per 18 giorni, del Lazio per 23 giorni, della Campania per 27 e, addirittura, della Puglia per 153.
Più in generale, a livello globale, il cibo gettato ha un costo pari a 2,6 trilioni di dollari l’anno; contribuisce ai cambiamenti climatici (generando l’8% delle emissioni annuali di gas serra ), al sovrasfruttamento dei terreni (il 28% dei terreni disponibili al mondo è usato per produrre cibo che poi non viene consumato ) e all’insicurezza alimentare nelle aree del mondo già a rischio di disuguaglianza sociale. Questa la foto di Fondazione Barilla in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare (5 febbraio).
“I numeri dello spreco dimostrano che siamo davanti a un fenomeno drammatico che, a livello globale, ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Per combatterlo servono politiche mirate, come successo con la Legge Gadda in Italia o con gli accordi volontari stipulati da autorità regionali – ad esempio quelle di Lazio , Puglia e Piemonte - o come fatto nel 2018 dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha stanziato 700mila euro per finanziare 14 progetti di ricerca dedicati a estendere la data di scadenza dei prodotto alimentari, migliorare l’uso di nuove tecnologie di imballaggio, sviluppare app e piattaforme digitali, recuperare le eccedenze alimentari all’interno di tutta la filiera e facilitare la distribuzione del cibo ai gruppi più vulnerabili della popolazione. In parallelo, servono però anche le iniziative dei privati, per sensibilizzare le persone sull’importanza di adottare diete sostenibili e combattere gli sprechi di cibo”, spiega Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla.
Per limitare lo spreco alimentare (e delle risorse della terra) serve dar vita a un cambiamento radicale dei nostri sistemi alimentari, partendo da azioni concrete. Eccone alcuni esempi.
- A febbraio parte il progetto Su-Eatable Life, iniziativa triennale finanziata dalla Commissione Ue e pensata per risparmiare circa 5.300 tonnellate di Co2 equivalente e circa 2 milioni di metri cubi d’acqua, relative al consumo di cibo in Europa. All’interno di mense aziendali e universitarie (in Italia e nel Regno Unito), col supporto di un sistema informativo facile e di pronto utilizzo, verranno introdotti dei menù sostenibili. Fondazione Barilla è capofila del progetto, operando insieme a GreenApes, Wageninen University e la Sustainable Restaurant Association per dare il via alla fase sperimentale. I risultati raccolti serviranno da materiale di studio per analizzare l’impatto delle diete sostenibili sull’ambiente.
- La città di Milano ha dichiarato guerra allo spreco alimentare puntando, entro il 2030 a ridurlo del 50%. Questo perché le abitudini sbagliate di acquisto e consumo di cibo contribuiscono, in città, per oltre il 40% alle eccedenze alimentari. Eccedenze che, se eliminate, permetterebbero a ciascuna famiglia di risparmiare circa 450 € l’anno. Già nel 2018, il Comune ha agevolato i privati, riducendo del 20% la tassazione per chi dona il cibo a enti benefici e permettendo di recuperare, in appena sei mesi, 840 tonnellate di cibo .
- Tra le iniziative private si segnala l’app Last Minute Sotto Casa, che mette in contatto gli utenti con i negozianti che, a poche ore della chiusura dei loro esercizi, vendono i prodotti ancora freschi, ma invenduti, con sconti fino al 50%. Un’iniziativa che, solo a Torino, ha ridotto gli sprechi mensili fino a 3 tonnellate.
Un terzo del cibo prodotto a livello globale non viene mangiato, ma viene gettato via o si perde lungo la filiera, tanto quanto basterebbe a sfamare 4 volte le oltre 820 milioni di persone malnutrite o che non hanno accesso al cibo nel mondo. Dato destinato a peggiorare se si pensa che, entro il 2050, la popolazione mondiale dovrebbe arrivare a 10 miliardi di persone.
“Dobbiamo ripensare il nostro approccio al cibo – continua Ruggerini - e per farlo serve partire da un percorso culturale, che coinvolga i singoli, le famiglie e gli studenti. La mostra dal titolo 'Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile' nasce per questo, mettere in luce il ruolo fondamentale che la cultura del cibo riveste nella rapida evoluzione della nostra società e raccontare come le nostre scelte alimentari possano contribuire a far bene a noi, ma anche al pianeta”.
La mostra gratuita è organizzata a Parma da Fondazione Barilla con National Geographic Italia, Sustainable Development Solutions Network Mediterranean (Sdsn Med), Madegus, Civicamente, col contributo di un comitato scientifico multidisciplinare, la curatela di Codice Edizioni e con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Parma. Un percorso espositivo digitale e multidisciplinare rivolto a tutti, con iniziative dedicate a studenti di tutte le età, chiamati a diventare protagonisti del cambiamento (per prenotazioni e altri dettagli, visitare il sito www.noiilciboilpianeta.it/parma2020).
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A cura di Matteo Cioffi
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