14 Aprile 2014
La versione in vinile di “Random Access Memories” dei Daft Punk è risultata l’ellepì più venduto dalla filiale britannica di Amazon nella storia del colosso mondiale della vendita online. Nella graduatoria degli album in vinile stilata dalla rappresentanza britannica della multinazionale, l’ultimo lavoro del duo francese si è lasciato alle spalle “21” di Adele, “Back To Black” di Amy Winehouse, “The Next Day” di David Bowie e “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd. Due mesi prima, interessante sondaggio effettuato dalla ICM nel Regno Unito ha confermato che erano i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni a guidare il ritorno del vinile sul mercato. Una piccola parte degli intervistati ha dichiarato di avere acquistato vinili nuovi (anche ristampe) o usati. Sono proprio i giovani quelli che oggi riscoprono il fascino del disco, tanto da aprire a Londra una biblioteca (discoteca, ndr) composta da soli vinili: The Vinyl Library. L’idea è di due dj di Londra, Sophie Austin ed Elly Rendall. “Siamo in procinto di tenere anche qualche lezione di djing solo con vinili e di proiettare documentari musicali” rivela la coppia. “Siamo aperti tutti i giorni dalle 11 alle 21 e ubicati in Foulden Road, nella zona di Stoke Newington. Da noi ci s’iscrive con una sterlina (poco più di 1 euro, ndr)”.
La possibilità di collezionare e santificare il feticcio fa sì che il trend del ritorno al vinile sia in costante crescita. Altro che digitale. Il luogo preferito per acquistare i dischi ovviamente è il… negozio di dischi, magari indipendente (l’85 per cento li compra qui), e non i siti specializzati presenti in Internet. Comprare un vinile in Rete? Non c’è gusto. I negozi di dischi indipendenti stimolano e soddisfano una domanda crescente di vinile: questi offrono una gamma di prodotti musicali diversi, ricercati e interessanti. La seconda giovinezza del vinile Panasonic nel mese di settembre di tre anni fa ha annunciato di aver cessato la produzione dei mitici giradischi analogici Technics SL 1200. Un colpo basso per gli amanti del vinile e dei dj della vecchia guardia. L’azienda nipponica ha detto di aver destinato gli operai che costruivano i gloriosi piatti ad altre mansioni. In soffitta è andato anche il modello nero (l’SL 1200), che presentava piccoli miglioramenti rispetto alle versioni precedenti. Malgrado ciò, il vinile sta vivendo una seconda giovinezza dopo essere stato messo in secondo piano dall’avvento del cd.
“Il vinile non rilancia l’industria discografica ma è una nicchia in crescita”, ha dichiarato più volte il presidente della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) Enzo Mazza. “Il mercato è ormai polverizzato e la fruizione della musica avviene sotto diversi formati”. C’è un “dj vecchia scuola”, grande esperto di mix, che è davvero felice che si parli ancora oggi di vinile. Si tratta di Claudio Diva, uno che ha iniziato a fare il dj verso la fine degli anni ’70, mentre le prime radio private italiane emergevano dall’anonimato, e che è stato resident all’Ultimo Impero e al Duplè di Torino. “Il disco in vinile non è più un oggetto obsoleto bensì complementare per la musica. Per quanto mi riguarda, il vinile non è una scelta dettata dalla moda del momento, ma un’abitudine. Il vinile è il supporto grazie al quale da ragazzo ho scoperto la musica e ho iniziato a collezionarla e proporla”. Ci sono molte persone che malgrado l’era del digitale continuano ad ascoltare e comprare i dischi in vinile. “E questo anche se la qualità audio di un vinile è sicuramente inferiore a quella di un cd. C’è un fattore che la tecnica non può spiegare e si chiama calore del suono. Detto questo, ho difficoltà a pensare a un ritorno del vinile in discoteca a uso e consumo dei dj. Purtroppo la produzione dei supporti dance legati al vinile è davvero minima, pertanto credo sia difficile una ribalta, un uso e consumo con metodi di lavoro passati. Ho davvero molta stima per i dj che cercano ancora di operare in questa maniera, dall’alto delle loro consolle. Nel limite del possibile, io stesso cerco di proporre musica quando possibile con l’ausilio di giradischi e vinile”.
Tuttavia, questo potrebbe essere solo un pallido tentativo di… “ritorno al passato in attesa di guardare meglio al futuro”. Un giro d’affari ancora importante Del fenomeno in questione si è occupato qualche anno fa anche il quotidiano americano Boston Globe, che ha fatto due chiacchiere con Mike Dreese, amministratore delegato della catena di negozi indipendenti Newbury Comics. “La crescita è costante. Solo grazie ai dischi in vinile, contiamo di fatturare anche quest’anno centinaia di migliaia di dollari”. Anche le multinazionali intanto guardano con interesse al mercato (sempre meno di nicchia): a una convention di Ryko Distribution a New Orleans, il dirigente della WEA John Esposito ha confermato che la sua società si aspetta di fatturare grazie agli album in vinile almeno una decina di milioni di dollari. L’effetto nostalgia Claudio Coccoluto recentemente in merito al valore del vinile ha detto: “Se non c’è peso né sacrificio, una cosa è come se non esistesse: troppo facile ottenerla”.
Ernesto Assante, giornalista e critico musicale italiano per La Repubblica e L’Espresso, osserva un declino, costante e apparentemente ineluttabile “del mercato discografico odierno, il declino del cd. Ormai non fa più nemmeno notizia”. Se oggi si torna a parlare del vinile è perché il cd, il… compact disc, ha toppato. Sono stati ultra amati i 33, 45 e 78 giri, amate le audicassette, amata paradossalmente la praticità dei player come l’iPod. I cd no: le major e non solo queste, hanno dato in pasto al pubblico veri e propri master da cui poter produrre e riprodurre fedelmente e all’infinito brani su brani. Riavere il vinile nel cuore e tra gli scaffali è un atto dovuto: per i più attempati che non mollano lo scettro della nostalgia; e per i giovani che scoprono una “nuova” realtà, fatta di atomi e non di bit. Nel bel mezzo della rivoluzione digitale, si pensa a fare un passo indietro. Certo, per un dj sobbarcarsi il peso di due borse colme di dischi in vinile è stancante e snervante e i ladri all’aeroporto sono avidi di memorabilia da rivendere (chiedete direttamente a Franco Moiraghi, e non solo a lui, cosa significhi atterrare a Ibiza). E poi c’è l’ubriaco che ti rovescia il mojito sul disco mentre stai suonando o appoggia il bicchiere sulla copertina. E poi ancora il vinile è delicato, si graffia e tende all’usura più lo si usa. È il rischio che corrono tutti, anche Martin Axen, il chitarrista degli Ark, che suona solo 45 giri nelle sue serate. Questo mentre viaggia insistente una voce di corridoio. La Pioneer, azienda leader nella produzione di lettori cd professionali e di tanto altro per il settore, pare abbia intenzione di immettere sul mercato prima del 2015 un player in grado di riprodurre tutto, dagli mp3 ai cd sino ai dischi in vinile. Il vinile comunque resta il promo di lusso. Ce l’hai tu, quella rara copia, e pochi altri. E oggi c’è anche VinylRecorder, che ricorda un po’ il classico tornio di incisione e che stampa anche una sola copia del file audio in possesso. La caccia alle copie è sempre aperta, da Black Gold, a Brooklyn, sino a quei cafè convertiti in negozi specializzati.
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A cura di Matteo Cioffi
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