vino
30 Novembre 2023Più di 26mila ingressi distribuiti nei tre giorni, due associazioni di vignaioli stranieri e 29 olivicoltori della FIOI – Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti. Sono i numeri dell'edizione 2023 del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti durante la quale Mixerplanet ha svolto una mini-inchiesta tra gli espositori per capire come il mercato fuori casa posso avvicinarsi alla riscoperta di vitigni autoctoni meno noti e iper locali.
Produzioni in agricoltura biologica e biodinamica e l’appartenenza a organizzazioni come la Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) rappresentano dei driver utili alla commercializzazione e al racconto dei vini ai consumatori, ma secondo molti dei vignaioli indipendenti presenti all’ultima mostra mercato della Fivi va migliorata la formazione degli operatori del fuori casa, in particolare del personale di sala o di coloro che si interfacciano direttamente con i clienti nei locali o nelle enoteche.
RACCONTARE IL PROGETTO AI CONSUMATORI
Anna de’ Besi, una delle titolari insieme alla madre e alla sorella dell’azienda Puntozero, 12 ettari vitati nella zona dei Colli Berici, ha riscontrato che i ristoratori, pur conoscendo perfettamente i vini proposti, troppo spesso non dedicano tempo a raccontare ai propri clienti la bottiglia. L’azienda propone autoctoni come Garganega, Tai e Carmener e si colloca in una fascia alta del mercato e di conseguenza della ristorazione, dove certe attenzioni al servizio in sala ci sono, ma con spazi di miglioramento.
UN SUPPORTO DALLE TECNOLOGIE
Gennaro Oliviero, titolare dell’azienda FuocoMuorto che sulle pendici del Vesuvio produce i vitigni tipici dell’areale compresi nel disciplinare di produzione del vino “Vesuvio Doc”, come il Caprettone, il Primitivo Igp Campania e il Vesuvio Aglianico, osserva come, anche grazie all’uso delle tecnologie, i vitigni autoctoni meno noti possono valicare i confini locali e farsi conoscere da una più ampia fascia di consumatori.
Tecnologie che aiutano sia i gestori di locali e ristoranti sia i clienti nella sperimentazione di nuovi prodotti. “Quando un ristoratore acquista vini autoctoni di nicchia, oltre a proporre un prodotto insolito ai propri clienti, sostiene l’economia dei territori di produzione e oggi può farlo con un rischio economico molto basso, infatti anche le piccole cantine si sono organizzate per la vendita e le spedizioni dirette, quindi l’esercente può acquistare un numero molto limitato di bottiglie per testare l’apprezzamento della propria clientela e grazie alla digitalizzazione delle informazioni gli stessi clienti possono fare scelte più consapevoli dalla carta dei vini”.
LA FORMULA PIATTO + CALICE
Inoltre, per incrementare la rotazione di tutti i vini della carta, anche dei meno noti, i ristoratori potrebbero proporli a mescita: Oreste Corbelli, wine influencer e sommelier, suggerisce di proporre nel menù il piatto e il vino al calice consigliato in abbinamento, in questo modo si dà la possibilità al cliente di cambiare vino a ogni portata e lo si solleva dall’indecisione di prendere un’intera bottiglia di un prodotto non conosciuto e il ristoratore può variare da sera a sera gli abbinamenti con i vini tenendo fisso il menù.
I VINI DEI VIGNAIOLI PIACE AI GIOVANI
Il modo per far convivere nella carta dei vini i nomi noti del settore e i nomi meno noti di cantine che però hanno progetti interessanti, mantengono viva la biodiversità e presidiano spesso territori che altrimenti verrebbero abbandonati esiste ed esiste un pubblico, anche giovane, pronto a intercettare le novità. Lorenzo Cesconi, presidente Fivi, osserva che “molti consumatori dei vini dei vignaioli indipendenti appartengono alla generazione Z. “Nel mondo del vino spesso i figli o le figlie continuano la produzione di famiglia, quindi la presenza di un numero elevato di giovani nel settore e la filosofia che sta dietro al progetto della Fivi attrae altri giovani consumatori che sono molto sensibili alle tematiche ambientali e alla territorialità d’origine”.
Per segnalare ai clienti la presenza nella carta dei vini di un locale di un certo numero di produttori associati Fivi, l’organizzazione ha realizzato il progetto Punti di affezione, con cui fornisce agli esercenti materiale promozionale, la vetrofania e divulga i nomi dei locali attraverso il sito e le pagine social della Fivi e tramite l’app.
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A cura di Matteo Cioffi
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